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lunedì 3 settembre 2012

Smaltimento dei pannelli fotovoltaici: requisiti necessari


L’analisi di Osborne Clarke sui requisiti che i consorzi di ritiro devono soddisfare ai sensi delle regole applicative pubblicate il 22 giugno 2012 dal GSE
12 Luglio 2012
I requisiti che i consorzi per lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici devono soddisfare ai sensi delle regole applicative pubblicate il 22 giugno 2012 dal GSE nell'analisi dell'avv. Piero Viganò e della Dr.ssa Paola Mocci, dello studio legale Osborne Clarke, ad esito del confronto con Consorzio ReMedia, uno dei principali sistemi RAEE, attivo anche nel riciclo dei pannelli fotovoltaici.

Il 22 giugno 2012 il GSE, d'intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico, ha pubblicato il terzo aggiornamento delle “Regole applicative per il riconoscimento delle tariffe incentivanti previste dal DM 5 maggio 2011”. A seguito di tale aggiornamento, le regole applicative, oltre a tenere conto delle previsioni di cui all'articolo 65 della Legge n. 27/2012, delle nuove disposizioni in materia di certificati e dell'obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici, introducono anche una serie di chiarimenti particolarmente attesi con riferimento all'articolo 11, comma 6 del Quarto Conto Energia.

Tale articolo stabilisce, con riferimento ai soli impianti che entrano in esercizio successivamente al 30 giugno 2012, l'obbligo del soggetto responsabile di trasmettere al GSE un certificato rilasciato dal produttore dei moduli fotovoltaici, attestante l'adesione del medesimo a un sistema o consorzio europeo che garantisca, a cura del medesimo produttore, il riciclo dei moduli fotovoltaici utilizzati al termine della vita utile degli stessi.

Ricordando che è produttore di moduli fotovoltaici “chiunque immetta sul mercato nazionale per la prima volta a titolo professionale i moduli fotovoltaici (fabbricante/importatore/distributore che vende con il proprio marchio)” e che la mancata presentazione da parte del soggetto responsabile dell'impianto dell'attestato di adesione del produttore comporta la non ammissione alle tariffe incentivanti del Quarto Conto Energia, ripercorriamo di seguito i requisiti - definiti dal GSE - che i sistemi/consorzi dovranno soddisfare e gli altri chiarimenti contenuti a tale riguardo nelle regole applicative, sottolineando anche i primi profili di criticità che è sin da ora possibile individuare.

In primo luogo, la sezione 4.6.2 delle regole applicative chiarisce che il sistema/consorzio è il“soggetto, partecipato e finanziato da uno o più Produttori di moduli fotovoltaici, il quale, in nome e per conto dei propri aderenti, soddisfa i requisiti indicati di seguito:
1) è iscritto al Registro delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (AEE);
2) opera in rispetto del "Testo Unico ambientale" (D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152);
3) applica le modalità operative indicate dal D.lgs.151/2005 per la categoria professionale AEE”


In particolare, il sistema / consorzio deve rispondere ai seguenti requisiti:
“a.1 manlevare il costruttore/importatore di moduli da responsabilità civile, anche da risarcimento danni derivanti da violazioni non dolose e/o imputabili a colpa grave delle norme di riferimento per la corretta gestione dei rifiuti, per tutti i moduli immessi sul mercato nel periodo d'iscrizione al consorzio/sistema;

a.2 disporre di una rete di raccolta in possesso delle necessarie autorizzazioni al trasporto dei moduli fotovoltaici a fine vita e con personale professionalmente formato alla gestione di questa particolare tipologia di rifiuto;


a3. disporre degli stoccaggi autorizzati, propri o consorziati o conto terzi, dove vengano condotti i moduli fotovoltaici a fine vita dopo il loro ritiro e prima del loro conferimento agli impianti di trattamento e riciclo finali;


a4. disporre di impianti di trattamento e riciclo adeguati, propri o consorziati o conto terzi, presso cui conferire i moduli fotovoltaici giunti a fine vita;


a5. tracciare i moduli fotovoltaici durante il loro intero ciclo di vita, in modo tale da:
1. ricondurre il singolo modulo fotovoltaico al produttore o importatore che lo ha immesso nel mercato;
2. permettere al GSE di effettuare azioni di controllo finalizzate alla verifica della copertura, da parte del Sistema/Consorzio stesso, dei singoli moduli installati in un impianto fotovoltaico per cui è stata richiesta la tariffa incentivante;


a6. garantire la visibilità di tutte le fasi di gestione del modulo fotovoltaico a fine vita attraverso il rispetto della normativa vigente nella gestione dei rifiuti dando evidenza:
1. della raccolta del modulo fotovoltaico a fine vita dal suo luogo di esercizio;
2. del trasporto verso uno stoccaggio;
3. dell'avvio al recupero presso l'impianto di riciclo di destinazione finale;


a7. rendicontare le quantità raccolte ed inviate a riciclo, dettagliando quantità e qualità dei materiali recuperati;

a8. Dimostrare di avere attivato uno strumento finanziario, avente le seguenti caratteristiche:
• alimentato con almeno due terzi del contributo che il Produttore corrisponde al Sistema/Consorzio;
• accessibile esclusivamente per il recupero e riciclo dei moduli a fine vita;
• non pignorabile e non accessibile in caso di insolvenza del Sistema/Consorzio.”


Le criticità: insufficiente coordinamento con il decreto legislativo n. 151/2005 e con la nuova direttiva RAEE

Appare evidente che il GSE, nel definire il sistema/consorzio cui è demandata l'attività di riciclo dei pannello, ha inteso fare riferimento al modello delineato dal decreto legislativo n. 151/2005 in materia di smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).

L'intervento del GSE è sicuramente apprezzabile in quanto fissa dei criteri in presenza dei quali i sistemi/consorzi possono legittimamente operare, in tale modo compiendo un passo ulteriore rispetto a quanto stabilito dal Decreto Legislativo n. 151/2005, che auspichiamo possa essere seguito dal legislatore in sede di recepimento della nuova direttiva sui RAEE.

Sembra, tuttavia, che il GSE non abbia tenuto conto della differenza delineata dal Decreto Legislativo n. 151/2005 tra RAEE professionali e RAEE domestici, dimenticando che con riferimento ai primi l'adesione a un sistema collettivo è solo facoltativo e non già obbligatorio come stabilito dal GSE con riferimento ai pannelli fotovoltaici.
Inoltre pare che il GSE non abbia tenuto adeguatamente in considerazione il fatto che il Decreto Legislativo n. 151/2005 non include espressamente i pannelli fotovoltaici tra i RAEE. Tale inclusione è stata infatti solo recentemente introdotta dalla nuova direttiva sui RAEE - da recepirsi a livello nazionale entro 18 mesi dalla relativa pubblicazione - che ha ampliato l'ambito di applicazione della normativa vigente, includendo espressamente nella lista dei RAEE anche i pannelli fotovoltaici.

Per effetto di tale di ampliamento - una volta che sarà stata recepita la relativa direttiva - vigerà l'obbligo del Produttore di costituire una cauzione con polizza fideiussoria a garanzia dell'adempimento dell'obbligo di smaltire i pannelli fotovoltaici, così come già previsto dal decreto legislativo n. 151/2005 con riferimento ai RAEE professionali.

Dato che la lettera a8 della sezione 4.6.2 delle regole applicative pone sin da ora a carico del sistema/consorzio l'obbligo di attivare una garanzia, la stessa costituirà un regime di garanzia ulteriore rispetto a quello che verrà introdotto in sede di recepimento della nuova direttiva RAEE e che graverà sul produttore. Onde evitare fraintendimenti o peggio sovrapposizioni tra le regole applicative del GSE e gli strumenti normativi che verranno adottati in sede di recepimento della nuova direttiva sui RAEE, sarebbe quindi opportuno che il GSE chiarisca sin da ora che l'obbligo di cui alla lettera a8 della sezione 4.6.2 non si sovrapporrà in alcun modo all'analogo obbligo che sorgerà con il recepimento della nuova direttiva sui RAEE.

Sempre con riferimento alla garanzia di cui alla lettera a8, emergono ulteriori elementi di incertezza. In particolare, non si comprende cosa esattamente sia lo strumento finanziario ivi richiamato, non sembrando conferente il riferimento alla categoria codificata dal Testo Unico Finanziario e nel Testo Unico Bancario. Di ancor più difficile interpretazione appaiono gli ulteriori requisiti: accessibilità esclusivamente per il recupero e riciclo dei moduli a fine vita e la non pignorabilità e inaccessibilità in caso di insolvenza del sistema/consorzio. Sarebbe quindi auspicabile un intervento del GSE che chiarisca la natura del citato strumento finanziario o, in alternativa, che stabilisca che per strumento finanziario si intende in realtà una adeguata garanzia finanziaria, secondo quanto previsto dall'articolo 1 della legge 10 giugno 1982, n. 348, o secondo modalità equivalenti, come già richiesto dal Decreto legislativo n. 151/2005 in relazione ai RAEE professionali.

Sempre con riferimento alla garanzia di cui alla sezione 4.6.2, non appare poi sufficientemente chiaro in ragione di quali criteri debba essere determinato l'ammontare del contributo che il sistema/consorzio è tenuto a richiedere al produttore. In assenza di tali criteri, si potrebbe pensare che il contributo potrebbe essere addirittura pari a 0, con conseguente agevole elusione dell'obbligo di costituire una adeguata garanzia dell'adempimento degli obblighi del sistema/consorzio.

Periodo transitorio e cenni di retroattività

Viene previsto, inoltre, un periodo transitorio per gli impianti che entrano in esercizio dopo il 30 giugno 2012, per adeguarsi pienamente ai requisiti previsti dalle regole con effetto retroattivo a partire dal 1 luglio 2012. A tale riguardo, la già citata sezione 4.6.2 delle regole applicative dispone che “Nel periodo transitorio, 1° luglio - 31 dicembre 2012, i Sistemi o Consorzi, che non fossero ancora in possesso dei requisiti di cui ai precedenti punti da a1) a a8), dovranno produrre una dichiarazione che ne attesti almeno il parziale rispetto.”

