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domenica 29 aprile 2012

Quinto conto energia modifica del decreto

Il quinto Conto energia per il fotovoltaico è sgradito anche alle 85.000 piccole e medie imprese italiane che continuano a lavorare nel settore delle rinnovabili. Lo afferma un comunicato congiunto di Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato), Confartigianato e Casartigiani, ricordando gli oltre 200.000 occupati nelle varie aziende tra produttori di tecnologie, installatori e così via. Gli schemi dei decreti pubblicati la scorsa settimana, senza opportune correzioni, rischiano di bloccare gli investimenti di queste imprese, perché «introducono procedure burocratiche e prenotazione degli incentivi che penalizzano in misura maggiore i piccoli impianti». La critica è all’ennesimo cambiamento delle regole, dopo la riduzione delle tariffe prevista dal quarto Conto energia di maggio 2011. Secondo la nota congiunta, «è necessario tutelare gli impianti di piccola dimensione, almeno fino a 30 kW di potenza, che non dovrebbero essere soggetti a tetti massimi di incentivazione né all’obbligo di iscrizione al registro». L’incentivo dovrebbe essere automatico, anche perché i maggiori oneri in bolletta - evidenziano le associazioni dell'artigianato - si devono piuttosto alle grandi centrali e a quelle del Cip6, che poco o nulla hanno a che spartire con le rinnovabili. Intanto sono arrivate le proposte Anie-Gifi per correggere il nuovo Conto energia. Per prima cosa, si chiede d’innalzare il budget complessivo per gli incentivi a sette miliardi di euro l’anno, quindi 500 milioni in più rispetto alle stime del Governo. In secondo luogo, si sollecita l’entrata in vigore del sistema dal primo settembre 2012 e non prima, tutelando contemporaneamente gli investimenti già avviati (per esempio i grandi impianti in costruzione o già collegati alla rete ma non iscritti a registro). Infine, Anie-Gifi vorrebbe più provvedimenti per favorire l’industria nazionale del fotovoltaico. La bozza del decreto trasmessa dal ministero dello Sviluppo economico, invece, avrebbe “effetti destabilizzanti” per il mercato, «in un settore che è già stato fortemente colpito da numerose e penalizzanti modifiche negli ultimi 18 mesi», ha spiegato il presidente Anie-Gifi, Valerio Natalizia. Sull’argomento è intervenuto anche l’amministratore delegato di Enel Green Power, Francesco Starace. «Il fotovoltaico - ha commentato - ha portato 36 miliardi d’investimenti lo scorso anno, che non è stato il massimo dal punto di vista dell'economia». Come procedere allora? Nervi saldi, incentivi in graduale discesa mantenendo la stabilità del settore, senza far scappare gli investitori, è la ricetta illustrata da Starace.

Quinto conto energia: per la Commissione Ambiente della Camera va modificato

    L'VIII Commissione della Camera dei deputati chiede al governo di modificare il decreto sul fotovoltaico e il provvedimento sulle altre rinnovabili elettriche. Suggerita inoltre la stabilizzazione della detrazione fiscale del 55%, già annunciata «Modificare i recenti schemi dei decreti interministeriali recanti la disciplina degli incentivi per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili». La richiesta, per una volta, non arriva da una delle tante associazioni sul piede di guerra per il taglio degli incentivi, ma dalla Commissione Ambiente della Camera, che ha esaminato il Quinto conto energia e il decreto sulle rinnovabili elettriche elaborato dal governo. Necessari dunque dei correttivi, non tanto perché lo chiedono gli operatori di settore, ma per riuscire a «garantire il conseguimento degli obiettivi di politica ambientale assunti in sede europea e di promuovere il rafforzamento e il consolidamento di una filiera industriale integrata delle rinnovabili». Con questo nuovo schema di incentivi, sostiene la commissione, l'Italia rischia dunque di non riuscire a rispettare i propri impegni in materia di rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni di gas serra. Senza contare le possibili ripercussioni sul fronte economico e occupazionale. Oltre ai decreti sulle rinnovabili, i deputati hanno esaminato anche gli altri aspetti della politica energetica del governo, a cominciare dalla detrazione fiscale del 55% per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici, per i quali è stata chiesta una proroga (già annunciata dal ministro Clini, ndr). La Commissione, inoltre, chiede di «estendere il sistema delle medesime agevolazioni fiscali anche agli interventi per la messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico».  

giovedì 26 aprile 2012

incentivi fotovoltaico: tempi difficili!

