Sarà il 2014 nelle regioni meridionali, il 2016 in quelle del Centro e il 2017 in quelle del Nord: ecco gli anni della cosiddetta “grid parity” per il fotovoltaico, quando un kWh prodotto con i pannelli solari di un piccolo impianto residenziale da tre kW - i classici pannelli sul tetto - costerà come un kWh proveniente dalla rete elettrica tradizionale. Si avvicina quindi il momento in cui il fotovoltaico potrà rinunciare agli incentivi: lo studio più aggiornato sull'argomento, “Le prospettive di grid parity per il fotovoltaico in Italia”, arriva dall'Università di Padova, coordinato da Arturo Lorenzoni e commissionato da Conergy. Gli impianti industriali sui capannoni (lo studio ha considerato una potenza installata pari a 200 kW di picco) raggiungeranno il traguardo anche prima, nel 2013, 2015 e 2016 rispettivamente nelle regioni meridionali, centrali e settentrionali.
Come si è giunti a questi risultati? Si è cercato di stimare il più realisticamente possibile i costi futuri dell'energia elettrica in ambito domestico e industriale, i prezzi dei moduli e di tutti gli altri dispositivi, gli oneri per il funzionamento e la manutenzione dei sistemi fotovoltaici, compresa l'assicurazione. L'Università di Padova, stando ai dati dell'Autorità per l'energia e della Commissione europea, prevede che il costo dell'elettricità acquistata dalla rete aumenterà mediamente del 3,28% l'anno per il mercato residenziale e del 3,02% per quello industriale. Sono tuttavia delle stime conservative: la bolletta potrebbe salire di più se le quotazioni del petrolio continuassero a correre verso l'alto.
Il pilastro che regge tutto lo studio è l'autoproduzione per l'autoconsumo: cerca di rispondere alla domanda che molti cittadini si pongono, quando sarà più conveniente generare l'elettricità con i pannelli piuttosto che acquistarla dalla rete, anche senza incentivi. I calcoli - che includono un tasso d'interesse al 5,3% per i finanziamenti e una vita media dell'impianto pari a 25 anni - presumono che tutta l'energia prodotta dagli impianti sia consumata sul posto, entrando in concorrenza con quella fornita dalle società elettriche. Difatti con l'autoconsumo si possono evitare diversi extra costi delle bollette: oneri generali di sistema, imposte, costi di rete. Per quanto riguarda i prezzi dei pannelli, lo studio di Lorenzoni stima che si scenderà da 1,4 a circa un euro per ogni watt installato entro il 2013; il costo di un impianto residenziale completo, invece, dovrebbe diminuire da circa 3.600 euro/kW a 2.800 nel 2014, mentre quello di un'installazione sui capannoni dovrebbe passare da 2.800 a duemila euro/kW sempre alla stessa data.
Visualizzazioni totali
mercoledì 7 dicembre 2011
L'Italia guiderà la corsa del fotovoltaico alla grid parity
Nella Penisola il solare potrebbe raggiungere la piena competitività di costo nel settore commerciale già nel 2012
Dal 2013 l'Italia potrebbe essere il primo paese europeo nel quale l'energia da fonti rinnovabili, in particolare quella fotovoltaica, diventerà economicamente competitiva con la generazione elettrica da fonti tradizionali. Ad affermarlo è l'European photovoltaic industrial association, l'associazione europea dell'industria fotovoltaica (Epia), nel suo rapporto annuale. Per arrivare a questa conclusione sono state prese in considerazione le performance energetiche di Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna. L'ipotesi concreta a cui è giunto lo studio è che il comparto del fotovoltaico sarà in grado di raggiungere la piena competitività con le altri fonti di energia entro il 2020, grazie al taglio di oltre il 50% dei costi di generazione, spinto a sua volta dal calo dei prezzi dei moduli (36-51%).
Più nel dettaglio il costo di produzione di energia elettrica fotovoltaica in Europa potrebbe diminuire da un range di 0,16-0,35 euro per kWh (dati 2010) a circa 0,08-0,18 euro per kWh nel 2020, a seconda delle dimensioni dell'impianto considerato e del livello di irradiazione solare. L'Italia potrebbe così raggiungere la tanto sospirata grid parity nel settore commerciale (intorno ai 100 kW) già nel 2013, per poi ottenerla entro il 2014 negli impianti industriali e nel 2015 anche nel comparto residenziale. Gli altri quattro paesi considerati dovrebbero invece pervenire a questo traguardo entro il 2020, da ultima la Gran Bretagna. Il raggiungimento della piena competitività del fotovoltaico in tutta Europa, avverte tuttavia l'Epia, richiede un impegno della politica per delineare un quadro normativo che supporti lo sviluppo della tecnologia e la rimozione delle distorsioni del mercato.
Dal 2013 l'Italia potrebbe essere il primo paese europeo nel quale l'energia da fonti rinnovabili, in particolare quella fotovoltaica, diventerà economicamente competitiva con la generazione elettrica da fonti tradizionali. Ad affermarlo è l'European photovoltaic industrial association, l'associazione europea dell'industria fotovoltaica (Epia), nel suo rapporto annuale. Per arrivare a questa conclusione sono state prese in considerazione le performance energetiche di Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna. L'ipotesi concreta a cui è giunto lo studio è che il comparto del fotovoltaico sarà in grado di raggiungere la piena competitività con le altri fonti di energia entro il 2020, grazie al taglio di oltre il 50% dei costi di generazione, spinto a sua volta dal calo dei prezzi dei moduli (36-51%).
Più nel dettaglio il costo di produzione di energia elettrica fotovoltaica in Europa potrebbe diminuire da un range di 0,16-0,35 euro per kWh (dati 2010) a circa 0,08-0,18 euro per kWh nel 2020, a seconda delle dimensioni dell'impianto considerato e del livello di irradiazione solare. L'Italia potrebbe così raggiungere la tanto sospirata grid parity nel settore commerciale (intorno ai 100 kW) già nel 2013, per poi ottenerla entro il 2014 negli impianti industriali e nel 2015 anche nel comparto residenziale. Gli altri quattro paesi considerati dovrebbero invece pervenire a questo traguardo entro il 2020, da ultima la Gran Bretagna. Il raggiungimento della piena competitività del fotovoltaico in tutta Europa, avverte tuttavia l'Epia, richiede un impegno della politica per delineare un quadro normativo che supporti lo sviluppo della tecnologia e la rimozione delle distorsioni del mercato.
martedì 8 novembre 2011
In Lombardia nuovo “Piano casa”
L'assessore all'Ambiente, Energia e Reti della Regione Lombardia, Marcello Raimondi ha annunciato che entro il 31 dicembre di quest'anno sarà approvato il nuovo "Piano casa" 2011, con misure di incentivazione per l'edilizia sostenibile ed energeticamente efficiente.
Coloro quindi che costruiranno o eseguiranno lavori di ampliamento del proprio appartamento puntando sulle moderne tecnologie per il risparmio energetico (come ad esempio la termoregolazione, caldaie a condensazione, solare termico, ecc.) potranno ottenere premialità aggiuntive tra le quali, per esempio, il raddoppio del bonus volumetrico rispetto alla legge nazionale (dal 5% al 10%) in caso di aumento dell'utilizzo di fonti rinnovabili per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici.
Se la Grecia paga il debito con l'energia solare
Il debito pubblico greco? Atene potrebbe pagarlo (anche) grazie all'energia del suo generoso sole. Se ne è parlato a Bruxelles nei giorni scorsi. Il commissario per l'energia Gunther Oettinger, il direttore generale per l'energia Philip Lowe e il capo della task force della Banca Europea sulla crisi greca, Horst Reichenbach, stanno infatti esaminando l'ipotesi di permettere alla Grecia di ripagare parte del suo debito verso gli altri stati membri, come la Germania, fornendo loro energia solare, riporta l'agenzia Euractiv.
Una via per uscire dalla crisi, quella di attirare investimenti nel fotovoltaico ed esportare energia pulita, che Atene sta esaminando da mesi, avendo individuato come partner la Germania. L'iniziativa potrebbe crescere coinvolgendo altri? Al momento nessuno lo sa, l'idea finora non avrebbe riscosso grande entusiasmo, riporta Euractiv, ma il progetto, prima discusso solo da Grecia e Germania ora è arrivato anche sul tavolo dell'Europa.
Una via per uscire dalla crisi, quella di attirare investimenti nel fotovoltaico ed esportare energia pulita, che Atene sta esaminando da mesi, avendo individuato come partner la Germania. L'iniziativa potrebbe crescere coinvolgendo altri? Al momento nessuno lo sa, l'idea finora non avrebbe riscosso grande entusiasmo, riporta Euractiv, ma il progetto, prima discusso solo da Grecia e Germania ora è arrivato anche sul tavolo dell'Europa.
Il paese ha un'irradiazione solare che è superiore di circa il 50% a quella tedesca ma una potenza fotovoltaica ancora allo stato quasi embrionale: si parla di una produzione di 80 volte minore alla Germania. I tedeschi stanno affrontando la transizione per uscire dal nucleare ed è tra gli Stati membri più preoccupati per le sorti dell'economia greca, in crisi da prima del 2010. Sul fotovoltaico, inoltre, la cancelliera Angela Merkel nelle settimane scorse ha reso chiare le sue intenzioni: frenare in casa, riducendo gli incentivi, per importare energia pulita da paesi in cui il sole rende di più, come appunto la Grecia.
fonte: qualenergia.it
http://www.seventyindustry.com/
lunedì 7 novembre 2011
dal-2012-un-conto-energia-per-il-solare-termico
Il mercato italiano del solare termico rappresenta il 12% delle installazioni dell'Unione Europea ed è uno dei più importanti mercati del continente. C'è però ancora molto da fare e occorre puntare a un nuovo sistema incentivante, un conto energia per le rinnovabili termiche in grado di portare la diffusione della tecnologia dagli attuali 2,6 milioni di metri quadrati di collettori installati a oltre 18 milioni di m2 entro il 2020.
È quanto emerso dal convegno “Il tetto che scotta: incentivi e sfide del solare termico al 2020”, organizzato da Assolterm nell’ambito della mostra-convegno Solarexpo & Greenbuilding 2011. Il mondo del solare termico italiano ha affrontato alla Fiera di Verona le prospettive e le sfide legate alle novità introdotte dal decreto legislativo n. 28 del 3 marzo 2011, di recepimento della direttiva europea sulle rinnovabili (2009/28/CE).
Secondo Valeria Verga, segretario generale di Assolterm (l'associazione di categoria del solare termico) “il decreto legislativo ha avuto il merito di riequilibrare l'attenzione nei confronti delle termiche, rendendo obbligatorio installare queste tecnologie sui nuovi edifici. Un provvedimento che porterà ad un nuovo sistema incentivante per queste fonti, probabilmente uno specifico conto energia i cui costi verranno spalmati sulle bollette del gas.”
Una novità che continuerà a sostenere il solare termico dopo la detrazione fiscale del 55% destinata a chiudersi il 31 dicembre 2011. Il mercato italiano del solare termico è passato, con l’introduzione della detrazione, dai circa 350mila metri quadrati annuali nel 2007 agli attuali 500mila m2 del 2010. Oggi ha un giro d'affari di circa 500 milioni di euro, con un occupazione diretta di 5mila addetti. Se però si considera l’installato per abitante le cose non vanno ancora benissimo: siamo a 0,04 m2 pro capite contro gli 0,43 dell'Austria, con una media europea di 0,06 m2/abitante.
Il nuovo decreto legislativo obbligherà a installare nei nuovi edifici o in caso di ristrutturazioni sostanziali, fonti rinnovabili non elettriche in modo da soddisfare almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda e una percentuale minima dei consumi termici totali che salirà dal 20% nel 2012 al 30% nel 2014 e al 50% a partire dal 2017. “Obblighi ambiziosi - ha fatto notare Valeria Verga - che però purtroppo non valgono per le ristrutturazioni minori e per quelle limitate agli impianti termici, neppure per le aree sottoposte a vincolo e solo in parte nei centri storici”.