Come già sopra ricordato, la mancata presentazione da parte del soggetto responsabile dell'impianto dell'attestato di adesione del produttore che garantisca il rispetto dei requisiti di cui alle citate regole applicative comporterà la non ammissione alle tariffe incentivanti del Quarto Conto Energia. Allo stesso modo “non potranno essere riconosciute le tariffe incentivanti agli impianti, entrati in esercizio nel periodo transitorio, che utilizzino moduli fotovoltaici il cui produttore abbia aderito a un Sistema o a un Consorzio che, successivamente al termine del periodo transitorio (1 gennaio 2013), risulti privo dei requisiti richiesti”.

Nel corso del periodo transitorio, il GSE potrebbe inoltre ulteriormente chiarire alcuni dei sopra ricordati requisiti precisando i criteri in forza dei quali gli impianti di riciclo saranno considerati adeguati e il tracciamento dei pannelli potrà dirsi adeguatamente implementato (anche con riferimento ai pannelli storici cui si farà cenno a breve).

Particolarmente critica sarebbe potuta apparire una ulteriore precisazione contenuta nella prima versione delle regole applicative pubblicate sul sito GSE per la quale, entro il periodo transitorio, i sistemi / consorzi avrebbero dovuto attestare il soddisfacimento di tutti i requisiti e garantire la completa gestione a fine vita dei moduli fotovoltaici installati sugli impianti entrati in esercizio a partire dal 1 luglio 2010, ai sensi del Quarto Conto Energia e delle relative regole applicative.

Il riferimento al 1 luglio 2010 era subito apparso un errore, dal momento che tale previsione, oltre ad essere incompatibile con la data di entrata in vigore del Quarto Conto Energia, avrebbe introdotto retroattivamente l'obbligo di gestione da parte dei sistemi / consorzi anche dei pannelli storici, ossia installati in impianti entrati in esercizio a partire dal 1 luglio 2010 e fino al 1 luglio 2012, data a partire dalla quale è necessario presentare il certificato di adesione al sistema / consorzio.

Tralasciando ogni considerazione in merito alla legittimità di tale previsione, non sarebbe stato possibile comprendere chi avrebbe dovuto sostenere i costi di finanziamento della gestione dei rifiuti dei pannelli storici.
Tali dubbi sono stati comunque prontamente risolti dal GSE che ha pubblicato una nuova versione delle regole applicative in cui l'errato riferimento al 1 luglio 2010 è ora al 1 luglio 2012.

regole sul quinto conto energia



Data di pubblicazione30/08/2012
FormatoPdf
N. pagine116
Linguaitaliano
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AutoreGSE
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Il 27 agosto 2012 è antrato in vigore il quinto Conto energia, che discliplina gli incentivi al solare fotovoltaico italiano. Come previsto dal dispositivo, il Gestore dei servizi energetici (Gse) ha rilasciato la seguente guida applicativa, nella quale sono riportati i criteri, le modalità e le regole di presentazione, valutazione e gestione della documentazione inviata dai soggetti responsabili degli impianti al Gse per il riconoscimento degli incentivi. Nel documento sono inoltre forniti elementi per l’applicazione delle disposizioni del Decreto e dell’intero quadro normativo di riferimento. Il Gse è tenuto all'aggiornamento delle seguenti regole applicative in caso di mutamento della normativa.

lampadine vecchie: bandite sopra i 60 watt

Per le vecchie lampadine a incandescenza non c'è più storia: da domani, infatti, scatterà il divieto di vendere le ultime rimaste in commercio, quelle di potenza inferiore a 60 watt. È l'ultimo atto della direttiva comunitaria sull'eco design (del 2005, entrata in vigore nel 2009). Da qualche anno, infatti, è iniziato il ritiro progressivo dai negozi delle lampadine nate oltre 130 anni fa dal genio di Edison. Sono poco efficienti e inquinano troppo, secondo Bruxelles, perché trasformano in luce soltanto il 5-10% dell'energia elettrica che consumano, mentre tutto il resto si disperde nell'ambiente sotto forma di calore. Le lampadine fluorescenti a elevato rendimento, invece, utilizzano il 65-80% in meno di energia, a parità di resa luminosa; permettendo così notevoli risparmi sulle bollette, nonostante costino di più.

Le prime incandescenti bandite sono state quelle di potenza superiore a 100 watt, per arrivare alla sparizione completa di questa tecnologia dal primo settembre 2012 (escluse ovviamente le giacenze di magazzino). L'obiettivo dell'Europa è ridurre sensibilmente i consumi elettrici e quindi le emissioni di CO2. La Commissione Ue ha stimato che, nel 2020, si potrebbe risparmiare l'equivalente dell'energia richiesta da 11 milioni di famiglie in un anno, grazie alle lampadine a basso consumo. Le emissioni di CO2, inoltre, calerebbero per 15 milioni di tonnellate ogni dodici mesi. Sempre secondo le stime europee, ogni famiglia può risparmiare almeno 50 euro l'anno, sostituendo tutte le lampadine di casa con quelle più efficienti in commercio

mercoledì 29 agosto 2012

Nuova Cerificazione Europea – ENPLUS


La nuova certificazione porta sicuramente nuovi criteri nel mercato europeo del pellet, provvedendo a maggior trasparenza. Con l’ENplus dal 2010 entra in vigore per i pellet di legno la norma europea EN 14961-2 dell’Istituto Tedesco del pellet (Deutsches Pelletinstitut). In futuro l’ENplus supera la competenza di una semplice normativa sul prodotto, inglobando di fatto nel suo sistema di certificazione tutta la catena di consegna. Il certificato è stato realizzato dal DEPV (Deutschen Energieholz- und Pelletverband e.V.) ed è conferito dal DEPI (Deutsches Pelletinstitut). La lacuna presente finora tra produzione e consegna al cliente finale è colmata grazie all’integrazione della fase di commercializzazione nel nuovo sistema di certificazione ENplus.
La trasparenza nel mercato è chiaramente aumentata con la certificazione ENplus. Grazie al numero d’identificazione è garantita la rintracciabilità del pellet. Ogni anno presso il produttore sono controllati gli impianti di produzione e il decorso del processo di fabbricazione. Vengono anche prelevati dei campioni. Il commercianti del pellet si impegnano a rispettare determinate regole, che possono venir controllate in qualsiasi momento. Dal 2010 il consumatore troverà sulla bolla di consegna o sui sacchi del pellet il marchio ENplus. In futuro l’approvvigionamento del combustibile sarà fortemente assistito dalla certificazione. Tutte le aziende che usano l’ENplus si impegnano a partecipare a un nuovo tipo di monitoraggio, che oltre alla produzione ricostruisce anche la quantità del pellet presente nei magazzini.
Con l’ENplus i pellet sono suddivisi in tre categorie. Per il consumatore finale è importante la categoria A1, che si basa su criteri severissimi. In futuro questo diventerà il criterio con cui il consumatore potrà comparare i vari produttori di pellet. I pellet di categoria A1 possono avere ad es. una percentuale di ceneri dello 0,5% per le conifere e 0,7% per il legno duro. La categoria A2 annovera pellet provenienti da un più grande spettro di materie prime, che possono avere un contenuto ceneri fio all’1%. Con questo la normativa integra per la prima volta i più ampi requisiti dei riscaldamenti a pellet presenti nei mercati del sud dell’Europa. Con la massa volumica apparente e il punto di rammollimento ceneri (> 1.200°C per A1 e > 1.100°C per A2) compaiono dei nuovi parametri rispetto a quelli delle certificazioni attuali.
I pellet per l’industria, definiti per la prima volta nella normativa europea, possono essere contraddistinti dal 2010 con la certificazione EN-B. La nuova norma dell’Unione Europea permette ad es. che pellet che finora non corrispondeva ai valori limite delle normative esistenti ed era impiegato in grandi impianti o centrali elettriche ma solo come pellet per l’industria, possa essere venduto principalmente come “B-pellet”. Questo è interessante soprattutto in quelle nazioni, come Inghilterra e Belgio, dove i pellet di legno sono poco usati dai consumatori finali.
La certificazione ENplus è sicuramente un grande passo in avanti. In futuro, grazie a questa innovazione, la tutela del consumatore di pellet è posta in modo chiaro al centro dell’attenzione.

DETRAZIONI FISCALI AL 50% PER STUFE E CALDAIE A PELLETS


Il Decreto Crescita e Sviluppo dl 83/2012,pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 26 giugno 2012, contiene novità importanti  sulle detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione e per quelli di riqualificazione energetica.

Dal 26 giugno 2012 fino al 30 giugno 2013 è possibile usufruire di una detrazione Irpef del 50% (dal precedente 36%) sulle spese perinterventi di ristrutturazione con un tetto di spesa massimo di 96.000 euro (dal precedente 48.000€).
Gli interventi a cui si applica il bonus fiscale comprendono l’installazione di impianti alimentati a fonti energetiche rinnovabili anche in assenza di opere edilizie.
Per quanto riguarda invece il 55%, fino al 31 dicembre 2012 non cambierà nulla: la detrazione del 55% per interventi di risparmio energetico segue le regole precedenti (tetto massimo di spesa, interventi agevolati, ecc.), tenendo presente che lo sconto è legato al rispetto del limite del 20% di risparmio ottenuto di energia primaria, secondo quanto stabilito dal d.lgs. 192/2005.
A partire dal 1° gennaio 2013 fino al 30 giugno 2013, il bonus del 55% scenderà al 50% e saranno modificate anche i tetti massimi di spesa detraibili.
Inoltre nei prossimi giorni sarà reso noto il testo ufficiale relativo al Decreto Incentivi sulla Termica Rinnovabile che dovrebbe emanare contributi statali per la sostituzione di generatori di calore per la climatizzazione invernale a biomassa, gasolio o carbone preesistenti con stufe, termocamini e caldaie a pellets. Per accedere all'incentivo si dovrà utilizzare esclusivamente pellets certificato EN Plus (UNI EN 14961-2).

normativa pellet 2012


Il 21 luglio 2011 è entrata in vigore anche in Italia la norma europea che definisce le caratteristiche di qualità del pellet ad uso non industriale, la UNI EN 14961-2, in
sostituzione alle norme nazionali esistenti.
La norma introduce tre classi di qualità:
  • Classe A1, che corrisponde alla qualità più elevata, caratterizzata da un contenuto di ceneri massimo pari allo 0,7%;
  • Classe A2, caratterizzata da un contenuto di ceneri dell’1,5%;
·          Classe B, caratterizzata da un contenuto di ceneri massimo del 3,5%; può essere prodotta sia da segatura sia da corteccia ed è destinata ad impianti centralizzati di maggiori dimensioni, ad uso industriale.