Il difficile futuro del comparto, più che i risultati di un 2011 tutto sommato positivo, è stato al centro della presentazione della quarta edizione del Solar energy report dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, anche quest'anno caduta nel mezzo dei cambiamenti normativi che stanno interessando il settore. Il varo dello schema di riforma del Conto energia da parte del Governo poche settimane fa, infatti, ha messo in secondo piano i numeri dello scorso anno, che pure hanno riservato diverse sorprese.

Innanzitutto il segno meno: nel 2011, al netto del Salva Alcoa, in Italia sono stati installati 5,65 GW, un dato significativo se si tiene conto del blocco di tre mesi provocato dalla complessa gestazione del quarto Conto energia, ma pur sempre il 6,6% in meno rispetto al 2010 dei record. L'arretramento è ancora più evidente se si prende in esame il volume d'affari generato dal comparto: in questo caso la diminuzione rispetto all'anno precedente è del 31% (14,8 miliardi di euro di fatturato), a causa soprattutto dell'evidente calo del prezzo chiavi in mano per tutti i segmenti di mercato, con conseguente riduzione dei margini per gli operatori. Tutto questo ha avuto un impatto anche sull'occupazione diretta del settore, diminuita del 3% in confronto al 2010 (18.000 unità). La tipologia prevalente di installazioni del 2011, inoltre, è stata diversa dalle aspettative: nonostante il quarto Conto energia cercasse di favorire la diffusione dei piccoli impianti, in realtà la quota del solare di taglia superiore a 1 MW è aumentata dal 22 al 31%. Inoltre la percentuale degli impianti su tetto non è andata oltre il 38% della potenza installata.

In questo scenario in chiaroscuro è letteralmente piombata la riforma del sistema di incentivazione: secondo l'analisi dei ricercatori del Politecnico, la sforbiciata alle tariffe prevista dallo schema predisposto dal Governo è rilevante. Si va infatti da un meno 38,5% (rispetto a quanto stabilito dal quarto Conto energia) per gli impianti di piccola taglia, a un massimo del -65% per quelli di grandi dimensioni. Questi ultimi rischiano di diventare non appetibili per gli investitori, mentre i piccoli lo saranno soltanto a patto di decise riduzioni dei prezzi per i clienti finali. L'applicazione del Registro per tutte le installazioni sopra i 12 KW, ossia poco più che residenziali, rischia inoltre di essere fortemente penalizzante per il settore.

«Il giudizio sul nuovo Conto energia è negativo - ha commentato Valerio Nataliza di Anie Gifi - perché si tratta di un provvedimento che non favorisce lo sviluppo del comparto. Con i criteri di accesso al Registro, non si faranno né impianti commerciali né industriali, al massimo si potranno installare 400-500 MW a semestre. Il budget stanziato rappresenta un altro punto negativo: i 6,5 miliardi annui di spesa cumulata per il fotovoltaico non garantiscono una diminuzione progressiva degli incentivi senza traumi ma, al contrario, il rischio è quello di far schiantare il mercato. Altra nota dolente è il Registro: si parla da anni di semplificazione e invece si introducono meccanismi che aumentano la burocrazia e i costi. Quantomeno il limite dei 12 kW andrebbe innalzato».