“Fornire con le rinnovabili sufficiente calore da soddisfare gli obblighi sarà una sfida non banale per i progettisti”, ha spiegato Stefano Casandrini di Assotermica. Tra le possibilità illustrate quella di integrare le pompe di calore con il solare termico e altre tecnologie. Un altro problema che si accentuerà nel corso dei prossimi anni è la competizione tra solare termico e fotovoltaico per lo spazio sulle strutture edilizie. “Da un punto di vista impiantistico avrebbe più senso tenere il solare termico sul tetto e spostare gli impianti fotovoltaici su frangisole, pensiline o altre strutture esterne” ha spiegato Casandrini.
Secondo Riccardo Battisti di Assolterm il futuro conto conto energia per il solare termico dovrebbe essere valido per tutte le applicazioni (acqua calda sanitaria, riscaldamento, solar cooling, processi industriali). Per gli impianti al di sotto dei 35 chilowatt termici, ossia circa 50 metri quadri di collettori, il contributo proporzionale all'energia prodotta verrebbe erogato seguendo una tabella che stima una produzione di 700 kWh per metro quadrato di pannelli, mentre gli impianti fino a 1000 kWt dovrebbero dotarsi di sistemi di contabilizzazione del calore, e quelli superiori essere incentivati tramite il meccanismo dei certificati bianchi. Il decreto non prevede la cumulabilità del conto energia termico con altri incentivi nazionali; tuttavia, Assolterm propone che sia cumulabile almeno con gli incentivi erogati dagli enti locali.
In termini di redditività del nuovo incentivo “le tariffe dovranno essere stabilite in modo da sostenere la tecnologia – ha spiegato Battisti - ma non essere tanto elevate da attirare gli speculatori e far arrivare nel settore operatori non preparati adeguatamente.”
Il decreto stabilisce che l'incentivo abbia una durata massima di 10 anni e che le tariffe non calino nei primi due. La proposta dell'associazione è di farle scendere del 20% ogni 4 anni o comunque al superamento di determinati obiettivi (cap) sull'installato. Nel caso in cui il conto energia durasse 10 anni, Assolterm propone che si parta con una tariffa di 0,15 euro/kWh per arrivare a 0,10 nel 2020. A quella data il conto energia, assieme alle installazioni obbligatorie (non incentivate), dovrebbe favorire l’installazione annuali di circa 3 milioni di metri quadrati l'anno. Il costo è stimato in circa 220 milioni di euro all'anno.
È quanto emerso dal convegno “Il tetto che scotta: incentivi e sfide del solare termico al 2020”, organizzato da Assolterm nell’ambito della mostra-convegno Solarexpo & Greenbuilding 2011. Il mondo del solare termico italiano ha affrontato alla Fiera di Verona le prospettive e le sfide legate alle novità introdotte dal decreto legislativo n. 28 del 3 marzo 2011, di recepimento della direttiva europea sulle rinnovabili (2009/28/CE).
Secondo Valeria Verga, segretario generale di Assolterm (l'associazione di categoria del solare termico) “il decreto legislativo ha avuto il merito di riequilibrare l'attenzione nei confronti delle termiche, rendendo obbligatorio installare queste tecnologie sui nuovi edifici. Un provvedimento che porterà ad un nuovo sistema incentivante per queste fonti, probabilmente uno specifico conto energia i cui costi verranno spalmati sulle bollette del gas.”
Una novità che continuerà a sostenere il solare termico dopo la detrazione fiscale del 55% destinata a chiudersi il 31 dicembre 2011. Il mercato italiano del solare termico è passato, con l’introduzione della detrazione, dai circa 350mila metri quadrati annuali nel 2007 agli attuali 500mila m2 del 2010. Oggi ha un giro d'affari di circa 500 milioni di euro, con un occupazione diretta di 5mila addetti. Se però si considera l’installato per abitante le cose non vanno ancora benissimo: siamo a 0,04 m2 pro capite contro gli 0,43 dell'Austria, con una media europea di 0,06 m2/abitante.
Il nuovo decreto legislativo obbligherà a installare nei nuovi edifici o in caso di ristrutturazioni sostanziali, fonti rinnovabili non elettriche in modo da soddisfare almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda e una percentuale minima dei consumi termici totali che salirà dal 20% nel 2012 al 30% nel 2014 e al 50% a partire dal 2017. “Obblighi ambiziosi - ha fatto notare Valeria Verga - che però purtroppo non valgono per le ristrutturazioni minori e per quelle limitate agli impianti termici, neppure per le aree sottoposte a vincolo e solo in parte nei centri storici”.
“Fornire con le rinnovabili sufficiente calore da soddisfare gli obblighi sarà una sfida non banale per i progettisti”, ha spiegato Stefano Casandrini di Assotermica. Tra le possibilità illustrate quella di integrare le pompe di calore con il solare termico e altre tecnologie. Un altro problema che si accentuerà nel corso dei prossimi anni è la competizione tra solare termico e fotovoltaico per lo spazio sulle strutture edilizie. “Da un punto di vista impiantistico avrebbe più senso tenere il solare termico sul tetto e spostare gli impianti fotovoltaici su frangisole, pensiline o altre strutture esterne” ha spiegato Casandrini.
Secondo Riccardo Battisti di Assolterm il futuro conto conto energia per il solare termico dovrebbe essere valido per tutte le applicazioni (acqua calda sanitaria, riscaldamento, solar cooling, processi industriali). Per gli impianti al di sotto dei 35 chilowatt termici, ossia circa 50 metri quadri di collettori, il contributo proporzionale all'energia prodotta verrebbe erogato seguendo una tabella che stima una produzione di 700 kWh per metro quadrato di pannelli, mentre gli impianti fino a 1000 kWt dovrebbero dotarsi di sistemi di contabilizzazione del calore, e quelli superiori essere incentivati tramite il meccanismo dei certificati bianchi. Il decreto non prevede la cumulabilità del conto energia termico con altri incentivi nazionali; tuttavia, Assolterm propone che sia cumulabile almeno con gli incentivi erogati dagli enti locali.
In termini di redditività del nuovo incentivo “le tariffe dovranno essere stabilite in modo da sostenere la tecnologia – ha spiegato Battisti - ma non essere tanto elevate da attirare gli speculatori e far arrivare nel settore operatori non preparati adeguatamente.”
Il decreto stabilisce che l'incentivo abbia una durata massima di 10 anni e che le tariffe non calino nei primi due. La proposta dell'associazione è di farle scendere del 20% ogni 4 anni o comunque al superamento di determinati obiettivi (cap) sull'installato. Nel caso in cui il conto energia durasse 10 anni, Assolterm propone che si parta con una tariffa di 0,15 euro/kWh per arrivare a 0,10 nel 2020. A quella data il conto energia, assieme alle installazioni obbligatorie (non incentivate), dovrebbe favorire l’installazione annuali di circa 3 milioni di metri quadrati l'anno. Il costo è stimato in circa 220 milioni di euro all'anno.
giovedì 3 novembre 2011
Per il solare potrebbero arrivare incentivi diversi dal Nord al Sud
Il Governo pensa di variare le tariffe del fotovoltaico secondo le zone climatiche del nostro Paese; ma l'industria del settore non ci sta
Continua a espandersi la nebulosa intorno al futuro del fotovoltaico italiano. Stando alle indiscrezioni sulla bozza del decreto sviluppo che sta elaborando il Governo, potrebbe esserci un nuovo cambio di rotta sugli incentivi per l'energia prodotta con i pannelli solari. La bozza prevede la “perequazione” tra Nord e Sud. In altre parole: i sussidi elargiti al fotovoltaico varieranno secondo le zone climatiche, diminuendo nelle regioni più soleggiate e aumentando in quelle con condizioni meteorologiche più sfavorevoli, in modo che le tariffe per il solare riflettano il reale rendimento degli impianti. Il ministero dello Sviluppo economico, di concerto con quello dell'Ambiente, dovrà stabilire le opportune correzioni con un decreto.
Così le associazioni del settore sono tornate sul piede di guerra. «A meno di cinque mesi dalla già tormentata approvazione ed entrata in vigore del quarto Conto energia, […] non è accettabile vedere messa ancora una volta in discussione la regolamentazione di un settore come il fotovoltaico», si legge in una nota congiunta di Assosolare, Aper e Gifi. In questi giorni, le associazioni si erano già mobilitate contro due ipotesi: quella di una moratoria sui grandi impianti (proposta da Confindustria perché ci sarebbe un eccesso di elettricità non consumata) e quella di un condono per le installazioni abusive da inserire nel decreto sviluppo. Assosolare, Aper e Gifi hanno confermato la «piena disponibilità a presenziare ai tavoli tecnici istituiti dal ministero dello Sviluppo economico in un confronto propositivo con produttori di energia tradizionale, gestore di rete e tavolo della domanda, per trovare soluzioni efficienti per tutti, affinché si arrivi a una seria strategia di sviluppo industriale per le rinnovabili e il comparto energetico italiano».
Le proposte di Assosolare
L’azione di lobby delle associazioni è sfociata in diverse proposte per sviluppare il fotovoltaico italiano. Assosolare, ricevuta dalle commissioni Ambiente e Industria del Senato per un’audizione, ha ricordato innanzi tutto l’obiettivo dei 23 Gw di potenza installata nel 2020, fissato dal quarto Conto energia. Traguardo che costerà meno di un euro al giorno alle famiglie italiane, considerando gli incentivi da spalmare sulle bollette. Grazie a questi 23 Gw, si dovranno acquistare meno crediti per le emissioni di Co2, risparmiando circa 350 milioni di euro l’anno. Il fotovoltaico, ha spiegato Assosolare, dovrebbe valere un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro nel 2011, impiegando 55.000 persone (erano 500 nel 2005). Senza contare l’impulso al potenziamento delle reti elettriche, in particolare con le batterie d’accumulo per conservare l’energia generata dalle fonti rinnovabili. Tra i vari aspetti su cui puntare per la crescita del fotovoltaico, Assosolare ha citato, oltre alle reti, anche lo snellimento delle procedure amministrative, uniformandole a livello nazionale, la creazione di poli agro-energetici con le serre solari e altre tecnologie, gli investimenti nell’auto elettrica e relative infrastrutture.
Così le associazioni del settore sono tornate sul piede di guerra. «A meno di cinque mesi dalla già tormentata approvazione ed entrata in vigore del quarto Conto energia, […] non è accettabile vedere messa ancora una volta in discussione la regolamentazione di un settore come il fotovoltaico», si legge in una nota congiunta di Assosolare, Aper e Gifi. In questi giorni, le associazioni si erano già mobilitate contro due ipotesi: quella di una moratoria sui grandi impianti (proposta da Confindustria perché ci sarebbe un eccesso di elettricità non consumata) e quella di un condono per le installazioni abusive da inserire nel decreto sviluppo. Assosolare, Aper e Gifi hanno confermato la «piena disponibilità a presenziare ai tavoli tecnici istituiti dal ministero dello Sviluppo economico in un confronto propositivo con produttori di energia tradizionale, gestore di rete e tavolo della domanda, per trovare soluzioni efficienti per tutti, affinché si arrivi a una seria strategia di sviluppo industriale per le rinnovabili e il comparto energetico italiano».
Le proposte di Assosolare
L’azione di lobby delle associazioni è sfociata in diverse proposte per sviluppare il fotovoltaico italiano. Assosolare, ricevuta dalle commissioni Ambiente e Industria del Senato per un’audizione, ha ricordato innanzi tutto l’obiettivo dei 23 Gw di potenza installata nel 2020, fissato dal quarto Conto energia. Traguardo che costerà meno di un euro al giorno alle famiglie italiane, considerando gli incentivi da spalmare sulle bollette. Grazie a questi 23 Gw, si dovranno acquistare meno crediti per le emissioni di Co2, risparmiando circa 350 milioni di euro l’anno. Il fotovoltaico, ha spiegato Assosolare, dovrebbe valere un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro nel 2011, impiegando 55.000 persone (erano 500 nel 2005). Senza contare l’impulso al potenziamento delle reti elettriche, in particolare con le batterie d’accumulo per conservare l’energia generata dalle fonti rinnovabili. Tra i vari aspetti su cui puntare per la crescita del fotovoltaico, Assosolare ha citato, oltre alle reti, anche lo snellimento delle procedure amministrative, uniformandole a livello nazionale, la creazione di poli agro-energetici con le serre solari e altre tecnologie, gli investimenti nell’auto elettrica e relative infrastrutture.