Al via il Quinto conto energia Dal 27 agosto i nuovi incentivi per il fotovoltaico


Partono oggi, 27 agosto 2012, le nuove tariffe incentivanti per il settore fotovoltaico stabilite dal quinto Conto Energia (d.m. 5 luglio 2012). La data odierna, lo ricordiamo, è stata individuata dalla delibera dell’AEEG 292/2012/R/EFR, ossia 45 giorni dopo il raggiungimento dei 6 miliardi di euro di incentivi pagati dal GSE per la produzione di energia elettrica da fotovoltaico in base al precedente conto energia (leggi anche Raggiunti i 6 mld di incentivi, inizia il countdown Conto Energia 2012).
Le risorse messe a disposizione dal quinto Conto Energia ammontano a 700 milioni di euro. Al raggiungimento del valore cumulato complessivo di 6,7 mld, dunque, terminerà anche l’erogazione degli incentivi previsti dal d.m. 5 luglio 2012. Allo stato attuale, il contatore del GSE che misura il valore cumulato degli incentivi già segna un valore superiore ai 6,1 mld e non è difficile prevedere un rapido esaurimento delle risorse disponibili.
Nel frattempo è stato aperto lo scorso 20 agosto 2012 il primo dei tre registri. Sulla Gazzetta Ufficiale del 19 agosto scorso sono infatti state pubblicate le norme per l’iscrizione al primo dei tre registri per impianti fotovoltaici di potenza superiore ai 12 kW. La chiusura del primo registro è prevista per martedì 18 settembre 2012.
I registriE in effetti, una delle novità del quinto Conto Energia è stata propria l’istituzione di tre registri a cui dovranno iscriversi tutti gli impianti fotovoltaici anche di piccole dimensioni (leggi anche Iscrizione al registro, le istruzioni del quinto Conto Energia). Senza scendere nei particolari, si può dire che le nuove regole per formare le graduatoriedanno massima priorità agli impianti su edifici che siano contemporaneamente realizzati su immobili dotati della classe energetica migliore ed installati  in sostituzione di coperture in amianto, oppure ad impianti che abbiano anche solo una delle due caratteristiche citate.
Nello specifico, i soli impianti esclusi dall’obbligo di iscrizione al registro sono:
a) impianti fotovoltaici di potenza fino a 50 kW realizzati su edifici con moduli installati in sostituzione di coperture su cui è operata la completa rimozione dell’eternit o dell’amianto;
b) impianti fotovoltaici di potenza non superiore a 12 kW, ivi inclusi gli impianti realizzati a seguito di rifacimento, nonché i potenziamenti che comportano un incremento della potenza dell’impianto non superiore a 12 kW;
c) i potenziamenti che comportano un incremento della potenza dell’impianto non superiore a 12 kW ;
d) impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative fino al raggiungimento di un costo indicativo cumulato degli incentivi degli incentivi di 50 milioni di euro;
e) impianti fotovoltaici a concentrazione fino al raggiungimento di un costo indicativo cumulato degli incentivi di 50 milioni di euro;
f) impianti fotovoltaici realizzati da amministrazioni pubbliche mediante svolgimento di procedure di pubblica evidenza, fino al raggiungimento di un costo indicativo cumulato degli incentivi di 50 milioni di euro;
g) gli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 12 kW e non superiore a 20 kW, ivi inclusi gli impianti realizzati a seguito di rifacimento, nonché i potenziamenti che comportano un incremento della potenza dell’impianto non superiore a 20 kW, che richiedono una tariffa ridotta del 20% rispetto a quella spettante ai pari impianti iscritti al registro.
Le analisi e i commenti sul quinto Conto EnergiaNelle scorse settimane Ediltecnico.it ha dedicato ampio spazio a quinto Conto Energia, dando voce a esperti del settore che hanno fornito preziosi elementi di sintesi e di approfondimento sulle conseguenze che avrà il nuovo regime di incentivazione sul settore fotovoltaico.
In ordine di tempo ricordiamo l’intervento dell’ing. Bruno De Nisco che ha fornito una lunga e completa disamina del testo nell’articolo Quinto Conto Energia, come uscirne vivi.
Durissima la presa di posizione dell’ing. Alessandro Caffarelli, tra i maggiori esperti di fotovoltaico in Italia, che ha scritto per la nostra testataParadosso quinto Conto Energia: miopia e mani di forbice. “Il paradosso del quinto conto energia fotovoltaico è frutto di miopia e mani di forbici”, accusa Caffarelli. “Un diversivo i cinque semestri incentivanti, le regole per l’iscrizione al registro, il fotovoltaico integrato con caratteristiche innovative, la quantificazione dei soli per il CPV e il solito richiamo al fotovoltaico con innovazione tecnologica che farà la stessa fine dell’incentivazione per i sistemi fotovoltaici stand-alone”.www.seventyindustry.com

mercoledì 23 maggio 2012

Gifi: il fotovoltaico c'entra poco con l'aumento delle bollette

Quando si parla di aumenti delle tariffe quasi sempre la notizia si accompagna a una caccia al colpevole. Se poi c'è di mezzo anche il delicato tema degli incentivi pubblici, in questo caso al fotovoltaico, il dibattito si fa ancora più vivace. Due giorni fa abbiamo pubblicato un articolo nel quale presentavamo le motivazioni ufficiali - così come espresse da un ente indipendente come L'Autorità per l'energia elettrica e il gas - alla base del rincaro delle tariffe dell'elettricità e del gas. Tra queste motiviazioni viene rimarcato l'aumento delle voci riconducibili agli incentivi alle rinnovabili e al fotovoltaico in particolare, ma non sono ovviamente dimenticati i costi superiori dei carburanti, così come viene espressa preoccupazione per i rincari in bolletta che subentreranno a causa degli investimenti necessari nella trasmissione e distribuzione dell'elettricità (peraltro necessari per la crescita delle rinnovabili). Ora pubblichiamo l'interpretazione che dà Anie-Gifi (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane) dei dati dell'Autorità. Stessi numeri, ma il punto di vista è opposto. L'aumento del prezzo medio di riferimento dell'energia elettrica per il primo trimestre del 2012 - recita una nota dell'associazione - non è imputabile agli incentivi erogati a sostegno dell'industria fotovoltaica italiana se non per una minima parte. Dal 1° gennaio 2012, osserva sempre il Gifi, il prezzo di riferimento dell'energia elettrica sarà 17,305 centesimi di euro per kilowattora, tasse incluse. La spesa media annua della famiglia tipo sarà pari a 467 euro dei quali 32 saranno impegnati per incentivare il fotovoltaico. Secondo i calcoli effettuati, l'aumento stabilito del 4,9% del kilowattora, rispetto all'ultimo trimestre del 2011, è imputabile al fotovoltaico per meno del 30%, a fronte di circa 70% imputabile alla variazione del costo dei combustibili fossili. «Ci appare pertanto strumentale - commenta il presidente di del Gifi Valerio Natalizia - attribuire al solo fotovoltaico la responsabilità degli aumenti del costo dell'elettricità intervenuti a gennaio». «Ricordo infine - aggiunge - che l'utilizzo della tecnologia fotovoltaica ha contribuito nel 2011 alla copertura del 3% circa della domanda nazionale di energia elettrica, evitando i costi per l'importazione dall'estero e rendendo il nostro paese meno dipendente dai precari equilibri geopolitici mondiali».

Conto energia, le critiche si concentrano sulla soglia di accesso al Registro

Lo schema predisposto dal Governo per l'incentivazione al fotovoltaico è da rivedere, in particolare sarebbe necessario innalzare la soglia di accesso al Registro per evitare la paralisi del mercato. Ne è convinta l'associazione di categoria Gifi-Anie, che pure condivide l'impostazione governativa di contenere la spesa legata agli incentivi, in un'ottica di gestione efficiente e sostenibile delle risorse a disposizione. «Seppur l'obiettivo sia condivisibile - ha dichiarato Valerio Natalizia, presidente Gifi-Anie - ritengo che l'implementazione del registro gestito dal Gse per tutti gli impianti con potenza di picco superiore a 12 kW non sia lo strumento adatto per perseguirlo. L'adozione del registro con una soglia di accesso così bassa contribuirebbe solo ad aumentare la burocrazia mettendo a forte rischio lo sviluppo sostenibile del mercato anche e soprattutto a causa dell'enorme incertezza inerente la fattibilità dei progetti fotovoltaici a discapito della loro bancabilità. Se poi consideriamo il già difficile accesso al credito per l'industria, il quadro che si delinea per il mercato fotovoltaico non è confortante».   La proposta di Gifi-Anie è, innanzitutto, quella di innalzare a 200 kW la soglia d'obbligo per l'accesso al Registro; l'intero quinto Conto energia dovrebbe poi essere basato su un sistema di controllo della spesa virtuoso che, all'aumentare della potenza fotovoltaica connessa alla rete elettrica, preveda un ulteriore decremento della tariffa nel periodo di riferimento successivo, in modo da tenere stabili i conti del sistema incentivante. In aiuto alle richieste degli operatori del solare è arrivata intanto la bozza del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulle rinnovabili predisposta dalla commissione Ambiente della Camera. Secondo lo studio, gli incentivi al settore delle rinnovabili pesano per circa il 10% sulla bolletta elettrica di famiglie e imprese, ma nel medio periodo i benefici supereranno di gran lunga gli oneri: «Per il solo fotovoltaico si spendono annualmente circa 5,5 miliardi; se, come risulta da valutazioni condivise, tale importo crescesse ulteriormente fino ad arrivare alla soglia, stimata in sette miliardi, considerata essenziale per arrivare senza conseguenze negative per il settore alla grid parity, il saldo positivo al 2030 sarebbe veramente notevole», si legge nel rapporto. Di qui le critiche al nuovo Conto energia che, secondo i deputati, rischierebbe di scoraggiare il settore delle fonti rinnovabili anche con ingiustificati appesantimenti burocratici. Il testo della commissione Ambiente definisce addirittura la bozza del quinto Conto energia come "un deciso passo indietro". Il principale punto interrogativo riguarda, anche in questo caso, il Registro: «La prevista soglia dei 12 kW per l'iscrizione al registro mette a rischio lo sviluppo di tante aziende innovative. Inoltre destano perplessità la mancata conferma del sistema autoregolante di riduzione delle tariffe già previsto nel quarto Conto energia, la soppressione del premio automatico in tariffa per gli impianti installati su coperture bonificate dall'amianto, nonché la drastica riduzione del budget che non garantisce continuità al mercato e la previsione della certificazione energetica degli edifici come 'barriera' di accesso agli incentivi».