Anche secondo Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, l'attuale formulazione del quinto Conto energia rende improbabile il raggiungimento dei 2-3 GW di nuova potenza installata annua auspicati dal Governo. Le previsioni degli analisti del Solar Energy report sono invece leggermente più ottimistiche, almeno per quanto riguarda il 2012, che si dovrebbe chiudere con 1,8 GW di nuova capacità. Più tiepide invece le stime per il 2013, con “soli” 1,5 GW di installato. Il dato di fiducia per il settore è rappresentato dalla grid parity, ossia la piena competitività con le fonti fossili, ormai molto vicina per il solare nazionale per effetto del deciso decremento del prezzo dei moduli.

mercoledì 25 aprile 2012

impianto seventy industry

DIBATTITO Il mondo delle rinnovabili si compatta contro la riforma degli incentivi Operatori e associazioni sono scesi in piazza a Roma per chiedere la revisione dei decreti governativi 19 Aprile 2012 Associazioni di categoria, lavoratori e imprenditori delle rinnovabili hanno manifestato ieri mattina a Roma davanti a Montecitorio per chiedere al Governo di rivedere gli schemi dei decreti sull'incentivazione delle fonti pulite elettriche. «Per la prima volta il mondo delle rinnovabili scende in piazza mostrando la sua forza e determinazione nell'impedire che nel nostro Paese si ponga fine allo sviluppo delle energie pulite come volano di crescita economica e di sostenibilità ambientale - ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini -. Il Governo, e in particolare il ministro Passera, hanno sbagliato nel metodo, approvando i decreti senza alcun confronto con le associazioni di settore, e nel merito, perché i testi sono pieni di impedimenti burocratici e di barriere agli investimenti che avrebbero l'effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione. I decreti devono essere cambiati e all'Esecutivo spetta la responsabilità di riaprire il confronto, perché il sistema di registri e aste, limiti annui e nuovi balzelli non ha paragoni al mondo per complessità». Secondo Anie/Gifi e Assosolare due sono i punti chiave, all'interno del decreto, sui quali gli imprenditori non sono disponibili a compromessi. Innanzitutto il ripristino dei 7 miliardi euro l'anno già contemplati dal quarto Conto energia come limite di spesa cumulato per gli incentivi al solare e l'innalzamento della soglia minima di potenza (fissata a 12 kW) per l'obbligo di accesso al Registro del Gse. La mobilitazione continuerà nelle prossime settimane per chiedere a Parlamento e amministrazioni regionali di impegnarsi per la modifica dei decreti, in particolare nel passaggio decisivo in Conferenza Stato-Regioni. Secondo gli operatori ci sono, infatti, tutte le condizioni per trovare un accordo che preveda l'eliminazione della burocrazia e degli extra costi per chi vuole realizzare gli impianti e al tempo stesso la garanzia di sussidi ridotti ma certi. La proposta delle associazioni è quella di prendere a modello il sistema adottato in Germania, che riduce gli incentivi progressivamente attraverso il confronto con le imprese, ma in maniera trasparente, senza tetti annui o burocrazia. «Proprio le fonti rinnovabili termiche ed elettriche, il risparmio e l'efficienza energetica sono la strada maestra per ridurre i costi delle bollette di famiglie e imprese che sono stati alla base delle polemiche delle ultime settimane - aggiunge Zanchini -. Pare, però, che per il Governo la questione si sia ridotta unicamente ai tagli alle rinnovabili, proprio come volevano i produttori di energia da carbone, petrolio e fonti fossili. Oltre a rinviare per l'ennesima volta i decreti sulle rinnovabili termiche che sono in attesa da settembre, nessuna proposta sta arrivando dal ministro Passera o dall'Autorità per l'energia per cancellare le tante voci di spesa insopportabili che ancora si trovano nelle bollette degli italiani o per ridare speranza ai consumatori dopo il fallimento delle offerte biorarie, proprio per i rincari nelle ore serali da parte delle aziende elettriche». Inoltre, secondo Anie Gifi e Assosolare, se si dovesse dare il via libera quinto Conto energia senza le opportune modifiche, il costo dell'energia elettrica sarebbe destinato ad aumentare ulteriormente. Un po' diversa è, invece, l'opinione di Luca Dal Fabbro, amministratore delegato di Domotecnica e vice presidente Aiget: «La protesta di Legambiente e delle associazioni di categoria contro i tagli al fotovoltaico e alle fonti rinnovabili da parte del Governo è in parte legittima ma va contestualizzata: di fronte alla necessità di adottare una politica per raggiungere gli obiettivi imposti dall'Ue, quella del Governo è una decisione controversa. Come ben rimarca la piazza, oltre ai tagli al fotovoltaico mancano politiche a sostegno di sistemi energetici efficienti altrettanto importanti, come il solare termico o la pompa di calore, che non hanno goduto e non godono dello stesso sistema di incentivazione generoso del fotovoltaico. La vera sfida oggi per il nostro Paese è quella di rendere più efficiente l'energia utilizzata visto che, per esempio, il patrimonio immobiliare italiano è energivoro e circa la metà dell'energia consumata viene sprecata. Si rende quindi necessario pensare in prima battuta a un concreto piano di supporto economico alle opere di riqualificazione di edifici e impianti e, in un secondo momento, focalizzare l'attenzione sugli incentivi alle rinnovabili. Inoltre, sostenere l'efficienza energetica rappresenterebbe un importante supporto allo sviluppo delle competenze e tecnologie nazionali come nel settore delle pompe di calore e caldaie a condensazione, cosa che invece non si può dire del fotovoltaico, la cui produzione viene sopratutto dall'estero».