Più incentivi per il solare di piccola taglia
L'associazione delle rinnovabili è contraria all'articolo nove del decreto Sviluppo, che vorrebbe adeguare le tariffe del fotovoltaico alla media europea
Continuano le discussioni sul decreto Sviluppo all'esame del Governo, in particolare sui prossimi incentivi per le fonti alternative. In questi giorni è intervenuta anche l'Associazione per la tutela delle energie rinnovabili (Anter), suggerendo all'esecutivo di modificare l'articolo nove del provvedimento.
Tale articolo, ha spiegato il presidente dell'associazione, Antonio Rainone, «prevedrebbe, infatti, l'adeguamento del sistema d'incentivi alla media europea, senza considerare che questa comprende anche Paesi, come la Germania, dove lo stesso Governo finanzia la ricerca e promuove l'export e dove ci sono economie di scala per un settore che si è sviluppato negli ultimi dieci anni». Secondo Rainone, quindi, sarebbe un errore diminuire ancora le tariffe pagate all'energia prodotta con i pannelli, dopo la riduzione apportata dal quarto Conto energia (progressiva e spalmata su diversi anni). L'Anter, al contrario, vorrebbe rafforzare gli incentivi per gli impianti domestici e condominiali fino a 20 kw di potenza e per quelli installati dalle Pmi con potenza massima di 50 kw. Perché, si legge nella nota dell'associazione, le piccole e medie imprese «sono il vero tessuto economico del nostro Paese e anche attraverso la riduzione dei costi energetici possono migliorare la loro competitività».
Tale articolo, ha spiegato il presidente dell'associazione, Antonio Rainone, «prevedrebbe, infatti, l'adeguamento del sistema d'incentivi alla media europea, senza considerare che questa comprende anche Paesi, come la Germania, dove lo stesso Governo finanzia la ricerca e promuove l'export e dove ci sono economie di scala per un settore che si è sviluppato negli ultimi dieci anni». Secondo Rainone, quindi, sarebbe un errore diminuire ancora le tariffe pagate all'energia prodotta con i pannelli, dopo la riduzione apportata dal quarto Conto energia (progressiva e spalmata su diversi anni). L'Anter, al contrario, vorrebbe rafforzare gli incentivi per gli impianti domestici e condominiali fino a 20 kw di potenza e per quelli installati dalle Pmi con potenza massima di 50 kw. Perché, si legge nella nota dell'associazione, le piccole e medie imprese «sono il vero tessuto economico del nostro Paese e anche attraverso la riduzione dei costi energetici possono migliorare la loro competitività».
SMALTIMENTO FOTOVOLTAICO
Dove finiranno i milioni di pannelli solari installati in tutta Italia? Con una vita media di 20-25 anni, la maggior parte dei moduli fotovoltaici funzionerà ancora per parecchio tempo, considerando che il boom di questa tecnologia è recente. Dati del Gse (Gestore dei servizi elettrici) alla mano, il nostro Paese ha superato gli undici Gw di potenza installata, distribuita su oltre 288.000 impianti. Secondo le stime, quindi, ci sono oltre 52 milioni di pannelli attivi nello Stivale; soltanto lo scorso anno, 50.000 moduli sono stati eliminati per guasti o rotture o perché la loro efficienza era troppo scarsa in confronto agli standard attuali. Così Ecolight, uno dei principali consorzi che gestisce i Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), ha pensato a un sistema analogo per raccogliere e riciclare i moduli solari a fine vita. Il lancio ufficiale dell’iniziativa avverrà alla fiera Ecomondo di Rimini, all’inizio di novembre. Ma il direttore di Ecolight, Giancarlo Dezio, ha già illustrato il nuovo servizio che sarà svolto in collaborazione con Se.Val Divisione ecologia e il Centro servizi Raee.
«La maggior parte dei pannelli solari non più funzionanti è interamente recuperabile - ha spiegato Dezio -. Con gli opportuni trattamenti, infatti, è possibile ottenere silicio, vetro, alluminio e plastica: tutte materie prime seconde, che possono essere immesse nuovamente nei cicli produttivi, facendo risparmiare energia e contribuendo a salvaguardare l’ambiente». Il servizio garantirà il ritiro dei pannelli solari rotti e vecchi in tutto il territorio nazionale e il loro corretto trattamento, con il riciclo dei materiali riutilizzabili e lo smaltimento delle eventuali sostanze nocive, come il telloruro di cadmio. Il consorzio sottoscriverà diversi accordi con le associazioni di produttori di pannelli; nei giorni scorsi, un’intesa analoga è stata siglata anche tra il Consorzio nazionale raccolta e riciclo (Cobat) e il Comitato Ifi - Industrie fotovoltaiche italiane.
«La maggior parte dei pannelli solari non più funzionanti è interamente recuperabile - ha spiegato Dezio -. Con gli opportuni trattamenti, infatti, è possibile ottenere silicio, vetro, alluminio e plastica: tutte materie prime seconde, che possono essere immesse nuovamente nei cicli produttivi, facendo risparmiare energia e contribuendo a salvaguardare l’ambiente». Il servizio garantirà il ritiro dei pannelli solari rotti e vecchi in tutto il territorio nazionale e il loro corretto trattamento, con il riciclo dei materiali riutilizzabili e lo smaltimento delle eventuali sostanze nocive, come il telloruro di cadmio. Il consorzio sottoscriverà diversi accordi con le associazioni di produttori di pannelli; nei giorni scorsi, un’intesa analoga è stata siglata anche tra il Consorzio nazionale raccolta e riciclo (Cobat) e il Comitato Ifi - Industrie fotovoltaiche italiane.
fotovoltaico tecnologico detrazione 10%
Prendete una lastra di vetro o un pezzo di plastica trasparente. Ricopritela con uno strato di biossido di titanio, la stessa polvere usata nelle ceramiche. Infine spalmateci sopra un po’ di marmellata di mirtilli. O se preferite un estratto di arance rosse. E voilà. La cella fotovoltaica è pronta. Ebbene, questa potrebbe essere la strada per produrre energia pulita nei prossimi anni.
È questa la nuova frontiera della ricerca in campo biomolecolare. Messa a punto ad Arnesano, alle porte di Lecce. Nel Centro di nanotecnologie biomolecolari dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT), in collaborazione con Cnr e Università del Salento. Qui un team composto da una sessantina di giovani ricercatori (età media 33 anni), studia i pannelli di terza generazione.
Questa tecnologia consente di produrre celle solari flessibili da installare su superfici curve: auto, mobili, giocattoli e oggetti di arredo. Inoltre, il fatto di poterle colorare e rendere trasparenti, offre una nuova compatibilità architettonica, con la possibilità di inserire gli edifici nel contesto urbano. Non solo. Gli strati di materiale si possono sovrapporre come in un sandwich, aumentando il numero di funzioni del substrato di vetro o plastica: «Pensiamo ad esempio a pannelli capaci di produrre energia elettrica - spiega Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’IIT - e fornire una efficace schermatura dalla radiazione solare». Oppure alla possibilità di generare luce artificiale su un lato della facciata dell’edificio, mediante l’utilizzo di fonti luminose con tecnologia Oled, la stessa dei televisori ultrapiatti.
fonte: corriere.it
http://www.seventyindustry.com/
È questa la nuova frontiera della ricerca in campo biomolecolare. Messa a punto ad Arnesano, alle porte di Lecce. Nel Centro di nanotecnologie biomolecolari dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT), in collaborazione con Cnr e Università del Salento. Qui un team composto da una sessantina di giovani ricercatori (età media 33 anni), studia i pannelli di terza generazione.
All’interno di una cella il colorante (mirtillo) svolge un ruolo paragonabile a quello della clorofilla nel processo di fotosintesi nelle foglie. Dunque le caratteristiche del colorante determinano l’efficienza di captazione, quindi i rendimenti di conversione della luce in energia.
fonte: corriere.it
http://www.seventyindustry.com/
venerdì 28 ottobre 2011
Led, non solo risparmio energetico
Anche se spesso non facciamo caso al gesto di accendere o spegnere la luce, i numeri ci ricordano come l'illuminazione abbia un peso non trascurabile all'interno del fabbisogno elettrico: in Italia, secondo i dati Enea, rappresenta ben il 16,4% dei consumi annuali di elettricità del paese (pari a 309,8 Twh), per un totale di 50,8 Twh. Ma da alcuni anni a questa parte una rivoluzione neanche troppo silenziosa sta attraversando questo settore, creando nuove opportunità che vanno anche oltre il risparmio energetico: si tratta della sempre più massiccia diffusione dell'illuminazione Led (Light Emitting Diode), di cui si è parlato in occasione del convegno Color&Texture, organizzato dal Politecnico di Milano. Questa tecnologia, in pratica, è costituita da dei piccoli microchip in grado di inserirsi facilmente in un circuito elettrico. Al contrario delle normali lampade incandescenti, i Led non possiedono un filamento che si illumina e producono pochissimo calore, trasformando in luce buona parte dell'energia consumata.
Grazie a queste caratteristiche tecniche i Led stanno rapidamente conquistando il mondo dell'illuminazione, soprattutto in ambito artistico e architettonico: «I Led stanno provocando una rivoluzione nel mondo della luce paragonabile a quella che fu per la Tv il passaggio dal bianco e nero al colore - ha spiegato Chiara Bertolaja, docente del master del Politecnico in lighting design - Penso ad esempio all'architettura, che siamo abituati tradizionalmente a considerare monocroma, perché sinora la colorazione con la luce era molto difficile. I sistemi tradizionali di illuminazione a colori necessitavano infatti di filtri e apparecchi molto voluminosi. I Led ad alta potenza, invece, stravincono per potenza e uniformità rispetto alle soluzioni a fluorescenza». Più cauta sotto questo aspetto l'opinione di Laura Cinquarla di iGuzzini, secondo cui « Per l'illuminazione notturna dei grandissimi progetti, come ad esempio le torri commerciali, i Led sono ancora indietro rispetto ai sistemi classici». Per quanto riguarda invece l'illuminazione residenziale e retail, negli ultimi anni tutte le principali aziende del settore hanno sfornato cataloghi di apparecchi Led, puntando spesso sulla luce come elemento fondamentale per la salute psicofisica dell'essere umano.
«Sino a non molto tempo anni fa l'individuo si serviva della luce artificiale per vederci - ha spiegato Alberto Seassaro, preside della facoltà di design - e gli standard erano ancora abbastanza semplici. Oggi invece non ci si accontenta più della semplice illuminazione e si pretende di più dal lato qualitativo ed emozionale». Non tutti i consumatori, però, sembrano padroneggiare al meglio questi nuovi apparecchi: «La semplicità sarà la parola chiave della tecnologia Led del futuro- ha spiegato Federica Orioni di Philips - Occorre creare delle interfaccia semplici per gli utenti. Noi ci stiamo impegnando per raggiungere questo risultato». Tra i consumatori regna anche un po' di confusione: le pubblicità degli apparecchi Led promettono risparmi al 50,60, 70%, ma il problema è che nessuno spiega bene rispetto a che cosa.
«Questa tecnologia ha introdotto una vera rivoluzione in un mercato sino ad ora ingessato - ha spiegato Gianni Drisaldi, presidente di Aidi (Associazione italiana di illuminazione - Si sono inseriti nuovi produttori dal mondo dell'elettronica, spesso promettendo risparmi pazzeschi. Dal momento che tra gli utenti c'è molta ignoranza in materia, sarebbe importante che quando si parla di rendimento, efficienza (ecc.) tutti quanti i produttori si riferissero alla luce che esce effettivamente dall'apparecchio e non al singolo Led».