martedì 22 maggio 2012

Decreti rinnovabili, Assolterm: «Da delibera Aeeg segnale importante per rilanciare il solare termico»


Decreti rinnovabili, Assolterm: «Da delibera Aeeg segnale importante per rilanciare il solare termico»
Martedì 22 Maggio 2012 10:10
COMUNICATO STAMPA
Decreti rinnovabili, Assolterm: «Da delibera Aeeg segnale importante per rilanciare il solare termico»
Assolterm esprime soddisfazione per i contenuti della delibera con cui l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas ha richiamato l'attenzione del Governo a favorire le rinnovabili termiche e il comparto dell'efficienza energetica negli schemi dei decreti per i nuovi incentivi alle rinnovabili. Il 28 giugno a Roma Assolterm organizza il convegno - Come sarà il mercato del solare termico nel 2030? PAN, burden sharing e meccanismi di incentivazione
Roma, 22 Maggio 2012 - «Ritengo che con questa Delibera l'Autorità abbia dato un segnale importante che va nella giusta direzione di un riequilibrio dell'attenzione data a termico ed elettrico nel raggiungimento degli obiettivi al 2020. Spero vivamente che il Governo dia il giusto peso a quanto asserito con cognizione di causa da un organo tecnico e prestigioso quale è l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas».
Con queste parole il Presidente di Assolterm, Sergio D'Alessandris ha commentato la delibera indirizzata al Governo dall'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas con il quale l'Aeeg ha espresso un parere in merito alla necessità di puntare con più forza sulle rinnovabili termiche e sull'efficienza energetica negli schemi dei decreti per i nuovi incentivi alle rinnovabili.
«L'Autorità - si legge nel parere dell'Aeeg - ha già avuto modo di esprimere il proprio orientamento e alcune proposte ai fini della ridefinizione degli strumenti incentivanti per le fonti rinnovabili». L'Aeeg, infatti, aveva già sottolineato come «Un maggior ricorso all'efficienza energetica e all'utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di calore, anziché per la produzione di energia elettrica, comporterebbe un minore costo per il raggiungimento degli obiettivi al 2020 previsti dalla direttiva 2009/28/CE e vedrebbe l'Italia giocare un ruolo importante, essendo un Paese avanzato nel campo degli interventi e delle tecnologie per l'efficienza energetica».
L'Autorità ha quindi suggerito all'Esecutivo diverse correzioni da adottare, ricordando la necessità di puntare maggiormente sulle rinnovabili termiche e sull'efficienza energetica, piuttosto che focalizzarsi esclusivamente sulla produzione di elettricità da FER, una scelta giudicata attualmente «troppo costosa». L'Aeeg, nel suo parere, ha poi sollevato anche il problema dell'assenza in Italia di una strategia energetica capace di aggiornare il Piano d'Azione Nazionale (PAN) e i suoi obiettivi per il 2020. I decreti, secondo quanto si legge nell'allegato A al testo della delibera «continuano a riguardare la sola produzione elettrica da fonti rinnovabili e sono stati proposti in totale assenza di una revisione degli obiettivi complessivi».
Assolterm ha da sempre ricordato la necessità di sostenere con adeguate politiche di incentivazione il solare termico, considerando le enormi potenzialità di sviluppo del settore che, se opportunamente supportato, potrebbe puntare a raggiungere 1 m2 installato per abitante nel 2020 per la sola copertura dei fabbisogni di acqua calda per usi domestici e potrebbe arrivare ad occupare nel 2020 più di 150.000 persone a tempo pieno.

L'Italia, infatti, si è impegnata, con il Piano di Azione Nazionale per le Fonti Rinnovabili a raggiungere nel 2020 il 17% di energia da FER pari a circa 22 Mtep, di cui poco meno della metà solo per il riscaldamento e il raffreddamento. Una tecnologia economica ed efficiente come il solare termico si candida naturalmente a coprire una fetta significativa di quei 10 Mtep, destinati alla produzione di calore e freddo, a condizione di poter contare su un quadro normativo stabile e "facilitante" anche per l'utente finale.
Proprio del futuro del mercato solare termico italiano si parlerà a Roma il prossimo 28 giugno in occasione del Convegno organizzato da Assolterm presso la sede del GSE"Come sarà il mercato del solare termico nel 2030? PAN, burden sharing e meccanismi di incentivazione". Il convegno si pone l'obiettivo di valutare cosa succederà una volta "scaduti" gli obiettivi nazionali al 2020. Una scadenza ravvicinata che, anche alla luce delle normative e delle linee di indirizzo europee, permetterà ai relatori di interrogarsi sugli obiettivi al 2030 e di focalizzare l'attenzione sullo stretto rapporto tra le scelte politiche che vengono intraprese oggi e un orizzonte temporale di più ampio respiro.
Durante il convegno saranno presentati i dati ufficiali del mercato italiano del solare termico per il 2011 e prenderanno parte alla tavola rotonda organizzata da Assolterm i rappresentanti dei ministeri competenti, diversi soggetti istituzionali e i referenti tecnici coinvolti nella gestione dei meccanismi di incentivazione.
Al Convegno seguirà nel pomeriggio l'Assemblea Annuale dei Soci durante la quale si svolgeranno le elezioni del nuovo Consiglio Esecutivo di Assolterm.

martedì 8 maggio 2012

Troppa burocrazia nei nuovi decreti per le rinnovabili

27 Aprile 2012
Mentre la crisi finanziara ed economica stenta ad abbandonarci, le Borse sono ancora sotto attacco e lo spread appare di nuovo fuori controllo, le associazioni di categoria, gli operatori, gli investitori, i legali, le istituzioni finanziarie hanno finito di interrogarsi sulle reali intenzioni del Governo Monti in merito al quinto Conto energia e al Decreto sulle rinnovabili elettriche non fotoivoltaiche (eolico, biomasse, idroelettrico, geotermico e biogas).

Il messaggio che traspare dalle bozze dei decreti varati dai competenti Ministeri ed ora al vaglio dell'Autorità dell'Energia Elettrica e del Gas nonchè della Conferenza Stato-Regioni, pare chiaro: raggiungere, e financo superare, gli obiettivi europei in materia di energie rinnovabili per il 2020 attraverso una crescita virtuosa, basata su un sistema di incentivazione equilibrato e vantaggioso per il sistema Paese, maggiormente allineato ai livelli europei e adeguato ai costi di mercato. E se da un lato, gli obiettivi possono dirsi condivisibili, considerato che finalmente si torna a parlare di Piano energetico nazionale che assegna al settore elettrico uno spazio importante, dall'altro lato, non può che destare più di una perplessità l'eccessiva burocratizzazione che l'implementazione del nuovo sistema impone e soprattutto le condizioni di accesso agli incentivi. Ma procediamo per gradi.

Il nuovo quadro regolamentare, che entrerà in vigore al superamento (esattamente 30 giorni dopo) della soglia dei 6 miliardi annui di incentivi per il fotovoltaico (tra luglio e ottobre prossimi) e il 1 gennaio 2013 per le altre fonti rinnovabili, introduce un sistema di controllo e governo dei “volumi installati e della relativa spesa complessiva” attraverso il meccanismo di aste competitive per i grandi impianti e tramite registri di prenotazione per gli impianti di taglia medio-piccola, Sono invece esclusi dai registri i micro impianti.
Al di là delle (non indifferenti) problematiche legate a: capire chi siano i tecnici abilitati alla certificazione energetica degli edifici; far fronte alle numerose certificazioni che i produttori di moduli e inverter dovranno rilasciare; provvedere al pagamento dei contributi da versare al Gse sia per le spese di istruttoria sia per coprire gli oneri di gestione, verifica e controllo; soddisfare i requisiti minimi che devono possedere i partecipanti alle aste competitive a dimostrazione della loro solidità finanziaria ed economica nonché fornire le cauzioni poste a garanzia della realizzazione dell'intervento, emerge in tutta la sua evidenza come - in entrambe le bozze di decreto - condizione imprescindibile per essere ammesso a partecipare alle aste o essere iscritto nel registro sia la previa esistenza del titolo autorizzativo.

La qual cosa non dovrebbe attirare l'attenzione che invece desta se fossimo in un Paese in cui i titoli autorizzatori fossero rilasciati - sussistendone ovviamente i presupposti - nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa vigente. La qual cosa invece, come è fin troppo noto, non è, a dispetto dei recenti interventi legislativi e alla copiosa giurisprudenza in materia.