DIBATTITO Il mondo delle rinnovabili si compatta contro la riforma degli incentivi Operatori e associazioni sono scesi in piazza a Roma per chiedere la revisione dei decreti governativi 19 Aprile 2012 Associazioni di categoria, lavoratori e imprenditori delle rinnovabili hanno manifestato ieri mattina a Roma davanti a Montecitorio per chiedere al Governo di rivedere gli schemi dei decreti sull'incentivazione delle fonti pulite elettriche. «Per la prima volta il mondo delle rinnovabili scende in piazza mostrando la sua forza e determinazione nell'impedire che nel nostro Paese si ponga fine allo sviluppo delle energie pulite come volano di crescita economica e di sostenibilità ambientale - ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini -. Il Governo, e in particolare il ministro Passera, hanno sbagliato nel metodo, approvando i decreti senza alcun confronto con le associazioni di settore, e nel merito, perché i testi sono pieni di impedimenti burocratici e di barriere agli investimenti che avrebbero l'effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione. I decreti devono essere cambiati e all'Esecutivo spetta la responsabilità di riaprire il confronto, perché il sistema di registri e aste, limiti annui e nuovi balzelli non ha paragoni al mondo per complessità». Secondo Anie/Gifi e Assosolare due sono i punti chiave, all'interno del decreto, sui quali gli imprenditori non sono disponibili a compromessi. Innanzitutto il ripristino dei 7 miliardi euro l'anno già contemplati dal quarto Conto energia come limite di spesa cumulato per gli incentivi al solare e l'innalzamento della soglia minima di potenza (fissata a 12 kW) per l'obbligo di accesso al Registro del Gse. La mobilitazione continuerà nelle prossime settimane per chiedere a Parlamento e amministrazioni regionali di impegnarsi per la modifica dei decreti, in particolare nel passaggio decisivo in Conferenza Stato-Regioni. Secondo gli operatori ci sono, infatti, tutte le condizioni per trovare un accordo che preveda l'eliminazione della burocrazia e degli extra costi per chi vuole realizzare gli impianti e al tempo stesso la garanzia di sussidi ridotti ma certi. La proposta delle associazioni è quella di prendere a modello il sistema adottato in Germania, che riduce gli incentivi progressivamente attraverso il confronto con le imprese, ma in maniera trasparente, senza tetti annui o burocrazia. «Proprio le fonti rinnovabili termiche ed elettriche, il risparmio e l'efficienza energetica sono la strada maestra per ridurre i costi delle bollette di famiglie e imprese che sono stati alla base delle polemiche delle ultime settimane - aggiunge Zanchini -. Pare, però, che per il Governo la questione si sia ridotta unicamente ai tagli alle rinnovabili, proprio come volevano i produttori di energia da carbone, petrolio e fonti fossili. Oltre a rinviare per l'ennesima volta i decreti sulle rinnovabili termiche che sono in attesa da settembre, nessuna proposta sta arrivando dal ministro Passera o dall'Autorità per l'energia per cancellare le tante voci di spesa insopportabili che ancora si trovano nelle bollette degli italiani o per ridare speranza ai consumatori dopo il fallimento delle offerte biorarie, proprio per i rincari nelle ore serali da parte delle aziende elettriche». Inoltre, secondo Anie Gifi e Assosolare, se si dovesse dare il via libera quinto Conto energia senza le opportune modifiche, il costo dell'energia elettrica sarebbe destinato ad aumentare ulteriormente. Un po' diversa è, invece, l'opinione di Luca Dal Fabbro, amministratore delegato di Domotecnica e vice presidente Aiget: «La protesta di Legambiente e delle associazioni di categoria contro i tagli al fotovoltaico e alle fonti rinnovabili da parte del Governo è in parte legittima ma va contestualizzata: di fronte alla necessità di adottare una politica per raggiungere gli obiettivi imposti dall'Ue, quella del Governo è una decisione controversa. Come ben rimarca la piazza, oltre ai tagli al fotovoltaico mancano politiche a sostegno di sistemi energetici efficienti altrettanto importanti, come il solare termico o la pompa di calore, che non hanno goduto e non godono dello stesso sistema di incentivazione generoso del fotovoltaico. La vera sfida oggi per il nostro Paese è quella di rendere più efficiente l'energia utilizzata visto che, per esempio, il patrimonio immobiliare italiano è energivoro e circa la metà dell'energia consumata viene sprecata. Si rende quindi necessario pensare in prima battuta a un concreto piano di supporto economico alle opere di riqualificazione di edifici e impianti e, in un secondo momento, focalizzare l'attenzione sugli incentivi alle rinnovabili. Inoltre, sostenere l'efficienza energetica rappresenterebbe un importante supporto allo sviluppo delle competenze e tecnologie nazionali come nel settore delle pompe di calore e caldaie a condensazione, cosa che invece non si può dire del fotovoltaico, la cui produzione viene sopratutto dall'estero».