Grazie a queste caratteristiche tecniche i Led stanno rapidamente conquistando il mondo dell'illuminazione, soprattutto in ambito artistico e architettonico: «I Led stanno provocando una rivoluzione nel mondo della luce paragonabile a quella che fu per la Tv il passaggio dal bianco e nero al colore - ha spiegato Chiara Bertolaja, docente del master del Politecnico in lighting design - Penso ad esempio all'architettura, che siamo abituati tradizionalmente a considerare monocroma, perché sinora la colorazione con la luce era molto difficile. I sistemi tradizionali di illuminazione a colori necessitavano infatti di filtri e apparecchi molto voluminosi. I Led ad alta potenza, invece, stravincono per potenza e uniformità rispetto alle soluzioni a fluorescenza». Più cauta sotto questo aspetto l'opinione di Laura Cinquarla di iGuzzini, secondo cui « Per l'illuminazione notturna dei grandissimi progetti, come ad esempio le torri commerciali, i Led sono ancora indietro rispetto ai sistemi classici». Per quanto riguarda invece l'illuminazione residenziale e retail, negli ultimi anni tutte le principali aziende del settore hanno sfornato cataloghi di apparecchi Led, puntando spesso sulla luce come elemento fondamentale per la salute psicofisica dell'essere umano.
«Sino a non molto tempo anni fa l'individuo si serviva della luce artificiale per vederci - ha spiegato Alberto Seassaro, preside della facoltà di design - e gli standard erano ancora abbastanza semplici. Oggi invece non ci si accontenta più della semplice illuminazione e si pretende di più dal lato qualitativo ed emozionale». Non tutti i consumatori, però, sembrano padroneggiare al meglio questi nuovi apparecchi: «La semplicità sarà la parola chiave della tecnologia Led del futuro- ha spiegato Federica Orioni di Philips - Occorre creare delle interfaccia semplici per gli utenti. Noi ci stiamo impegnando per raggiungere questo risultato». Tra i consumatori regna anche un po' di confusione: le pubblicità degli apparecchi Led promettono risparmi al 50,60, 70%, ma il problema è che nessuno spiega bene rispetto a che cosa.
«Questa tecnologia ha introdotto una vera rivoluzione in un mercato sino ad ora ingessato - ha spiegato Gianni Drisaldi, presidente di Aidi (Associazione italiana di illuminazione - Si sono inseriti nuovi produttori dal mondo dell'elettronica, spesso promettendo risparmi pazzeschi. Dal momento che tra gli utenti c'è molta ignoranza in materia, sarebbe importante che quando si parla di rendimento, efficienza (ecc.) tutti quanti i produttori si riferissero alla luce che esce effettivamente dall'apparecchio e non al singolo Led».
Più ricerca e sviluppo per il futuro del Led
I Led: la caratteristica principale, dal punto di vista energetico, è il basso assorbimento, meno di una classica lampada da compagnia. C'è poi la qualità della luce, calda e bianca, che può essere controllata per orientare il fascio luminoso. Come decidere quale tecnologia adottare tra i Led e le lampade fluorescenti?
Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Zucchi, segment manager outdoor di Philips Lighting Italy: «Entrambe sono efficienti da un punto di vista energetico. Qui entra in gioco la normativa, più che altro per l'illuminazione di esterni, ma anche un discorso legato strettamente alla tecnologia. Se è richiesto un elevato flusso luminoso, quindi superiore ai 100 lumen/watt, non si è in grado di arrivarci con i Led. La richiesta può essere, invece, esaudita nel caso d'illuminazione d'interni, semplicemente aggiungendo più punti luce. Ovviamente, la convenienza va studiata caso per caso».
La tecnologia, va detto, negli ultimi anni ha fatto passi da gigante nel settore dei Led: «Fino a poco tempo fa, con i Led si poteva arrivare ai 20 - 40 lumen/watt - spiega Zucchi - Oggi, la resa si attesta attorno ai 70 lumen/watt, e anche qualcosa di più in laboratorio. Si rivela quindi fondamentale continuare a investire in Ricerca e sviluppo». Il futuro, se l'ascesa dei risultati sarà confermata, parlerà sicuramente la lingua dei Led. «Il trend di miglioramento in termini di efficienza luminosa, dovrebbe essere confermato. La tecnologia offre ampi spazi di miglioramento, si parla anche di oltre 150 lumen/Watt nel giro di cinque, sette anni. Con queste caratteristiche, diventerebbe la soluzione principe. Per raggiungere questi livelli, l'esigenza più sentita è un miglioramento della tipologia di produzione».
Ma, tornando al presente: cosa conviene scegliere? «Possiamo dire che i Led rappresentano una buona soluzione per l'efficienza, ma non la migliore dal punto di vista economico. Per questo motivo, in generale possiamo dire che vale la pena sceglierla quando si hanno esigenze di comunicazione, per creare effetti scenografici e per giochi di colori, per ambientazioni particolari come quelle dei negozi. L'altra soluzione, quella del tubo fluorescente, in gran parte dei casi è più adatta per l'interno di ufficio; già la sostituzione di un tubo comporta un risparmio energetico che si attesta attorno al 10 per cento».
Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Zucchi, segment manager outdoor di Philips Lighting Italy: «Entrambe sono efficienti da un punto di vista energetico. Qui entra in gioco la normativa, più che altro per l'illuminazione di esterni, ma anche un discorso legato strettamente alla tecnologia. Se è richiesto un elevato flusso luminoso, quindi superiore ai 100 lumen/watt, non si è in grado di arrivarci con i Led. La richiesta può essere, invece, esaudita nel caso d'illuminazione d'interni, semplicemente aggiungendo più punti luce. Ovviamente, la convenienza va studiata caso per caso».
La tecnologia, va detto, negli ultimi anni ha fatto passi da gigante nel settore dei Led: «Fino a poco tempo fa, con i Led si poteva arrivare ai 20 - 40 lumen/watt - spiega Zucchi - Oggi, la resa si attesta attorno ai 70 lumen/watt, e anche qualcosa di più in laboratorio. Si rivela quindi fondamentale continuare a investire in Ricerca e sviluppo». Il futuro, se l'ascesa dei risultati sarà confermata, parlerà sicuramente la lingua dei Led. «Il trend di miglioramento in termini di efficienza luminosa, dovrebbe essere confermato. La tecnologia offre ampi spazi di miglioramento, si parla anche di oltre 150 lumen/Watt nel giro di cinque, sette anni. Con queste caratteristiche, diventerebbe la soluzione principe. Per raggiungere questi livelli, l'esigenza più sentita è un miglioramento della tipologia di produzione».
Ma, tornando al presente: cosa conviene scegliere? «Possiamo dire che i Led rappresentano una buona soluzione per l'efficienza, ma non la migliore dal punto di vista economico. Per questo motivo, in generale possiamo dire che vale la pena sceglierla quando si hanno esigenze di comunicazione, per creare effetti scenografici e per giochi di colori, per ambientazioni particolari come quelle dei negozi. L'altra soluzione, quella del tubo fluorescente, in gran parte dei casi è più adatta per l'interno di ufficio; già la sostituzione di un tubo comporta un risparmio energetico che si attesta attorno al 10 per cento».
incentivi diversi dal Nord al Sud
Link
Moratoria e condono agitano il mondo delle rinnovabili
Assosolare: la frammentazione tra le associazioni penalizza il settore
Aper vede un raddoppio delle rinnovabili nel 2020
Solarplaza: il fotovoltaico italiano è entrato nell'era della grid parity
Dopo le polemiche il solare italiano è già tornato a galoppare
Continua a espandersi la nebulosa intorno al futuro del fotovoltaico italiano. Stando alle indiscrezioni sulla bozza del decreto sviluppo che sta elaborando il Governo, potrebbe esserci un nuovo cambio di rotta sugli incentivi per l'energia prodotta con i pannelli solari. La bozza prevede la “perequazione” tra Nord e Sud. In altre parole: i sussidi elargiti al fotovoltaico varieranno secondo le zone climatiche, diminuendo nelle regioni più soleggiate e aumentando in quelle con condizioni meteorologiche più sfavorevoli, in modo che le tariffe per il solare riflettano il reale rendimento degli impianti. Il ministero dello Sviluppo economico, di concerto con quello dell'Ambiente, dovrà stabilire le opportune correzioni con un decreto.
Così le associazioni del settore sono tornate sul piede di guerra. «A meno di cinque mesi dalla già tormentata approvazione ed entrata in vigore del quarto Conto energia, […] non è accettabile vedere messa ancora una volta in discussione la regolamentazione di un settore come il fotovoltaico», si legge in una nota congiunta di Assosolare, Aper e Gifi. In questi giorni, le associazioni si erano già mobilitate contro due ipotesi: quella di una moratoria sui grandi impianti (proposta da Confindustria perché ci sarebbe un eccesso di elettricità non consumata) e quella di un condono per le installazioni abusive da inserire nel decreto sviluppo. Assosolare, Aper e Gifi hanno confermato la «piena disponibilità a presenziare ai tavoli tecnici istituiti dal ministero dello Sviluppo economico in un confronto propositivo con produttori di energia tradizionale, gestore di rete e tavolo della domanda, per trovare soluzioni efficienti per tutti, affinché si arrivi a una seria strategia di sviluppo industriale per le rinnovabili e il comparto energetico italiano».
Le proposte di Assosolare
L’azione di lobby delle associazioni è sfociata in diverse proposte per sviluppare il fotovoltaico italiano. Assosolare, ricevuta dalle commissioni Ambiente e Industria del Senato per un’audizione, ha ricordato innanzi tutto l’obiettivo dei 23 Gw di potenza installata nel 2020, fissato dal quarto Conto energia. Traguardo che costerà meno di un euro al giorno alle famiglie italiane, considerando gli incentivi da spalmare sulle bollette. Grazie a questi 23 Gw, si dovranno acquistare meno crediti per le emissioni di Co2, risparmiando circa 350 milioni di euro l’anno. Il fotovoltaico, ha spiegato Assosolare, dovrebbe valere un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro nel 2011, impiegando 55.000 persone (erano 500 nel 2005). Senza contare l’impulso al potenziamento delle reti elettriche, in particolare con le batterie d’accumulo per conservare l’energia generata dalle fonti rinnovabili. Tra i vari aspetti su cui puntare per la crescita del fotovoltaico, Assosolare ha citato, oltre alle reti, anche lo snellimento delle procedure amministrative, uniformandole a livello nazionale, la creazione di poli agro-energetici con le serre solari e altre tecnologie, gli investimenti nell’auto elettrica e relative infrastrutture.
Moratoria e condono agitano il mondo delle rinnovabili
Assosolare: la frammentazione tra le associazioni penalizza il settore
Aper vede un raddoppio delle rinnovabili nel 2020
Solarplaza: il fotovoltaico italiano è entrato nell'era della grid parity
Dopo le polemiche il solare italiano è già tornato a galoppare
Continua a espandersi la nebulosa intorno al futuro del fotovoltaico italiano. Stando alle indiscrezioni sulla bozza del decreto sviluppo che sta elaborando il Governo, potrebbe esserci un nuovo cambio di rotta sugli incentivi per l'energia prodotta con i pannelli solari. La bozza prevede la “perequazione” tra Nord e Sud. In altre parole: i sussidi elargiti al fotovoltaico varieranno secondo le zone climatiche, diminuendo nelle regioni più soleggiate e aumentando in quelle con condizioni meteorologiche più sfavorevoli, in modo che le tariffe per il solare riflettano il reale rendimento degli impianti. Il ministero dello Sviluppo economico, di concerto con quello dell'Ambiente, dovrà stabilire le opportune correzioni con un decreto.
Così le associazioni del settore sono tornate sul piede di guerra. «A meno di cinque mesi dalla già tormentata approvazione ed entrata in vigore del quarto Conto energia, […] non è accettabile vedere messa ancora una volta in discussione la regolamentazione di un settore come il fotovoltaico», si legge in una nota congiunta di Assosolare, Aper e Gifi. In questi giorni, le associazioni si erano già mobilitate contro due ipotesi: quella di una moratoria sui grandi impianti (proposta da Confindustria perché ci sarebbe un eccesso di elettricità non consumata) e quella di un condono per le installazioni abusive da inserire nel decreto sviluppo. Assosolare, Aper e Gifi hanno confermato la «piena disponibilità a presenziare ai tavoli tecnici istituiti dal ministero dello Sviluppo economico in un confronto propositivo con produttori di energia tradizionale, gestore di rete e tavolo della domanda, per trovare soluzioni efficienti per tutti, affinché si arrivi a una seria strategia di sviluppo industriale per le rinnovabili e il comparto energetico italiano».