Invero, è un dato di fatto che il rischio autorizzatorio - per tale intendendosi il rischio che l'autorizzazione non venga rilasciata nei tempi attesi o che non venga impugnata da qualche soggetto interessato avanti al competente tribunale amministrativo - è ormai considerato endemico al Paese Italia ma non per questo ancora “digerito”. Anzi, sempre più spesso il rischio autorizzatorio viene considerato come elemento dirimente la bancabilità o meno di un progetto. Con tutte le conseguenze che ne derivano.
Eppure, data la qualificazione dell'attività di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili come «attività libera», cui si accede in condizioni di uguaglianza, senza discriminazioni nelle modalità, condizioni e termini per il suo esercizio, il procedimento autorizzatorio dovrebbe essere scevro da tutti i rischi di ritardi o, peggio ancora, “stalli” procedimentali.

A dispetto del procedimento unico, che - una volta avviato sulla base dell'ordine cronologico di presentazione delle istanze - dovrebbe svolgersi con tempi e scadenze certe, anche in ipotesi di assoggettamento alla valutazione di impatto ambientale, e a dispetto del fatto che nella conferenza dei servizi confluiscono tutti gli atti autorizzativi comunque denominati in materia ambientale e gli esiti delle procedure sull'impatto ambientale, è un dato di fatto che lo stesso non si chiude mai nei famosi 180 giorni, a nulla essendo valsa l'espressa avvertenza dell'obbligo di «risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento».

Ed è altresì un dato di fatto che, alla luce delle due bozze di decreto, senza titolo autorizzatorio non sussite nemmeno la chance di iniziare il lungo iter burocratico per poter essere ammesso al nuovo sistema di incentivi. La partita delle rinnovabili è, come dicevo, ancora aperta. Resta da capire quale sarà la squadra e chi saranno i player che potranno scendere in campo.

mercoledì 2 maggio 2012

L'Ifi vuole più tutela per la filiera italiana nel nuovo Conto energia

La riforma del Conto energia agita da diverse settimane il mondo del fotovoltaico. Le proteste delle (numerose) associazioni di categoria si sono concentrate soprattutto sul taglio delle tariffe incentivanti e sull'introduzione del Registro per gli impianti sopra i 12 kW. Il Comitato Ifi, che rappresenta i produttori nazionali di celle e moduli, concentra invece le sue critiche soprattutto sul mancato sostegno alla filiera italiana del solare, ormai da tempo in sofferenza per l'aggressiva concorrenza asiatica. Energia24 ne ha parlato con Alessandro Cremonesi (nella foto), presidente del Comitato Ifi.

Quali sono i punti più critici, a vostro giudizio, del nuovo Conto energia?
Occorre innanzitutto sottolineare come, dal nostro punto di vista, in realtà non esisteva la necessità di varare un nuovo regime incentivante. Non bisogna dimenticarsi, infatti, come già il quarto Conto energia prevedesse, a partire dal gennaio 2013, l'introduzione della tariffa onnicomprensiva. Dunque non era necessario mettere in moto tutto questo cambiamento, che comporta grandi difficoltà per il mercato del solare, introducendo in buona sostanza misure che erano in gran parte già previste dal precedente regime di sostegno. Questi cambiamenti normativi continui comportano problemi soprattutto per la filiera industriale, perché i nostri investimenti devono essere fatti con almeno una prospettiva di medio termine.

Quali sono, secondo voi, le modifiche più importanti da inserire nello schema proposto dal Governo?
Noi chiediamo che nel quinto Conto energia sia ripristinata la premialità per la produzione della filiera europea. Ad oggi ci troviamo con la concorrenza asiatica che, grazie a regole di partenza completamente diverse dalle nostre, riesce a essere più competitiva. O meglio, si può parlare di vero e proprio dumping. Il prezzo attuale dei moduli asiatici non è, infatti, quello reale di mercato. Nel momento in cui queste aziende ricevono un contributo a fondo perduto dal Governo cinese semplicemente in quanto imprese esportatrici, è chiaro che si turba la competizione sul mercato globale. In più, secondo un rapporto Forbes, questi produttori hanno ricevuto finanziamenti statali a tasso agevolato per circa 35 miliardi di dollari nel 2011.

Quali sono le ricadute di questa "concorrenza sleale" per la filiera industriale nazionale?
L'industria italiana ha una capacità produttiva che si aggira sui 1,3-1,5 GW annui, eppure nel 2011 sono stati installati sul territorio nazionale soltanto 500 MW di moduli made in Italy, a fronte di quasi 6 GW complessivi di nuova potenza fotovoltaica. Se dunque anche lo scorso anno, che è stato uno dei migliori per il solare, non siamo riusciti a far viaggiare le nostre linee produttive neppure al 50%, è chiaro che c'è un grande problema. Tra l'altro, per questo motivo, non abbiamo potuto fare le economie di scala previste dai business plan. Quello che auspichiamo è che il sacrificio che stiamo chiedendo agli italiani con gli incentivi non vada a esclusivo beneficio di una filiera che sta dall'altra parte del mondo ma, al contrario, abbia delle ricadute interne.

Eppure della premialità per il made in Europe prevista dal quarto Conto energia hanno approfittato anche numerosi costruttori asiatici, che magari si sono limitati ad assemblare sul suolo europeo i propri moduli. Come si può evitare di ripetere questa situazione?
Se si consente a una società cinese di beneficiare del made in Europe evidentemente c'è qualcosa che non quadra. Nella fase di elaborazione del quarto Conto energia avevamo fortemente richiesto l'introduzione della premialità per il made in Europe, ma nelle regole applicative è stato inserito all'ultimo minuto un comma vincolante, che ha permesso questo paradosso. È come se un'azienda automotive che ha gli impianti in Corea ma fabbrica il cruscotto in Germania fosse riconosciuta come europea. In realtà basterebbe applicare le leggi doganali, che chiariscono molto bene quando si ha diritto di utilizzare il marchio CE. Il punto fondamentale è riuscire a dimostrare che la trasformazione sostanziale del prodotto finito avviene nel vecchio Continente. La norma del quarto Conto energia, dunque, andrebbe senz'altro riformulata nel nuovo sistema di incentivazione.

I produttori americani del fotovoltaico si sono appellati al Wto contro la concorrenza cinese. Anche quelli italiani potrebbero fare qualcosa del genere?
È una possibilità che stiamo valutando insieme alle altre associazioni dei produttori europei. L'idea di introdurre dei dazi contro le importazioni cinesi, d'altronde, non è un'utopia: i ceramisti, prima di noi, hanno ottenuto delle misure in tal senso, così come l'industria della carta. In un mercato globale le regole di partenza devono essere uguali per tutti. Il caso di Q-cells è emblematico: fino a tre anni fa questa società era il più grande produttore di celle fotovoltaiche al mondo, ora i suoi dirigenti sono stati costretti a portare i libri in tribunale. Tutto questo perché non si sono correttamente difesi dall'azione predatoria da parte dei concorrenti cinesi.

Cosa vi aspettate, dunque, dalla versione definitiva del quinto Conto energia?
Innanzitutto le correzioni di cui abbiamo parlato, che devono essere fatte subito perché il mercato attualmente è fermo. Tutti sostengono che occorre salvaguardare la filiera nazionale del solare ma è necessario anche che ci dicano come. Con lo schema predisposto dal Governo, al contrario, il nostro comparto rischia la chiusura. Io mi auguro che queste modifiche siano introdotte nelle prossime settimane, altrimenti non potremo competere contro la concorrenza asiatica. La maggioranza dei nostri associati ha già avviato le procedure per la cassa integrazione: ci sono già più di mille dipendenti delle aziende italiane del solare in queste condizioni.