L'Italia accelera sul piano per l'efficienza energetica

23 Aprile 2012 L’Italia proverà a ridurre le emissioni inquinanti sulla scia della Roadmap 2050, proposta nei mesi scorsi dalla Commissione europea. Proprio nei giorni scorsi, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha inviato al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) il piano nazionale contro la CO2. Il piano, ha spiegato Clini, contiene misure «che dovrebbero consentire alla nostra economia di ridurre ulteriormente il contenuto di carbonio […], tenendo conto che a livello europeo stiamo convergendo verso una strategia di lungo termine che prevede una riduzione delle emissioni del 25% nel 2020 e del 40% nel 2030». Quali sono le misure pensate dal Governo? Nella delibera del Cipe si conferma la proroga al 2020 del bonus del 36% per la ristrutturazione degli edifici, già stabilita dall'esecutivo a dicembre 2011. Come ha riferito ufficialmente a Energia24 il ministero dell'Ambiente, però, Clini sta lavorando all'obiettivo di estendere al 2020 (anziché bloccarla alla fine di quest'anno) la detrazione fiscale del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica nell'edilizia. Sarebbe un cambio di rotta evidente rispetto al decreto approvato pochi mesi fa. Questa detrazione fiscale, infatti, diventerebbe strutturale, accogliendo le richieste di varie associazioni (Assolterm in particolare), secondo le quali il bonus del 55% è tra gli strumenti decisivi per promuovere l’innovazione tecnologica nell'efficienza energetica. Basti ricordare, per esempio, le caldaie a condensazione, l’isolamento termico degli infissi e così via, che richiedono investimenti spesso molto onerosi alle famiglie e alle imprese. In secondo luogo, la proposta del piano vorrebbe riformare i Titoli di efficienza energetica (i cosiddetti “certificati bianchi” utilizzati finora per premiare gli interventi che permettono di risparmiare elettricità o gas) attraverso un decreto da emanare entro il prossimo giugno. Il sistema dei certificati andrebbe esteso al periodo 2013-2020 e includerebbe nuovi settori: i processi produttivi delle industrie, i trasporti ferroviari, aerei e marittimi (definiti settori “di confine” nel testo della delibera Cipe), la generazione distribuita da fonti rinnovabili associata all’impiego di Smart grid. Il Governo, inoltre, vorrebbe istituire un Catalogo nazionale presso il ministero dell’Ambiente, con tutti i prodotti, i servizi e le tecnologie in grado di aumentare l’efficienza energetica e diminuire così le emissioni di gas serra. Le imprese e i soggetti privati che pescheranno da questo catalogo, si legge nella delibera, avranno un accesso agevolato al Fondo rotativo per Kyoto e si vedranno ridurre del 55% l’Iva sull’acquisto di quei prodotti, servizi e tecnologie inseriti nella maxi lista nazionale. Il piano Clini, inoltre, vorrebbe lanciare una “carbon tax” per i settori industriali esclusi dalla direttiva Eu-Ets (Emission trading system). I proventi della tassa sulle emissioni di CO2 dovrebbero finanziare gli investimenti pubblici e privati nell’efficienza energetica e potenziare il Fondo di Kyoto (che, lo ricordiamo, ha già esaurito lo stanziamento di 600 milioni di euro per il 2012 con un boom di richieste).