Le proposte di Assosolare
L’azione di lobby delle associazioni è sfociata in diverse proposte per sviluppare il fotovoltaico italiano. Assosolare, ricevuta dalle commissioni Ambiente e Industria del Senato per un’audizione, ha ricordato innanzi tutto l’obiettivo dei 23 Gw di potenza installata nel 2020, fissato dal quarto Conto energia. Traguardo che costerà meno di un euro al giorno alle famiglie italiane, considerando gli incentivi da spalmare sulle bollette. Grazie a questi 23 Gw, si dovranno acquistare meno crediti per le emissioni di Co2, risparmiando circa 350 milioni di euro l’anno. Il fotovoltaico, ha spiegato Assosolare, dovrebbe valere un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro nel 2011, impiegando 55.000 persone (erano 500 nel 2005). Senza contare l’impulso al potenziamento delle reti elettriche, in particolare con le batterie d’accumulo per conservare l’energia generata dalle fonti rinnovabili. Tra i vari aspetti su cui puntare per la crescita del fotovoltaico, Assosolare ha citato, oltre alle reti, anche lo snellimento delle procedure amministrative, uniformandole a livello nazionale, la creazione di poli agro-energetici con le serre solari e altre tecnologie, gli investimenti nell’auto elettrica e relative infrastrutture.
RINNOVABILI Fotovoltaico, i benefici valgono più degli incentivi
Il fotovoltaico ha bisogno di un cambio di rotta dal punto di vista comunicativo, perché attualmente il settore finisce sulle prime pagine dei giornali più per le polemiche legate ai costi del suo sistema di incentivazione che non per i benefici apportati. Ne è convinta l'associazione di categoria Gifi-Anie, che ha presentato un dossier intitolato “Tutta la verità sul fotovoltaico in Italia”, che si pone per l'appunto l'obiettivo di evidenziare presso istituzioni e opinione pubblica i vantaggi derivanti dallo sviluppo del solare.
La necessità di questo cambio d'immagine è emersa dopo le vicende della scorsa primavera: la discussa riforma del quarto Conto energia è arrivata a traino dei dati sul caro incentivi, a cui il variegato mondo delle associazioni di settore non è riuscito a contrapporre un efficace messaggio positivo. «L'informazione parziale ha portato il Governo a prendere delle decisioni sbagliate - ha spiegato Valerio Natalizia, presidente Gifi-Anie -. Il famoso decreto rinnovabili dello scorso marzo ha bloccato il settore per 3 mesi, creando un'incertezza nociva per il comparto. Anche tutte le situazioni di illegalità vera o presunta che hanno coinvolto le rinnovabili sono state ingigantite dai mass media». Il dossier di risposta, innanzitutto, prende le mosse dai numeri del fotovoltaico che, come noto, ha già abbondantemente superato l'obiettivo di 8 GW stabilito dal Piano energetico nazionale per il 2020. Il solare nazionale viaggia infatti abbondantemente sopra gli 11 GW, anche se, secondo Natalizia, i numeri record delle ultime settimane sono soprattutto da attribuire alle ritardate comunicazioni di entrata in esercizio di molti grandi impianti piuttosto che a un vero fermento del settore.
Il fotovoltaico, comunque, nel periodo gennaio-agosto 2011 ha generato ben il 3% dell'elettricità nazionale, (percentuale che sale al 6% nel solo mese di agosto) riducendo così le importazioni di fonti fossili per circa 2 Mtep. Proprio l'aumento della produzione da una fonte intermittente come il solare ha da più parti suscitato allarmi per la tenuta della rete elettrica, ma secondo Gifi le difficoltà possono essere ampiamente superate e gestite ricorrendo a tecnologie per la gestione intelligente dell'energia (Smart grid), dell'accumulo (batterie e veicoli elettrici) e del pompaggio idroelettrico, oltre che da appositi interventi organizzativi per una migliore gestione del mercato elettrico.
La questione che interessa maggiormente l'opinione pubblica è però rappresentata dal costo degli incentivi e dal loro impatto sulle bollette elettriche. Secondo il dossier Gifi, nel 2010 i sussidi al fotovoltaico sono costati in tutto 826 milioni di euro, circa un quinto degli oneri complessivi della componente A3 ed appena l'1,5% della bolletta elettrica totale. «Da un costo di 8 milioni di euro per GWh il fotovoltaico è sceso oggi a 2 milioni e diminuirà ulteriormente a 1,4 - ha puntualizzato Natalizia -. Gli incentivi hanno dunque già intrapreso un percorso virtuoso e quando, tra non molto, raggiungeremo la grid parity, se ne potrà fare a meno del tutto. Noi d'altronde abbiamo sempre considerato i sussidi non come un fine ma, piuttosto, come un mezzo per far maturare questa tecnologia». Buona parte di questi incentivi resta sul territorio nazionale, nonostante la debolezza della nostra produzione industriale: il peso del costo dei moduli sul totale dell'investimento di un impianto tipo è infatti diminuito nel corso degli anni dal 70 al 25%, dunque la filiera della Penisola, molto organizzata a valle, partecipa pienamente al business del settore.
La necessità di questo cambio d'immagine è emersa dopo le vicende della scorsa primavera: la discussa riforma del quarto Conto energia è arrivata a traino dei dati sul caro incentivi, a cui il variegato mondo delle associazioni di settore non è riuscito a contrapporre un efficace messaggio positivo. «L'informazione parziale ha portato il Governo a prendere delle decisioni sbagliate - ha spiegato Valerio Natalizia, presidente Gifi-Anie -. Il famoso decreto rinnovabili dello scorso marzo ha bloccato il settore per 3 mesi, creando un'incertezza nociva per il comparto. Anche tutte le situazioni di illegalità vera o presunta che hanno coinvolto le rinnovabili sono state ingigantite dai mass media». Il dossier di risposta, innanzitutto, prende le mosse dai numeri del fotovoltaico che, come noto, ha già abbondantemente superato l'obiettivo di 8 GW stabilito dal Piano energetico nazionale per il 2020. Il solare nazionale viaggia infatti abbondantemente sopra gli 11 GW, anche se, secondo Natalizia, i numeri record delle ultime settimane sono soprattutto da attribuire alle ritardate comunicazioni di entrata in esercizio di molti grandi impianti piuttosto che a un vero fermento del settore.
Il fotovoltaico, comunque, nel periodo gennaio-agosto 2011 ha generato ben il 3% dell'elettricità nazionale, (percentuale che sale al 6% nel solo mese di agosto) riducendo così le importazioni di fonti fossili per circa 2 Mtep. Proprio l'aumento della produzione da una fonte intermittente come il solare ha da più parti suscitato allarmi per la tenuta della rete elettrica, ma secondo Gifi le difficoltà possono essere ampiamente superate e gestite ricorrendo a tecnologie per la gestione intelligente dell'energia (Smart grid), dell'accumulo (batterie e veicoli elettrici) e del pompaggio idroelettrico, oltre che da appositi interventi organizzativi per una migliore gestione del mercato elettrico.
La questione che interessa maggiormente l'opinione pubblica è però rappresentata dal costo degli incentivi e dal loro impatto sulle bollette elettriche. Secondo il dossier Gifi, nel 2010 i sussidi al fotovoltaico sono costati in tutto 826 milioni di euro, circa un quinto degli oneri complessivi della componente A3 ed appena l'1,5% della bolletta elettrica totale. «Da un costo di 8 milioni di euro per GWh il fotovoltaico è sceso oggi a 2 milioni e diminuirà ulteriormente a 1,4 - ha puntualizzato Natalizia -. Gli incentivi hanno dunque già intrapreso un percorso virtuoso e quando, tra non molto, raggiungeremo la grid parity, se ne potrà fare a meno del tutto. Noi d'altronde abbiamo sempre considerato i sussidi non come un fine ma, piuttosto, come un mezzo per far maturare questa tecnologia». Buona parte di questi incentivi resta sul territorio nazionale, nonostante la debolezza della nostra produzione industriale: il peso del costo dei moduli sul totale dell'investimento di un impianto tipo è infatti diminuito nel corso degli anni dal 70 al 25%, dunque la filiera della Penisola, molto organizzata a valle, partecipa pienamente al business del settore.
giovedì 6 ottobre 2011
detrazione 55% led
Come si applica:
Il DECRETO LEGISLATIVO del Presidente della Repubblica 30 maggio 2008, n. 115. Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia con riferimento all'art. 2 punto D, dice: «risparmio energetico»: la quantità di energia risparmiata, determinata mediante una misurazione o una stima del consumo prima e dopo l'attuazione di una o più misure di miglioramento dell'efficienza energetica, assicurando nel contempo la normalizzazione delle condizioni esterne che influiscono sul consumo energetico. (fonte Decreto Legislativo del Presidente della Repubblica 30 maggio 2008 n. 115).
In cosa consiste:
L'agevolazione consiste nel riconoscimento di detrazioni d'imposta nella misura del 55 per cento delle spese sostenute, da ripartire in rate annuali di pari importo, entro un limite massimo di detrazione, diverso in relazione a ciascuno degli interventi previsti. Si tratta di riduzioni dall'Irpef e dall'Ires concesse per interventi che aumentino il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti e che riguardano, in particolare, le spese sostenute per la riduzione del fabbisogno energetico (per il riscaldamento, il raffreddamento, la ventilazione, l'illuminazione).(fonte Agenzia delle Entrate, documento "le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico", aggiornata con la legge finanziaria 2008).
A chi interessa:
Possono usufruire della detrazione tutti i contribuenti residenti e non residenti, anche se titolari di reddito d'impresa, che possiedono, a qualsiasi titolo, l'immobile oggetto di'intervento. (fonte Agenzia delle Entrate, documento "le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico", aggiornata con la legge finanziaria 2008).
Un esempio su tutti:
Di illuminazione Pubblica a Led si è parlato a REPORT, una trasmissione di RAI 3, citando il caso di Torraca, cittadina della provincia di Salerno, che ha trasformato tutta l'illuminazione pubblica tradizionale in illuminazione a LED. I risultati sono i seguenti: risparmio energetico valutato in circa il 65%, riduzione dei costi di manutenzione del 50%, riduzione dell'inquinamento luminoso del 90%.
SMALTIMENTO delle LAMPADE
Le lampade ad alta efficienza a fine vita vanno gestite all'interno del sistema Raee. L'utilizzo delle lampade fluorescenti compatte ad alta efficienza, al posto di quelle tradizionali a incandescenza, comporta indubbi vantaggi ambientali: a parità di luce emessa consumano infatti fino all'80% in meno, ma contengono sostanze altamente inquinanti (mercurio e polveri fluorescenti) che, se non raccolte e smaltite correttamente, possono produrre più danni all'ambiente rispetto ai benefici preventivati. I LED non presentano gli inconvenienti tipici dei sistemi di illuminazione tradizionali. In caso di guasto o di termine del loro ciclo di vita, possono essere smaltiti come un normale rifiuto elettrico, non presentando le difficoltà tipiche degli apparati dotati di mercurio o gas particolari.
UN RISPARMIO DI TEMPO QUINDI, MA ANCHE DI DENARO.
Una normativa Europea prevede che saranno messe al bando tutte le lampade ad incandescenza . La luce, in una nazione come l'Italia, contribuisce al 19% dei consumi dell'energia elettrica. Se tutta l'illuminazione mondiale passasse a soluzioni a basso consumo energetico, potremmo risparmiare annualmente 120 miliardi di Euro in elettricità e 630 milioni di tonnellate di C02, pari alle emissioni di 500 centrali elettriche o a 1.800 milioni di barili di petrolio.
Il DECRETO LEGISLATIVO del Presidente della Repubblica 30 maggio 2008, n. 115. Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia con riferimento all'art. 2 punto D, dice: «risparmio energetico»: la quantità di energia risparmiata, determinata mediante una misurazione o una stima del consumo prima e dopo l'attuazione di una o più misure di miglioramento dell'efficienza energetica, assicurando nel contempo la normalizzazione delle condizioni esterne che influiscono sul consumo energetico. (fonte Decreto Legislativo del Presidente della Repubblica 30 maggio 2008 n. 115).