martedì 1 maggio 2012

Il quinto conto energia : ecco come si esprimono gli operatori

Ad esprimesi sul quinto Conto Energia sono stati anche i vertici di Enel, i quali sono convinti che vanno apportate delle modifiche sul sistema di incentivi alle fonti rinnovabili. Nonostante il ministro dell’ambiente Clini abbia rassicurato gli operatori del settore, rimane l’ostacolo rappresentato dal ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, il quale si è dimostrato favorevole ai tagli con l’intenzione di aggiustare le storture che in passato si sono avute nel campo degli ecoincentivi per le energie rinnovabili. Intanto Paolo Andrea Colombo, presidente di Enel, ha dichiarato: “Gli effetti negativi di una programmazione sbagliata, che ha destinato al fotovoltaico incentivi importanti, sono evidenti. Se al 2011 sono stati 6 miliardi gli incentivi al settore, fino al 2030 si stima che il loro costo potrebbe arrivare a 130 miliardi di euro“. Colombo ha anche sottolineato che Enel si aspetta una ridefinizione appropriata dei meccanismi incentivanti e la messa a punto di un nuovo piano energetico nazionale che possa definire delle strategie adeguate anche a lungo termine, in modo da far sviluppare la competitività. Fulvio Conti, l’ad di Enel, ha affermato che è giusto apportare delle correzioni, ma si augura che gli incentivi per le fonti rinnovabili possano cambiare in meglio, per favorire lo sviluppo sostenibile di altri settori energetici, oltre a quello già ampiamente promettente del fotovoltaico. Non manca di far sentire il suo parere Stefano Saglia, ex sottosegretario allo sviluppo economico, il quale ha dichiarato: “Si rischia di innescare un contenzioso con il quale si faranno del male tutti. Si dimentica che l’attuale sistema scadrà comunque a fine anno, dopo di che entrerebbe in vigore il meccanismo in stile tedesco che avevamo congegnato per consentire una discesa graduale ogni sei mesi, con un quadro certo fino al 2016“. Le dichiarazioni del WWF A cura di Gianluca Rini Sul quinto Conto Energia è intervenuto anche il WWF, che ha sottolineato la necessità di mantenere gli incentivi per le fonti rinnovabili di energia. In effetti da parte del governo c’è l’intenzione di apportare dei tagli netti agli ecoincentivi, non favorendo lo sviluppo sostenibile, unica strada possibile per la crescita economica del nostro Paese. D’altronde molti sono stati i risultati determinati soprattutto dal ricorso al fotovoltaico, specialmente per quanto riguarda la sostenibilità ambientale. Adesso invece si rischio di vanificare tutto a causa delle riduzione degli incentivi. Per questo da parte del WWF è arrivata la seguente dichiarazione: “Gli incentivi per le rinnovabili vanno mantenuti e modulati sull’esigenza di tagliare (fino all’eliminazione completa) le emissioni di CO2 e di sviluppare l’economia del futuro, cioè la green economy, in Italia, non certo sulla necessità di tappare le falle di un sistema energetico distorto basato sui combustibili fossili“. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le imprese. Ma non bisogna comunque dimenticare che tutto il settore occupazionale è condizionato dalla possibilità di non potere fare affidamento sullo sviluppo ecocompatibile garantito dallo sfruttamento delle ecoenergie. Il settore dell’efficienza energetica e delle rinnovabili costituisce una rilevante opportunità per il futuro. Il WWF è consapevole di tutto ciò. Proprio per questo fa appello alla politica, in modo che essa possa garantire tecnologie innovative e impianti in grado di favorire sia l’economia che il rispetto dell’ambiente. Non si tratta di dettagli, ma di aspetti da non sottovalutare. Le modalità per l’erogazione degli incentivi A partire dalla bozza del quinto Conto Energia si possono vedere quali sono le modalità scelte dal Governo per l’erogazione degli incentivi per l’energia solare. La bozza punta sullo sviluppo delle rinnovabili, che intende premiare soprattutto il ricorso a strategie in grado di valorizzare l’efficienza dei costi e i vantaggi ambientali. E’ stata stabilita l’iscrizione dell’impianto in un apposito registro e gli ecoincentivi saranno concessi a determinate tipologie di impianti solari. Nello specifico gli impianti presi in considerazione sono quelli nuovi, quelli ibridi, gli impianti previsti dai progetti di riconversione del settore bieticolo-saccarifero. Inoltre gli incentivi per il fotovoltaico verranno concessi anche agli impianti che diventano oggetto di un intervento totale o parziale di rifacimento o di potenziamento. Per ottenere gli ecoincentivi, si deve fare richiesta al GSE e ci si deve iscrivere al registro informatico appositamente predisposto. I registri verranno aperti per la prima volta entro il 30 giugno di quest’anno. Si prevedono delle riaperture successive entro il 31 marzo e il 30 settembre di ogni anno. Tutti coloro che richiedono di accedere agli incentivi devono versare al GSE un contributo per le spese di istruttoria, che ammontano a 150 euro. Inoltre devono pagare una quota che varia dagli 80 ai 2.200 euro in base alla potenza dell’impianto fotovoltaico. Con il quinto Conto Energia si è scelto di puntare molto sui processi virtuosi che possano garantire il pieno rispetto dell’ambiente. Le energie rinnovabili d’altronde rappresentano il punto di partenza per un futuro più ecocompatibile. Clini: “Nessuna sorpresa per il fotovoltaico” Sul quinto Conto Energia è intervenuto il ministro dell’Ambiente Clini, il quale ha dichiarato che non ci sarà nessuna sorpresa per ciò che riguarda il fotovoltaico. E’ stato spiegato che c’è da parte del Governo l’intenzione di arrivare ad una riduzione degli ecoincentivi, tenendo in considerazione i prezzi dei moduli fotovoltaici, non superando il limite di 7 miliardi l’anno. Il ministro Clini ha messo in evidenza che gli incentivi devono rappresentare un fattore di crescita per il Paese, proprio per questo saranno rivolti in particolare agli impianti solari di piccole dimensioni, volti a soddisfare le esigenze dell’autoconsumo domestico e industriale. Nello specifico gli impianti che potranno beneficiare degli incentivi dovranno puntare all’efficienza energetica e all’innovazione tecnologica. Da parte del Governo c’è anche l’intenzione di utilizzare gli incentivi per il fotovoltaico, in modo che essi costituiscano degli investimenti importanti nelle zone industriali dismesse, in modo da portare avanti un processo di industrializzazione sostenibile, non perdendo di vista la finalità fondamentale dello sviluppo ecosostenibile. Gli incentivi per il fotovoltaico, oltre a rappresentare un vantaggio per l’ambiente, possono rappresentare anche un vantaggio economico per il nostro Paese, perché il ricorso alle fonti pulite di energia è capace di abbassare il costo del chilowattora. Il tutto obbedisce all’esigenza di affermare un basso impatto ambientale, riducendo la necessità dei combustibili fossili, i quali incidono anche sulle spese che l’Italia deve affrontare. Le linee portate avanti dal Governo sul quinto Conto Energia da questo punto di vista appaiono decisive. Clini: “A breve i decreti attuativi” A cura di Gianluca Rini Si parla nuovamente del quinto Conto Energia. A riferire ulteriori informazioni sull’argomento è direttamente il Ministro dell’Ambiente Clini, che è tornato sulla questione, dando delle conferme e facendo prospettare tempi brevi per quanto riguarda la stesura dei primi decreti attuativi relativi alle fonti rinnovabili non fotovoltaiche. Le prospettive sono veramente interessanti e, se tutto verrà rispettato per quanto riguarda i tempi di azione, potremo avere a disposizione in tempi brevi le prime norme. Il Ministro Clini ha infatti spiegato: “Spero che in qualche giorno arrivi la preparazione dei decreti e del quinto Conto Energia“. Dovrebbero mancare quindi pochi giorni prima di avere a disposizione i primi dettagli sulle nuove norme previste. Inoltre il Ministro ha le idee ben chiare relativamente ad una modifica ragionata della struttura energetica nazionale. Clini ha infatti spiegato che l’intenzione sarebbe quella di procedere ad un vero e proprio cambiamento. Il Ministro ha parlato a questo proposito di un cambiamento della struttura dell’energia in Italia, “che passa attraverso la disseminazione delle piccole e medie utenze, modello su cui vogliamo puntare nella preparazione dei decreti per le rinnovabili non fotovoltaiche, che spero arrivino in qualche giorno, e del quinto Conto Energia“. L’obiettivo è quindi quello di rivedere il piano energetico nazionale, aggiornando le procedure relative alle energie rinnovabili. Per Clini in particolare bisognerebbe “rafforzare la diffusione della generazione distribuita incardinata sulle fonti rinnovabili di efficienza energetica“. Il Governo: “Non c’è il coinvolgimento di Enel” A cura di Gianluca Rini Sul Quinto Conto Energia continuano ancora le polemiche, anche perché, dalla bozza diffusa di recente, in molti hanno pensato ad un possibile coinvolgimento di Enel nella questione. Enel sarebbe intervenuta addirittura nella redazione del nuovo Conto Energia. Il Ministero dello Sviluppo Economico intende spiegare che si tratta di una notizia falsa, del tutto infondata. È questo sostanzialmente il senso di una nota che è stata diffusa proprio dal Ministero. D’altra parte anche Enel si era difesa al riguardo, smentendo tutte le voci che erano in circolazione sulla vicenda. Il tutto è stato oggetto di una specifica interrogazione parlamentare. In particolare Francesco Ferrante, senatore del Pd, ha fatto notare: “La bozza sta provocando una sensibile e fondata agitazione tra gli operatori, perché si configurerebbe l’ennesimo attacco al settore del fotovoltaico. Il solo sospetto che vi possa essere una influenza esterna nella stesura del documento non può che accrescere lo stato di tensione nel settore.” Per il momento ciò che preoccupa gli esperti del settore è rappresentato dal calo degli incentivi per le energie rinnovabili, secondo una linea del Governo, che vuole considerare la questione nell’ambito di un contesto europeo di crisi economica. Nello specifico si fanno sentire le preoccupazioni per i tagli agli incentivi per il fotovoltaico 2012, che minano anche lo sviluppo sostenibile nel nostro Paese. Nel frattempo Enel ha anche avviato un’indagine interna a livello informatico, in modo da verificare se ci sono delle manipolazioni che farebbero risalire a dei collaboratori dell’azienda l’origine del file della bozza del Quinto Conto Energia. Occorre che il Governo faccia chiarezza A cura di Gianluca Rini Sul Quinto Conto Energia c’è bisogno che il Governo faccia maggiore chiarezza, anche perché non tutti sono convinti che la bozza, di cui ultimamente si sono riscontrate tracce, sia un provvedimento ufficiale messo a punto dai ministri. In effetti bisogna sottolineare che il documento diffuso prospetta un sistema incentivante insostenibile per il settore del fotovoltaico in Italia, sia in termini di conservazione dei posti di lavoro che per ciò che riguarda la tutela degli investimenti sull’opportunità di sfruttamento dell’energia pulita a sostegno dell’ambiente. Come ha spiegato Valerio Natalizia, presidente GIFI-ANIE: “Stento a credere che i ministeri competenti vogliano infondere panico nel mercato fotovoltaico facendo circolare bozze – diverse tra loro nei contenuti e nella forma – piuttosto che operare con responsabilità nei confronti di un comparto industriale, quello del fotovoltaico, che ad oggi ha contribuito concretamente allo sviluppo nel nostro Paese del mercato energetico, componente fondamentale di ogni sistema economico.” E in effetti il fotovoltaico in Italia rappresenta un importante punto di riferimento per ciò che riguarda la possibilità di uno sviluppo sostenibile che veramente possa definirsi tale. D’altronde non bisogna dimenticare che per gli impianti fotovoltaici l’Italia potrebbe diventare la prima al mondo, un record da non sottovalutare e che può essere promosso proprio grazie agli investimenti. Gli esperti chiariscono che tramite gli investimenti sul fotovoltaico si potrà arrivare ad un abbassamento dei costi per l’energia elettrica, riducendo anche le importazioni e avviandosi verso sempre più verso l’autosufficienza energetica. Valerio Natalizia, presidente GIFI-ANIE, chiede che ci sia da parte del Governo una smentita ufficiale delle bozze in circolazione, in modo da poter avviare un processo di collaborazione per definire un Quinto Conto Energia che tenga conto delle opportune esigenze dell’industria fotovoltaica, volta anche alla competitività. Il futuro, in termini di sostenibilità ambientale, è in mano alle ecoenergie e di conseguenza non si può continuare ad infondere incertezza su questo punto: è necessario agire con determinazione e con linearità. Un impegno che le autorità governative dovrebbero riuscire a garantire nel migliore dei modi. I dettagli sugli incentivi per il fotovoltaico Sul quinto Conto Energia sono emerse già delle indiscrezioni che riguarderebbero la prima bozza del testo messo a punto dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Ambiente. Possiamo fare già delle prime ipotesi, anche se queste andranno confermate in seguito alla messa a punto di un testo definitivo e sul quale saranno rese note informazioni più precise. Intanto si sa che il quarto Conto Energia dovrebbe terminare il prossimo 30 giugno. Dall’1 luglio 2012 entrerebbe in vigore il quinto Conto Energia, il quale prevede degli ecoincentivi disponibili fino al 31 dicembre 2014. L’ammontare delle somme a disposizione sarebbe pari a 500 milioni di euro l’anno. E’ stato ipotizzato che questi incentivi potranno essere messi a disposizione soltanto per quegli impianti solari che entreranno in esercizio entro il 30 giugno. Sulla base della bozza che starebbe circolando in queste ore, si può vedere come il nuovo Conto Energia sarà applicato agli impianti fotovoltaici integrati che abbiano caratteristiche innovative e anche agli impianti fotovoltaici a concentrazione. Ancora però non ci sono notizie ufficiali da parte dei Ministeri. Si tratta soltanto di congetture ricavabili a partire da una prima bozza. Sicuramente comunque gli incentivi statali per il fotovoltaico rappresentano un punto di riferimento molto importante nel nostro Paese. Non bisogna infatti dimenticare che ultimamente si sta diventando sempre più consapevoli dell’importanza che ha il ricorso alle energie rinnovabili e l’energia ricavata dai raggi del sole occupa sempre più un posto di primo piano nell’ambito dell’energia pulita. Le energie rinnovabili rappresentano il punto di svolta dello sviluppo sostenibile, per questo gli incentivi da parte dello Stato non possono che essere bene accetti. Si tratta di promuovere la sostenibilità ambientale. Di conseguenza le indiscrezioni che sono trapelate riguardo al quinto Conto Energia ci fanno ben sperare anche per il futuro. A parte la consistenza delle cifre a disposizione, farebbe ben sperare la volontà di poter ricorrere a tutte le strategie disponibili per sensibilizzare all’uso del fotovoltaico. Il quinto Conto Energia dovrebbe stabilire dei punti chiari, per non lasciare le imprese nelle incertezze normative, in modo da riuscire a garantire la possibilità di accedere con facilità alle fonti rinnovabili. L’associazione per la tutela delle energie rinnovabili chiede un incontro con Clini A cura di Elisabetta Fonte L’associazione nazionale che si occupa della tutela delle energie rinnovabili (ANTER) ha appena inviato una richiesta per riuscire a incontrare il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini in merito al Quinto Conto Energia. La preoccupazione infatti è molto forte, soprattutto per il rischio che abbiamo visto di tagli agli incentivi del fotovoltaico. È il presidente dell’associazione a parlare, il dottor Antonio Raione, il quale ha affermato che la crescita dell’energia solare in Italia ha portato notevoli vantaggi a livello occupazionale, il che è particolarmente importante in un periodo di crisi economica come quello che stiamo attualmente vivendo. Il taglio di contributi economici e fiscali potrebbe fortemente indebolire le aziende, producendo ulteriore disoccupazione. Il loro impegno verso l’energia pulita, inoltre, ha permesso all’Italia di dimostrare maggiore attenzione al risparmio energetico e alla tutela ambientale. Le energie rinnovabili vanno dunque ancora stimolate affinché il mercato possa concretamente affermarsi ed autoalimentarsi, diventando effettivamente uno strumento di beneficio collettivo e per la vita del Pianeta Terra. L’associazione che difende la produzione di energie alternative propone alcune iniziative dal suo punto di vista sostenibili, come il posticipo del Quinto Conto Energia, richiedendo che non entri in vigore prima del 2013, oltre all’estensione dell’obbligo di registro per gli impianti di portata maggiori a 20kWp e il ritorno degli incentivi per chi sostituisce con i pannelli fotovoltaici le coperture ed eternit e amianto, che come abbiamo già avuto modo di dire sono sostanze tossiche e cancerogene, assolutamente pericolose e da smaltire.il

Riciclo pannelli fotovoltaici

Il riciclo dei pannelli fotovoltaici diventerà obbligatorio. A partire infatti dal 30 giugno 2012 le aziende produttrici sono in dovere di entrare a far parte di un consorzio, che possa garantire il riciclaggio dei moduli fotovoltaici, una volta che questi vengano dismessi. A stabilirlo è una direttiva europea sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. I produttori per cui devono essere in grado di fornire delle specifiche garanzie sul riciclaggio dei pannelli solari. In questo modo i pannelli fotovoltaici non potranno più nuocere all’ambiente, perché ne dovrà essere garantito il loro adeguato smaltimento. Pensare alla sostenibilità ambientale anche da questo punto di vista appare come un’opera essenziale per garantire un’adeguata raccolta di tutte quelle componenti che possono risultare inquinanti per l’ambiente. Provvedere in maniera specifica alla lotta all’inquinamento aggiunge un tassello in più in termini di impatto ambientale ridotto, che già si cerca di mettere in atto attraverso il ricorso all’energia pulita. Bisogna considerare che il fotovoltaico può essere sfruttato a beneficio dell’ambiente, non solo quando gli impianti solari sono in funzione, ma anche quando esauriscono la loro capacità di produrre energia green. Dagli impianti solari si possono ricavare alluminio, vetro, gallio, indio, selenide e molti di questi sono dei minerali che sono anche a rischio esaurimento, ecco perché il recupero dei materiali attraverso il riciclo dei pannelli solari può essere un’ottima idea per non sfruttare al massimo le risorse del nostro pianeta. E’ anche da considerare che riciclando i pannelli solari e diversi materiali di cui sono composti è possibile anche ridurre le emissioni di anidride carbonica, che sarebbero prodotte se i materiali dovessero essere messi a punto ex novo. Il riciclo dei pannelli fotovoltaici è quindi un passo fondamentale, che non può essere trascurato. Le aziende avranno come limite massimo di tempo quello del 30 giugno 2012, per adeguarsi e per entrare a far parte di un sistema che garantisca il recupero dei moduli solari, in modo da non creare danni all’ambiente. In questo modo si potrà anche attivare un sostanziale risparmio di energia, che non potrà non andare a vantaggio della salvaguardia dell’ambiente. Il provvedimento quindi è molto importante.

domenica 29 aprile 2012

Quinto conto energia modifica del decreto

Il quinto Conto energia per il fotovoltaico è sgradito anche alle 85.000 piccole e medie imprese italiane che continuano a lavorare nel settore delle rinnovabili. Lo afferma un comunicato congiunto di Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato), Confartigianato e Casartigiani, ricordando gli oltre 200.000 occupati nelle varie aziende tra produttori di tecnologie, installatori e così via. Gli schemi dei decreti pubblicati la scorsa settimana, senza opportune correzioni, rischiano di bloccare gli investimenti di queste imprese, perché «introducono procedure burocratiche e prenotazione degli incentivi che penalizzano in misura maggiore i piccoli impianti». La critica è all’ennesimo cambiamento delle regole, dopo la riduzione delle tariffe prevista dal quarto Conto energia di maggio 2011. Secondo la nota congiunta, «è necessario tutelare gli impianti di piccola dimensione, almeno fino a 30 kW di potenza, che non dovrebbero essere soggetti a tetti massimi di incentivazione né all’obbligo di iscrizione al registro». L’incentivo dovrebbe essere automatico, anche perché i maggiori oneri in bolletta - evidenziano le associazioni dell'artigianato - si devono piuttosto alle grandi centrali e a quelle del Cip6, che poco o nulla hanno a che spartire con le rinnovabili. Intanto sono arrivate le proposte Anie-Gifi per correggere il nuovo Conto energia. Per prima cosa, si chiede d’innalzare il budget complessivo per gli incentivi a sette miliardi di euro l’anno, quindi 500 milioni in più rispetto alle stime del Governo. In secondo luogo, si sollecita l’entrata in vigore del sistema dal primo settembre 2012 e non prima, tutelando contemporaneamente gli investimenti già avviati (per esempio i grandi impianti in costruzione o già collegati alla rete ma non iscritti a registro). Infine, Anie-Gifi vorrebbe più provvedimenti per favorire l’industria nazionale del fotovoltaico. La bozza del decreto trasmessa dal ministero dello Sviluppo economico, invece, avrebbe “effetti destabilizzanti” per il mercato, «in un settore che è già stato fortemente colpito da numerose e penalizzanti modifiche negli ultimi 18 mesi», ha spiegato il presidente Anie-Gifi, Valerio Natalizia. Sull’argomento è intervenuto anche l’amministratore delegato di Enel Green Power, Francesco Starace. «Il fotovoltaico - ha commentato - ha portato 36 miliardi d’investimenti lo scorso anno, che non è stato il massimo dal punto di vista dell'economia». Come procedere allora? Nervi saldi, incentivi in graduale discesa mantenendo la stabilità del settore, senza far scappare gli investitori, è la ricetta illustrata da Starace.