In cosa consiste:
L'agevolazione consiste nel riconoscimento di detrazioni d'imposta nella misura del 55 per cento delle spese sostenute, da ripartire in rate annuali di pari importo, entro un limite massimo di detrazione, diverso in relazione a ciascuno degli interventi previsti. Si tratta di riduzioni dall'Irpef e dall'Ires concesse per interventi che aumentino il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti e che riguardano, in particolare, le spese sostenute per la riduzione del fabbisogno energetico (per il riscaldamento, il raffreddamento, la ventilazione, l'illuminazione).(fonte Agenzia delle Entrate, documento "le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico", aggiornata con la legge finanziaria 2008).
A chi interessa:
Possono usufruire della detrazione tutti i contribuenti residenti e non residenti, anche se titolari di reddito d'impresa, che possiedono, a qualsiasi titolo, l'immobile oggetto di'intervento. (fonte Agenzia delle Entrate, documento "le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico", aggiornata con la legge finanziaria 2008).
Un esempio su tutti:
Di illuminazione Pubblica a Led si è parlato a REPORT, una trasmissione di RAI 3, citando il caso di Torraca, cittadina della provincia di Salerno, che ha trasformato tutta l'illuminazione pubblica tradizionale in illuminazione a LED. I risultati sono i seguenti: risparmio energetico valutato in circa il 65%, riduzione dei costi di manutenzione del 50%, riduzione dell'inquinamento luminoso del 90%.
SMALTIMENTO delle LAMPADE
Le lampade ad alta efficienza a fine vita vanno gestite all'interno del sistema Raee. L'utilizzo delle lampade fluorescenti compatte ad alta efficienza, al posto di quelle tradizionali a incandescenza, comporta indubbi vantaggi ambientali: a parità di luce emessa consumano infatti fino all'80% in meno, ma contengono sostanze altamente inquinanti (mercurio e polveri fluorescenti) che, se non raccolte e smaltite correttamente, possono produrre più danni all'ambiente rispetto ai benefici preventivati. I LED non presentano gli inconvenienti tipici dei sistemi di illuminazione tradizionali. In caso di guasto o di termine del loro ciclo di vita, possono essere smaltiti come un normale rifiuto elettrico, non presentando le difficoltà tipiche degli apparati dotati di mercurio o gas particolari.
UN RISPARMIO DI TEMPO QUINDI, MA ANCHE DI DENARO.
Una normativa Europea prevede che saranno messe al bando tutte le lampade ad incandescenza . La luce, in una nazione come l'Italia, contribuisce al 19% dei consumi dell'energia elettrica. Se tutta l'illuminazione mondiale passasse a soluzioni a basso consumo energetico, potremmo risparmiare annualmente 120 miliardi di Euro in elettricità e 630 milioni di tonnellate di C02, pari alle emissioni di 500 centrali elettriche o a 1.800 milioni di barili di petrolio.
giovedì 14 luglio 2011
DETRAZIONE FISCALE LED
Detrazione fiscale del 36% per acquisto di lampade Led (S.O.G.U. n. 299 del 27/12/2006)
L. 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria 2007). Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Art. 1 (estratto).
Comma 354 (Detrazione spese per sostituzione, nel settore commerciale, di apparecchi illuminanti e lampade a incandescenza con altri/e ad alta efficienza e installazione di regolatori di flusso luminoso).
Comma 354 (Detrazione spese per sostituzione, nel settore commerciale, di apparecchi illuminanti e lampade a incandescenza con altri/e ad alta efficienza e installazione di regolatori di flusso luminoso).
Ai soggetti esercenti attività d’impresa rientrante nel settore del commercio che effettuano interventi di efficienza energetica per l’illuminazione nei due periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2006, spetta una ulteriore deduzione dal reddito d’impresa pari al 36 per cento dei costi sostenuti nei seguenti casi:
- sostituzione, negli ambienti interni, di apparecchi illuminanti con altri ad alta efficienza energetica, maggiore o uguale al 60 per cento;
- sostituzione, negli ambienti interni, di lampade ad incandescenza con lampade fluorescenti di classe A purché alloggiate in apparecchi illuminanti ad alto rendimento ottico, maggiore o uguale al 60 per cento;
- sostituzione, negli ambienti esterni, di apparecchi illuminanti dotati di lampade a vapori di mercurio con apparecchi illuminanti ad alto rendimento ottico, maggiore o uguale all’80 per cento, dotati di lampade a vapori di sodio ad alta o bassa pressione o di lampade a ioduri metallici;
- installazione o integrazione, in ambienti interni o esterni, di regolatori del flusso luminoso.
La legge finanziaria 2007 (riportata qui per estratto limitatamente al comma 354), nell’intento di promuovere il risparmio energetico, dispone – tra le altre provvidenze – incentivi destinati al settore commerciale per la sostituzione di apparecchi illuminanti e lampade ad incandescenza con altri dispositivi a maggior efficienza, oltre all’installazione di regolatori di flusso luminoso.
Tali incentivi consistono in una detrazione di imposta pari al 36% di quanto speso, senza massimale di spesa.
Tali incentivi consistono in una detrazione di imposta pari al 36% di quanto speso, senza massimale di spesa.
Per installare impianti di energia rinnovabile servirà un patentino
Gli installatori di impianti per la produzione di energie rinnovabili dovranno essere qualificati dal primo gennaio del 2013. Lo schema di decreto di recepimento della direttiva 2009/28/Ce, arrivato a dicembre in Consiglio dei Ministri in prima lettura, ha portato questa novità fondamentale per gli impiantisti italiani.
Di qui ai prossimi due anni, per mano delle Regioni, nascerà un nuovo sistema di rilascio di certificazioni, decisivo per la vita delle imprese. Il decreto, all’articolo 13, fissa il percorso di qualificazione necessario per gli installatori di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Servirà per caldaie, caminetti e stufe a biomasse, sistemi solari fotovoltaici e termici, sistemi geotermici a bassa entalpia, pompe di calore.
A partire dal primo gennaio del 2013, per coloro che non sono già abilitati secondo le regole del Dm 37, servirà un titolo di formazione professionale rilasciato nel rispetto delle regole del decreto e preceduto da un adeguato periodo di formazione.
Fonte: energymanager.net
Di qui ai prossimi due anni, per mano delle Regioni, nascerà un nuovo sistema di rilascio di certificazioni, decisivo per la vita delle imprese. Il decreto, all’articolo 13, fissa il percorso di qualificazione necessario per gli installatori di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Servirà per caldaie, caminetti e stufe a biomasse, sistemi solari fotovoltaici e termici, sistemi geotermici a bassa entalpia, pompe di calore.
A partire dal primo gennaio del 2013, per coloro che non sono già abilitati secondo le regole del Dm 37, servirà un titolo di formazione professionale rilasciato nel rispetto delle regole del decreto e preceduto da un adeguato periodo di formazione.
Fonte: energymanager.net
CONTO ENERGIA 2011-2012 GAZZETTA UFFICIALE
Con la pubblicazione nella Gazzetta UfficialeGU n. 109 del 12-5-2011 ) del decreto 5 maggio 2011 recante ‘Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici’ finisce ufficialmente l’attesa degli operatori italiani per il nuovo regime di sostegno al fv italiano. Il Quarto Conto Energia prenderà così il posto del Terzo Conto Energia, valido fino a fine mese, a partire dal 1 giugno. Oltre ai tagli alle tariffe incentivanti (allegato 5 del decreto) molte le novità introdotte.
Il decreto, dunque, si applica agli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio in data successiva al 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016, per un obiettivo indicativo di potenza installata a livello nazionale di circa 23.000 MW, corrispondente ad un costo indicativo cumulato annuo degli incentivi stimabile tra 6 e 7 miliardi di euro. A differenza del precedente regime di incentivazione vengono introdotti limiti di spesa, cui corrispondono obiettivi indicativi di potenza. Importante, per individuare le tipologie di impianti sottoposti a questi ‘cap’ ladistinzione fatta tra piccoli e grandi impianti. I primi – si legge all’articolo 3, comma 1, lettera u, “sono gli impianti fotovoltaici realizzati su edifici che hanno una potenza non superiore a 1000 kW, gli altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto, nonché gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle amministrazioni pubbliche.” Norma che avvantaggia notevolmente, come si vede, gli enti pubblici. I grandi impianti sono quelli invece diversi da quelli di cui alla lettera u). La distinzione tra piccoli e grandi impianti è fondamentale perché solo a questi ultimi vengono applicati subito i limiti di spesa e di potenza: dunque già a partire dal 1 giugno e per il periodo fino al 31 dicembre 2011 e poi per tutto l'anno 2012. I cap si applicheranno invece a tutte le tipologie di impianto a partire dal 2013 e fino a tutto il 2016. Secondo il decreto, il superamento della spesa consentita non limita l'accesso alle tariffe incentivanti, ma determina una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo.
Ecco i limiti di spesa e di potenza: dal 1 giugno al 31 dicembre 2011, 300 milioni di euro per un obiettivo (indicativo) di potenza pari a 1.200 MW; per il primo semestre del 2012, 150 milioni di euro (770 MW); per il secondo semestre 2012, 130 milioni di euro (720 MW). In totale fino a fine 2012 il tetto di spesa ammonta a 580 milioni di euro per 2.690 MW installati. Per il periodo successivo (2013-2016), i limiti di spesa e di potenza calano gradualmente (modello tedesco) su base semestrale. Alla fine del periodo, il limite di spesa complessivo è 1.361 miliardi di euro per un 9.770 MW. Tra giugno 2011 e il 2016, la spesa prevista è 1.941 milioni di euro e il tetto di potenza di 12.460 MW.
Altra novità importante introdotta dal decreto è l’obbligo di iscrizione al Registro per i grandi impianti gestito dal Gestore Servizi Energetici per gli anni 2011 e 2012 per l’accesso alle tariffe incentivanti, nei limiti dei ‘cap’ di spesa e potenza massima incentivabile. L’obbligo di iscrizione scatterà dopo il 31 agosto, i grandi impianti che faranno in tempo ad entrare in esercizio entro quella data potranno accedere direttamente alle tariffe incentivanti, fatto salvo l'onere di comunicazione al Gse dell'avvenuta entrata in esercizio entro 15 giorni solari dalla stessa. Poi ci sarà poco tempo per iscriversi: sltanto un mese (dal 20 maggio al 30 giugno ad esempio per l’anno 2011) con la riapertura dei termini di un altro mese nel caso improbabile non siano raggiunti i tetti di spesa. A complicare ulteriormente le cose sono i requisiti richiesti per accedere al registro informatico: la priorità è data, nell’ordine, agli “impianti entrati in esercizio” o “per i quali sono stati terminati i lavori". Ma il rispetto di tali requisiti non garantirà automaticamente l’accesso agli incentivi, per accedere ai quali bisognerà attendere che il Gse formi la graduatoria degli impianti iscritti al registro, secondo i criteri di priorità, e la pubblichi sul proprio sito “entro 15 giorni dalla data di chiusura” del periodo concesso per l’iscrizione. Successivamente, la certificazione di fine lavori dell'impianto dovrà pervenire al Gse entro sette mesi dalla data di pubblicazione della graduatoria, termine incrementato a nove mesi per gli impianti di potenza superiore a 1 MW. Per molti operatori, insomma, l’introduzione dei registri costituirà un vero e proprio ginepraio.
Prima della firma del decreto i due ministri Romani e Prestigiacomo avevano raggiunto una difficile intesa sul momento in cui si deve cominciare a erogare gli incentivi. A spuntarla è stato il primo mantenendo come momento di inizio l'allaccio alla rete e l’entrata in esercizio dell’impianto, tuttavia la seconda ha ottenuto la garanzia di un indennizzo nel caso di perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante per i ritardi nell'allaccio degli impianti dovuti ai gestori di rete. All’articolo 7 è previsto infatti che "nei casi infatti in cui il mancato rispetto, da parte del gestore di rete, dei tempi per il completamento della realizzazione della connessione e per l’atttivazione della connessione, previsti dalla delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas del 23 luglio 2008, ARG/elt 99/08 (TICA - Testo integrato delle connessioni attive, ndr) e il relativo allegato A, e successive modifiche e integrazioni, comporti la perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante, si applicano le misure di indennizzo previste e disciplinate dalla delibera dell’Aeeg ARG/elt 181/10 (attuazione del Terzo Conto Energia, ndr) e relativo Allegato A, e successive modifiche e integrazioni". Questa la garanzia che ha convinto il ministro Prestigiacomo ad abbandonare la sua posizione (secondo cui gli incentivi dovevano comunque partire entro 60 giorni dalla comunicazione di fine lavori per sottrarre i titolari degli impianti alla discrezionalità delle società incaricate dell'allaccio alla rete) e ad accettare la soluzione proposta da Romani, cioè che siano pagati dall’entrata in esercizio.