Quinto conto energia: per la Commissione Ambiente della Camera va modificato

    L'VIII Commissione della Camera dei deputati chiede al governo di modificare il decreto sul fotovoltaico e il provvedimento sulle altre rinnovabili elettriche. Suggerita inoltre la stabilizzazione della detrazione fiscale del 55%, già annunciata «Modificare i recenti schemi dei decreti interministeriali recanti la disciplina degli incentivi per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili». La richiesta, per una volta, non arriva da una delle tante associazioni sul piede di guerra per il taglio degli incentivi, ma dalla Commissione Ambiente della Camera, che ha esaminato il Quinto conto energia e il decreto sulle rinnovabili elettriche elaborato dal governo. Necessari dunque dei correttivi, non tanto perché lo chiedono gli operatori di settore, ma per riuscire a «garantire il conseguimento degli obiettivi di politica ambientale assunti in sede europea e di promuovere il rafforzamento e il consolidamento di una filiera industriale integrata delle rinnovabili». Con questo nuovo schema di incentivi, sostiene la commissione, l'Italia rischia dunque di non riuscire a rispettare i propri impegni in materia di rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni di gas serra. Senza contare le possibili ripercussioni sul fronte economico e occupazionale. Oltre ai decreti sulle rinnovabili, i deputati hanno esaminato anche gli altri aspetti della politica energetica del governo, a cominciare dalla detrazione fiscale del 55% per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici, per i quali è stata chiesta una proroga (già annunciata dal ministro Clini, ndr). La Commissione, inoltre, chiede di «estendere il sistema delle medesime agevolazioni fiscali anche agli interventi per la messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico».  

giovedì 26 aprile 2012

incentivi fotovoltaico: tempi difficili!

Il difficile futuro del comparto, più che i risultati di un 2011 tutto sommato positivo, è stato al centro della presentazione della quarta edizione del Solar energy report dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, anche quest'anno caduta nel mezzo dei cambiamenti normativi che stanno interessando il settore. Il varo dello schema di riforma del Conto energia da parte del Governo poche settimane fa, infatti, ha messo in secondo piano i numeri dello scorso anno, che pure hanno riservato diverse sorprese.

Innanzitutto il segno meno: nel 2011, al netto del Salva Alcoa, in Italia sono stati installati 5,65 GW, un dato significativo se si tiene conto del blocco di tre mesi provocato dalla complessa gestazione del quarto Conto energia, ma pur sempre il 6,6% in meno rispetto al 2010 dei record. L'arretramento è ancora più evidente se si prende in esame il volume d'affari generato dal comparto: in questo caso la diminuzione rispetto all'anno precedente è del 31% (14,8 miliardi di euro di fatturato), a causa soprattutto dell'evidente calo del prezzo chiavi in mano per tutti i segmenti di mercato, con conseguente riduzione dei margini per gli operatori. Tutto questo ha avuto un impatto anche sull'occupazione diretta del settore, diminuita del 3% in confronto al 2010 (18.000 unità). La tipologia prevalente di installazioni del 2011, inoltre, è stata diversa dalle aspettative: nonostante il quarto Conto energia cercasse di favorire la diffusione dei piccoli impianti, in realtà la quota del solare di taglia superiore a 1 MW è aumentata dal 22 al 31%. Inoltre la percentuale degli impianti su tetto non è andata oltre il 38% della potenza installata.

In questo scenario in chiaroscuro è letteralmente piombata la riforma del sistema di incentivazione: secondo l'analisi dei ricercatori del Politecnico, la sforbiciata alle tariffe prevista dallo schema predisposto dal Governo è rilevante. Si va infatti da un meno 38,5% (rispetto a quanto stabilito dal quarto Conto energia) per gli impianti di piccola taglia, a un massimo del -65% per quelli di grandi dimensioni. Questi ultimi rischiano di diventare non appetibili per gli investitori, mentre i piccoli lo saranno soltanto a patto di decise riduzioni dei prezzi per i clienti finali. L'applicazione del Registro per tutte le installazioni sopra i 12 KW, ossia poco più che residenziali, rischia inoltre di essere fortemente penalizzante per il settore.

«Il giudizio sul nuovo Conto energia è negativo - ha commentato Valerio Nataliza di Anie Gifi - perché si tratta di un provvedimento che non favorisce lo sviluppo del comparto. Con i criteri di accesso al Registro, non si faranno né impianti commerciali né industriali, al massimo si potranno installare 400-500 MW a semestre. Il budget stanziato rappresenta un altro punto negativo: i 6,5 miliardi annui di spesa cumulata per il fotovoltaico non garantiscono una diminuzione progressiva degli incentivi senza traumi ma, al contrario, il rischio è quello di far schiantare il mercato. Altra nota dolente è il Registro: si parla da anni di semplificazione e invece si introducono meccanismi che aumentano la burocrazia e i costi. Quantomeno il limite dei 12 kW andrebbe innalzato».

Anche secondo Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, l'attuale formulazione del quinto Conto energia rende improbabile il raggiungimento dei 2-3 GW di nuova potenza installata annua auspicati dal Governo. Le previsioni degli analisti del Solar Energy report sono invece leggermente più ottimistiche, almeno per quanto riguarda il 2012, che si dovrebbe chiudere con 1,8 GW di nuova capacità. Più tiepide invece le stime per il 2013, con “soli” 1,5 GW di installato. Il dato di fiducia per il settore è rappresentato dalla grid parity, ossia la piena competitività con le fonti fossili, ormai molto vicina per il solare nazionale per effetto del deciso decremento del prezzo dei moduli.

mercoledì 25 aprile 2012

impianto seventy industry

DIBATTITO Il mondo delle rinnovabili si compatta contro la riforma degli incentivi Operatori e associazioni sono scesi in piazza a Roma per chiedere la revisione dei decreti governativi 19 Aprile 2012 Associazioni di categoria, lavoratori e imprenditori delle rinnovabili hanno manifestato ieri mattina a Roma davanti a Montecitorio per chiedere al Governo di rivedere gli schemi dei decreti sull'incentivazione delle fonti pulite elettriche. «Per la prima volta il mondo delle rinnovabili scende in piazza mostrando la sua forza e determinazione nell'impedire che nel nostro Paese si ponga fine allo sviluppo delle energie pulite come volano di crescita economica e di sostenibilità ambientale - ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini -. Il Governo, e in particolare il ministro Passera, hanno sbagliato nel metodo, approvando i decreti senza alcun confronto con le associazioni di settore, e nel merito, perché i testi sono pieni di impedimenti burocratici e di barriere agli investimenti che avrebbero l'effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione. I decreti devono essere cambiati e all'Esecutivo spetta la responsabilità di riaprire il confronto, perché il sistema di registri e aste, limiti annui e nuovi balzelli non ha paragoni al mondo per complessità». Secondo Anie/Gifi e Assosolare due sono i punti chiave, all'interno del decreto, sui quali gli imprenditori non sono disponibili a compromessi. Innanzitutto il ripristino dei 7 miliardi euro l'anno già contemplati dal quarto Conto energia come limite di spesa cumulato per gli incentivi al solare e l'innalzamento della soglia minima di potenza (fissata a 12 kW) per l'obbligo di accesso al Registro del Gse. La mobilitazione continuerà nelle prossime settimane per chiedere a Parlamento e amministrazioni regionali di impegnarsi per la modifica dei decreti, in particolare nel passaggio decisivo in Conferenza Stato-Regioni. Secondo gli operatori ci sono, infatti, tutte le condizioni per trovare un accordo che preveda l'eliminazione della burocrazia e degli extra costi per chi vuole realizzare gli impianti e al tempo stesso la garanzia di sussidi ridotti ma certi. La proposta delle associazioni è quella di prendere a modello il sistema adottato in Germania, che riduce gli incentivi progressivamente attraverso il confronto con le imprese, ma in maniera trasparente, senza tetti annui o burocrazia. «Proprio le fonti rinnovabili termiche ed elettriche, il risparmio e l'efficienza energetica sono la strada maestra per ridurre i costi delle bollette di famiglie e imprese che sono stati alla base delle polemiche delle ultime settimane - aggiunge Zanchini -. Pare, però, che per il Governo la questione si sia ridotta unicamente ai tagli alle rinnovabili, proprio come volevano i produttori di energia da carbone, petrolio e fonti fossili. Oltre a rinviare per l'ennesima volta i decreti sulle rinnovabili termiche che sono in attesa da settembre, nessuna proposta sta arrivando dal ministro Passera o dall'Autorità per l'energia per cancellare le tante voci di spesa insopportabili che ancora si trovano nelle bollette degli italiani o per ridare speranza ai consumatori dopo il fallimento delle offerte biorarie, proprio per i rincari nelle ore serali da parte delle aziende elettriche». Inoltre, secondo Anie Gifi e Assosolare, se si dovesse dare il via libera quinto Conto energia senza le opportune modifiche, il costo dell'energia elettrica sarebbe destinato ad aumentare ulteriormente. Un po' diversa è, invece, l'opinione di Luca Dal Fabbro, amministratore delegato di Domotecnica e vice presidente Aiget: «La protesta di Legambiente e delle associazioni di categoria contro i tagli al fotovoltaico e alle fonti rinnovabili da parte del Governo è in parte legittima ma va contestualizzata: di fronte alla necessità di adottare una politica per raggiungere gli obiettivi imposti dall'Ue, quella del Governo è una decisione controversa. Come ben rimarca la piazza, oltre ai tagli al fotovoltaico mancano politiche a sostegno di sistemi energetici efficienti altrettanto importanti, come il solare termico o la pompa di calore, che non hanno goduto e non godono dello stesso sistema di incentivazione generoso del fotovoltaico. La vera sfida oggi per il nostro Paese è quella di rendere più efficiente l'energia utilizzata visto che, per esempio, il patrimonio immobiliare italiano è energivoro e circa la metà dell'energia consumata viene sprecata. Si rende quindi necessario pensare in prima battuta a un concreto piano di supporto economico alle opere di riqualificazione di edifici e impianti e, in un secondo momento, focalizzare l'attenzione sugli incentivi alle rinnovabili. Inoltre, sostenere l'efficienza energetica rappresenterebbe un importante supporto allo sviluppo delle competenze e tecnologie nazionali come nel settore delle pompe di calore e caldaie a condensazione, cosa che invece non si può dire del fotovoltaico, la cui produzione viene sopratutto dall'estero».