Sono previsti, inoltre, premi per specifiche tipologie di interventi e requisiti degli impianti: di 0,05 euro/kWh per la bonifica di coperture in eternit mediante l'installazione di impianti fv (al posto del precedente 10% della tariffa incentivante); un premio del 10% per gli impianti il cui costo di investimento per quanto riguarda i componenti, diversi dal lavoro, sia per non meno del 60% riconducibile a una produzione realizzata l'interno della Unione europea; del 5% per gli impianti ubicati in zone classificate alla data di entrata in vigore del decreto dal pertinente strumento urbanistico come industriali, miniere, cave o discariche esaurite, area di pertinenza di discariche o di siti contaminati; del 5% per i piccoli impianti, realizzati da comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti e dei quali i comuni siano soggetti responsabili. Gli impianti i cui moduli costituiscono elementi costruttivi di pergole, serre, barriere acustiche, tettoie e pensiline hanno diritto a una tariffa pari alla media aritmetica tra la tariffa spettante per "impianti fotovoltaici realizzati su edifici" e la tariffa spettante per "altri impianti fotovoltaici". Al fine di garantire la coltivazione sottostante, le serre a seguito dell'intervento devono presentare un rapporto tra la proiezione al suolo della superficie totale dei moduli fotovoltaici installati sulla serra e della superficie totale della copertura della serra stessa non superiore al 50%.
Va ricordato inoltre che a decorrere dal primo semestre 2013 le tariffe assumono valore onnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico con l'aggiunta di una tariffa specifica sulla quota di energia autoconsumata. Le nuove tariffe sono individuate dall'allegato 5 (tabella 4). (f.n.)
WWW.SEVENTYINDUSTRY.COM
Il decreto, dunque, si applica agli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio in data successiva al 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016, per un obiettivo indicativo di potenza installata a livello nazionale di circa 23.000 MW, corrispondente ad un costo indicativo cumulato annuo degli incentivi stimabile tra 6 e 7 miliardi di euro. A differenza del precedente regime di incentivazione vengono introdotti limiti di spesa, cui corrispondono obiettivi indicativi di potenza. Importante, per individuare le tipologie di impianti sottoposti a questi ‘cap’ ladistinzione fatta tra piccoli e grandi impianti. I primi – si legge all’articolo 3, comma 1, lettera u, “sono gli impianti fotovoltaici realizzati su edifici che hanno una potenza non superiore a 1000 kW, gli altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto, nonché gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle amministrazioni pubbliche.” Norma che avvantaggia notevolmente, come si vede, gli enti pubblici. I grandi impianti sono quelli invece diversi da quelli di cui alla lettera u). La distinzione tra piccoli e grandi impianti è fondamentale perché solo a questi ultimi vengono applicati subito i limiti di spesa e di potenza: dunque già a partire dal 1 giugno e per il periodo fino al 31 dicembre 2011 e poi per tutto l'anno 2012. I cap si applicheranno invece a tutte le tipologie di impianto a partire dal 2013 e fino a tutto il 2016. Secondo il decreto, il superamento della spesa consentita non limita l'accesso alle tariffe incentivanti, ma determina una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo.
Ecco i limiti di spesa e di potenza: dal 1 giugno al 31 dicembre 2011, 300 milioni di euro per un obiettivo (indicativo) di potenza pari a 1.200 MW; per il primo semestre del 2012, 150 milioni di euro (770 MW); per il secondo semestre 2012, 130 milioni di euro (720 MW). In totale fino a fine 2012 il tetto di spesa ammonta a 580 milioni di euro per 2.690 MW installati. Per il periodo successivo (2013-2016), i limiti di spesa e di potenza calano gradualmente (modello tedesco) su base semestrale. Alla fine del periodo, il limite di spesa complessivo è 1.361 miliardi di euro per un 9.770 MW. Tra giugno 2011 e il 2016, la spesa prevista è 1.941 milioni di euro e il tetto di potenza di 12.460 MW.
Altra novità importante introdotta dal decreto è l’obbligo di iscrizione al Registro per i grandi impianti gestito dal Gestore Servizi Energetici per gli anni 2011 e 2012 per l’accesso alle tariffe incentivanti, nei limiti dei ‘cap’ di spesa e potenza massima incentivabile. L’obbligo di iscrizione scatterà dopo il 31 agosto, i grandi impianti che faranno in tempo ad entrare in esercizio entro quella data potranno accedere direttamente alle tariffe incentivanti, fatto salvo l'onere di comunicazione al Gse dell'avvenuta entrata in esercizio entro 15 giorni solari dalla stessa. Poi ci sarà poco tempo per iscriversi: sltanto un mese (dal 20 maggio al 30 giugno ad esempio per l’anno 2011) con la riapertura dei termini di un altro mese nel caso improbabile non siano raggiunti i tetti di spesa. A complicare ulteriormente le cose sono i requisiti richiesti per accedere al registro informatico: la priorità è data, nell’ordine, agli “impianti entrati in esercizio” o “per i quali sono stati terminati i lavori". Ma il rispetto di tali requisiti non garantirà automaticamente l’accesso agli incentivi, per accedere ai quali bisognerà attendere che il Gse formi la graduatoria degli impianti iscritti al registro, secondo i criteri di priorità, e la pubblichi sul proprio sito “entro 15 giorni dalla data di chiusura” del periodo concesso per l’iscrizione. Successivamente, la certificazione di fine lavori dell'impianto dovrà pervenire al Gse entro sette mesi dalla data di pubblicazione della graduatoria, termine incrementato a nove mesi per gli impianti di potenza superiore a 1 MW. Per molti operatori, insomma, l’introduzione dei registri costituirà un vero e proprio ginepraio.
Prima della firma del decreto i due ministri Romani e Prestigiacomo avevano raggiunto una difficile intesa sul momento in cui si deve cominciare a erogare gli incentivi. A spuntarla è stato il primo mantenendo come momento di inizio l'allaccio alla rete e l’entrata in esercizio dell’impianto, tuttavia la seconda ha ottenuto la garanzia di un indennizzo nel caso di perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante per i ritardi nell'allaccio degli impianti dovuti ai gestori di rete. All’articolo 7 è previsto infatti che "nei casi infatti in cui il mancato rispetto, da parte del gestore di rete, dei tempi per il completamento della realizzazione della connessione e per l’atttivazione della connessione, previsti dalla delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas del 23 luglio 2008, ARG/elt 99/08 (TICA - Testo integrato delle connessioni attive, ndr) e il relativo allegato A, e successive modifiche e integrazioni, comporti la perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante, si applicano le misure di indennizzo previste e disciplinate dalla delibera dell’Aeeg ARG/elt 181/10 (attuazione del Terzo Conto Energia, ndr) e relativo Allegato A, e successive modifiche e integrazioni". Questa la garanzia che ha convinto il ministro Prestigiacomo ad abbandonare la sua posizione (secondo cui gli incentivi dovevano comunque partire entro 60 giorni dalla comunicazione di fine lavori per sottrarre i titolari degli impianti alla discrezionalità delle società incaricate dell'allaccio alla rete) e ad accettare la soluzione proposta da Romani, cioè che siano pagati dall’entrata in esercizio.
Sono previsti, inoltre, premi per specifiche tipologie di interventi e requisiti degli impianti: di 0,05 euro/kWh per la bonifica di coperture in eternit mediante l'installazione di impianti fv (al posto del precedente 10% della tariffa incentivante); un premio del 10% per gli impianti il cui costo di investimento per quanto riguarda i componenti, diversi dal lavoro, sia per non meno del 60% riconducibile a una produzione realizzata l'interno della Unione europea; del 5% per gli impianti ubicati in zone classificate alla data di entrata in vigore del decreto dal pertinente strumento urbanistico come industriali, miniere, cave o discariche esaurite, area di pertinenza di discariche o di siti contaminati; del 5% per i piccoli impianti, realizzati da comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti e dei quali i comuni siano soggetti responsabili. Gli impianti i cui moduli costituiscono elementi costruttivi di pergole, serre, barriere acustiche, tettoie e pensiline hanno diritto a una tariffa pari alla media aritmetica tra la tariffa spettante per "impianti fotovoltaici realizzati su edifici" e la tariffa spettante per "altri impianti fotovoltaici". Al fine di garantire la coltivazione sottostante, le serre a seguito dell'intervento devono presentare un rapporto tra la proiezione al suolo della superficie totale dei moduli fotovoltaici installati sulla serra e della superficie totale della copertura della serra stessa non superiore al 50%.
Va ricordato inoltre che a decorrere dal primo semestre 2013 le tariffe assumono valore onnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico con l'aggiunta di una tariffa specifica sulla quota di energia autoconsumata. Le nuove tariffe sono individuate dall'allegato 5 (tabella 4). (f.n.)
WWW.SEVENTYINDUSTRY.COM
FRANCIA E GERMANIA TAGLIO ALL'INCENTIVO..........
- 0,58 euro/kWh per gli impianti integrati (abitazioni, scuole e ospedali)
- 0,50 euro/kWh per gli impianti integrati (tutte le altre tipologie di edifici)
- 0,42 €/kWh per impianti parzialmente integrati
- da 0,314 a 0,377 €/kWh per impianti a terra (la variabilità dipende dalla regione, quelle meno soleggiate beneficiano di tariffe più alte)
Dal 2012 incentivi generosi per pannelli su case e imprese
Dai 54mila metri quadrati di pannelli solari per la produzione di acqua calda installati nel 2001, ai 2,7 milioni del 2011. Per Assolterm (associazione del solare termico), in 10 anni il settore in Italia ha raggiunto un fatturato di 500 milioni di euro all’anno e dato lavoro a 5mila addetti, diventando il secondo mercato europeo.
Il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, elaborato dal Governo in ottemperanza alla direttiva Ue “20-20-20″, fissa per il solare termico un obiettivo al 2020 di 1,6 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) pari a 26 milioni di metri quadrati di installato. Come?
Il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, elaborato dal Governo in ottemperanza alla direttiva Ue “20-20-20″, fissa per il solare termico un obiettivo al 2020 di 1,6 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) pari a 26 milioni di metri quadrati di installato. Come?
L’installazione di pannelli è agevolata nell’ambito della misura del 55% di detrazione fiscale per l’efficienza energetica, che non dovrebbe essere più prorogata. Dal 2012, al suo posto, verrà lanciato il nuovo Conto energia termico, introdotto dal Dlgs 28/2011. L’ammontare degli incentivi dovrà essere fissato con decreti attuativi ad hoc entro il 29 settembre. Le decisioni in merito potrebbero segnare la differenza tra il pieno o il mancato conseguimento degli obiettivi del Piano d’azione nazionale al 2020.
Secondo Sergio D’Alessandris, presidente di Assolterm: «ci troviamo di fronte a due scenari possibili. Nel primo caso, gli incentivi potrebbero essere fissati a una quota equivalente a quella della detrazione fiscale del 55%, per un valore medio di 0,9 centesimi di euro per kWh, sufficiente a garantire solo il 30% degli obiettivi 2020».
Secondo Sergio D’Alessandris, presidente di Assolterm: «ci troviamo di fronte a due scenari possibili. Nel primo caso, gli incentivi potrebbero essere fissati a una quota equivalente a quella della detrazione fiscale del 55%, per un valore medio di 0,9 centesimi di euro per kWh, sufficiente a garantire solo il 30% degli obiettivi 2020».
La seconda opzione consiste in una proposta avanzata dalla stessa Assolterm. Si tratta di un incentivo a 5 o 10 anni, con una tariffa stabile e relativamente elevata per i primi tre, in modo da dare uno stimolo al mercato in una prima fase, ma con decrementi di valore del 20% ogni quattro anni, in modo da contenere le spese nel lungo periodo. Con questa struttura degli incentivi, l’Associazione prevede un tasso medio di crescita annuo del mercato del 20% e il pieno raggiungimento degli obiettivi del 2020. «L’incentivo ammonterebbe a 13 centesimi di euro per kWh per dieci anni. Non è una cifra eccessiva, se si considera che in Gran Bretagna la sovvenzione è pari a 10 centesimi di euro per 20 anni», conclude D’Alessandris.
Quel che è certo è che il solare termico rappresenta già oggi un’industria di eccellenza in Italia. Le aziende specializzate nel settore sono circa 100, tra cui gruppi di rilievo internazionale come Riello, Ariston, Paradigma, Ferroli. Con uno sviluppo del settore a pieno regime, stimano da Assolterm, il comparto potrebbe dare lavoro, entro il 2020, a 300mila-400mila addetti.
giovedì 16 giugno 2011
Dopo l'addio all'atomo l'Italia cerca il giusto mix energetico
L'Italia ha detto, per la seconda volta nella sua storia, addio all'energia nucleare: l'affluenza alle urne per il terzo dei quesiti referendari è stata del 54,8%, e i sì hanno superato il 94%. Il ritorno del nostro Paese alla produzione di energia atomica, che in realtà era stato sospeso a tempo indeterminato dal Governo all'indomani di Fukushima, va ora definitivamente in archivio. Nella ridda di dichiarazioni post referendum c'è da registrare la presa di posizione del presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, l'oncologo Umberto Veronesi: “Ritengo che sia grave per l'Italia rinunciare alla possibilità' di far fronte alla futura insufficienza energetica anche con il nucleare. Ne sono tanto più convinto se considero che i Paesi avanzati del mondo, anche dopo l'incidente giapponese, danno priorità assoluta al prossimo scenario del dopo-petrolio e stanno studiando metodi di produzione di energia nucleare più efficienti e più sicuri”.
Il dibattito però si è spostato soprattutto sulla politica energetica che dovrà adottare il Paese nei prossimi anni: “Noi eravamo per il nucleare ma quello che è successo a Fukushima ci ha messo oggi in condizione di privilegiare la sicurezza - ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Romani -. A questo punto un nuovo Piano energetico è obbligatorio e sarà concentrato sulle fonti rinnovabili. Adesso faremo una strategia energetica che ha bisogno di una conferenza nazionale. Sulla base di questa conferenza - ha aggiunto Romani - sarà effettuata una nuova suddivisione delle fonti. Ovviamente la parte riservata alle rinnovabili sarà molto più ampia di prima”.
A chi gli chiedeva se nell'immediato sarà il gas ad avere un ruolo trainante, il ministro ha risposto: “Le fonti fossili oggi già rappresentano il 94% del totale. Il gas farà ancora la sua parte ma ci sono molte altre possibilità di fare energia, dalle biomasse alla geotermia”. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il piano del Governo dovrebbe prevedere un ulteriore potenziamento delle infrastrutture del gas (rete e rigassificatori) consolidando l'apertura del mercato, un maggiore equilibrio nella promozione delle rinnovabili (non solo fotovoltaico ma anche eolico, geotermico, biomasse) e un pacchetto di obblighi-incentivi per le reti elettriche intelligenti.
Per Assosolare c'è ora bisogno di “un'azione efficace verso le rinnovabili, considerato che l'azione normativa degli ultimi mesi ha solo bloccato il settore che stenta a ripartire. Occorre puntare a obiettivi più ambiziosi nel lungo periodo con step intermedi di medio-lungo termine. Non servono incontri sporadici, ma un tavolo permanente Governo-industria delle rinnovabili che possa monitorare la crescita del mercato e intervenire dove c'è bisogno”.
Il dibattito però si è spostato soprattutto sulla politica energetica che dovrà adottare il Paese nei prossimi anni: “Noi eravamo per il nucleare ma quello che è successo a Fukushima ci ha messo oggi in condizione di privilegiare la sicurezza - ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Romani -. A questo punto un nuovo Piano energetico è obbligatorio e sarà concentrato sulle fonti rinnovabili. Adesso faremo una strategia energetica che ha bisogno di una conferenza nazionale. Sulla base di questa conferenza - ha aggiunto Romani - sarà effettuata una nuova suddivisione delle fonti. Ovviamente la parte riservata alle rinnovabili sarà molto più ampia di prima”.
A chi gli chiedeva se nell'immediato sarà il gas ad avere un ruolo trainante, il ministro ha risposto: “Le fonti fossili oggi già rappresentano il 94% del totale. Il gas farà ancora la sua parte ma ci sono molte altre possibilità di fare energia, dalle biomasse alla geotermia”. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il piano del Governo dovrebbe prevedere un ulteriore potenziamento delle infrastrutture del gas (rete e rigassificatori) consolidando l'apertura del mercato, un maggiore equilibrio nella promozione delle rinnovabili (non solo fotovoltaico ma anche eolico, geotermico, biomasse) e un pacchetto di obblighi-incentivi per le reti elettriche intelligenti.
Per Assosolare c'è ora bisogno di “un'azione efficace verso le rinnovabili, considerato che l'azione normativa degli ultimi mesi ha solo bloccato il settore che stenta a ripartire. Occorre puntare a obiettivi più ambiziosi nel lungo periodo con step intermedi di medio-lungo termine. Non servono incontri sporadici, ma un tavolo permanente Governo-industria delle rinnovabili che possa monitorare la crescita del mercato e intervenire dove c'è bisogno”.
lunedì 13 giugno 2011
Conto Energia per il solare termico
Gli incentivi entreranno in vigore il 1° gennaio 2012
23/05/2011 - Incentivi per gli impianti solari produttori di energia termica; incentivo su base tabellare per gli impianti fino a 35 kWth e commisurato all’energia termica prodotta per quelli più grandi; cumulabilità con altri incentivi pubblici; periodo di diritto all’incentivo di 5 o di 10 anni.
Sono queste le proposte di Assolterm, Associazione dei produttori di impianti solari termici, per un Conto Energia dedicato al solare termico. Le proposte sono state illustrate il 5 maggio scorso a Verona nell’ambito di Solarexpo, mostra convegno sulle energie rinnovabili.
Assolterm ha fatto il punto sul mercato del solare termico in Italia e sulle novità normative. Il mercato italiano del solare termico è il secondo a livello europeo, con un installato annuale intorno ai 500.000 metri quadrati e una capacità installata che supera i 2,5 milioni di metri quadrati. Se però si considera l’installato pro capite, l’Italia è intorno a 0,04 m2/abitante, al di sotto della media europea di 0,06 m2/abitante e ben lontani dagli 0,43 dell’Austria.
“Molto è stato fatto - ha spiegato Assolterm - ma c'è ancora tanto da fare e ilDM 28/2011 di recepimento della Direttiva 2009/28/CE sembra proprio rappresentare l’occasione giusta”. Il riferimento è al cosiddetto “Conto Energia termico”, introdotto dall’art. 28 del DM 28/2011 che “ha lo scopo di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio ed è commisurato alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili” e che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2012.
Assolterm ha illustrato la propria proposta di conto energia per il solare termico:
- si applica a tutti gli impianti solari produttori di energia termica per l'acqua calda sanitaria o di processo, il riscaldamento e il raffrescamento;
- per gli impianti sotto i 35 kWth (= 50 m2), l'incentivo viene calcolato su base tabellare;
- per gli impianti da 35 kWth a 1000 kWth di potenza nominale (da 50 a 1430 m2), l'incentivo è commisurato all'energia termica effettivamente prodotta contabilizzata attraverso un contatore applicato all'impianto;
- è cumulabile con altri incentivi pubblici “non statali” (tipicamente finanziamenti in conto capitale a livello regionale, provinciale e comunale);
- per quanto riguarda il periodo di diritto all’incentivo, la proposta prevede due possibilità: 5 e 10 anni. Nel caso in cui il conto energia durasse 10 anni, si dovrebbe partire con una tariffa di 0,16 euro/kWh per arrivare a 0,10 nel 2020. Nel caso in cui durasse 5 anni, si partirebbe con una tariffa di 0,27 euro/kWh per arrivare a 0,17 nel 2020.
Le tariffe incentivanti ipotizzate - spiega Assolterm - rispondono alla necessità di dare inizialmente al mercato un impulso importante per poi decrescere significativamente negli anni successivi, man mano che decrescono i costi delle tecnologie e si sviluppa il mercato. L'obiettivo è quello di sviluppare un mercato del solare termico sano e duraturo, che risponda alle esigenze di risparmio economico ed energetico per l'utente finale e per la collettività e al raggiungimento degli obiettivi al 2020 fissati nel Piano di Azione Nazionale per le FER. La proposta - conclude Assolterm - è stata strutturata in modo da garantire la qualità degli impianti e delle installazioni ed evitare rischi di speculazione.
www.seventyindustry.com
23/05/2011 - Incentivi per gli impianti solari produttori di energia termica; incentivo su base tabellare per gli impianti fino a 35 kWth e commisurato all’energia termica prodotta per quelli più grandi; cumulabilità con altri incentivi pubblici; periodo di diritto all’incentivo di 5 o di 10 anni.
Sono queste le proposte di Assolterm, Associazione dei produttori di impianti solari termici, per un Conto Energia dedicato al solare termico. Le proposte sono state illustrate il 5 maggio scorso a Verona nell’ambito di Solarexpo, mostra convegno sulle energie rinnovabili.
Assolterm ha fatto il punto sul mercato del solare termico in Italia e sulle novità normative. Il mercato italiano del solare termico è il secondo a livello europeo, con un installato annuale intorno ai 500.000 metri quadrati e una capacità installata che supera i 2,5 milioni di metri quadrati. Se però si considera l’installato pro capite, l’Italia è intorno a 0,04 m2/abitante, al di sotto della media europea di 0,06 m2/abitante e ben lontani dagli 0,43 dell’Austria.
“Molto è stato fatto - ha spiegato Assolterm - ma c'è ancora tanto da fare e ilDM 28/2011 di recepimento della Direttiva 2009/28/CE sembra proprio rappresentare l’occasione giusta”. Il riferimento è al cosiddetto “Conto Energia termico”, introdotto dall’art. 28 del DM 28/2011 che “ha lo scopo di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio ed è commisurato alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili” e che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2012.
Assolterm ha illustrato la propria proposta di conto energia per il solare termico:
- si applica a tutti gli impianti solari produttori di energia termica per l'acqua calda sanitaria o di processo, il riscaldamento e il raffrescamento;
- per gli impianti sotto i 35 kWth (= 50 m2), l'incentivo viene calcolato su base tabellare;
- per gli impianti da 35 kWth a 1000 kWth di potenza nominale (da 50 a 1430 m2), l'incentivo è commisurato all'energia termica effettivamente prodotta contabilizzata attraverso un contatore applicato all'impianto;
- è cumulabile con altri incentivi pubblici “non statali” (tipicamente finanziamenti in conto capitale a livello regionale, provinciale e comunale);
- per quanto riguarda il periodo di diritto all’incentivo, la proposta prevede due possibilità: 5 e 10 anni. Nel caso in cui il conto energia durasse 10 anni, si dovrebbe partire con una tariffa di 0,16 euro/kWh per arrivare a 0,10 nel 2020. Nel caso in cui durasse 5 anni, si partirebbe con una tariffa di 0,27 euro/kWh per arrivare a 0,17 nel 2020.
Le tariffe incentivanti ipotizzate - spiega Assolterm - rispondono alla necessità di dare inizialmente al mercato un impulso importante per poi decrescere significativamente negli anni successivi, man mano che decrescono i costi delle tecnologie e si sviluppa il mercato. L'obiettivo è quello di sviluppare un mercato del solare termico sano e duraturo, che risponda alle esigenze di risparmio economico ed energetico per l'utente finale e per la collettività e al raggiungimento degli obiettivi al 2020 fissati nel Piano di Azione Nazionale per le FER. La proposta - conclude Assolterm - è stata strutturata in modo da garantire la qualità degli impianti e delle installazioni ed evitare rischi di speculazione.
www.seventyindustry.com
Iscriviti a:
Post (Atom)