Il solare vuole 500 milioni in più d'incentivi, ma il problema è di strategia

13 Aprile 2012 Link Il Governo presenta i nuovi schemi di incentivazione per solare e rinnovabili elettriche Legambiente: le rinnovabili pesano solo per il 10% sulla bolletta elettrica Rinnovabili, le imprese italiane puntano all'estero per diventare industrie Sugli incentivi alle rinnovabili è sfida Passera-Clini Che il fotovoltaico stesse diventando un terreno sempre più minato era una certezza già da qualche settimana, con le levate di scudi delle associazioni contro le bozze del quinto Conto energia. La conferenza stampa del Gifi (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane) a Milano, poche ore dopo l'uscita del provvedimento dalle stanze governative, ha riproposto il braccio di ferro tra lobby e istituzioni. "Batosta", "misure punitive", "atterraggio senza carrelli e a motori spenti" sono solo alcune delle definizioni date dal presidente del Gifi, Valerio Natalizia, allo schema del nuovo Conto energia pensato dall'esecutivo. Il punto di maggiore contestazione è il tetto massimo annuale di spesa per le installazioni solari: il Governo ha indicato 6,5 miliardi di euro, mentre le imprese vorrebbero 500 milioni in più. Sembrano pochi soldi, eppure Natalizia li ritiene indispensabili. «Le aziende sono già in difficoltà perché stanno pagando il decremento delle tariffe nel 2011 fissato dal quarto Conto energia. Così molte di queste rischiano di scomparire». Il fotovoltaico, ha proseguito il presidente, ha sbloccato investimenti per 40 miliardi di euro lo scorso anno, vanta 18.000 impiegati diretti e oltre 100.000 nell'indotto. Questa fonte rinnovabile, quindi, va vista come un'opportunità per il Paese piuttosto che come un semplice costo caricato sulle bollette di famiglie e imprese. «Possiamo discutere all'infinito se devono essere 6,5 miliardi o sette - ha commentato Arturo Lorenzoni dello Iefe-Bocconi -; invece bisogna disegnare un percorso in cui la tecnologia possa crescere a prescindere dagli incentivi». Serve, quindi, una visione più strategica. Il vero problema, secondo Lorenzoni, è che lo schema del decreto ha rifiutato la sfida di giocare con regole nuove. Che cosa occorre alle fonti rinnovabili e al fotovoltaico in particolare? Innanzi tutto, una maggiore apertura verso i mercati esteri delle nostre aziende, cercando anche gli incentivi più sostanziosi dei mercati emergenti. Investire nel fotovoltaico, ha ricordato Lorenzoni, non significa produrre le celle solari. Su questo punto ha concordato Natalizia: «Non bisogna inseguire una filiera italiana dove non può esserci, come nella produzione di pannelli, che ora rappresenta solo il 30-35% del valore totale di un impianto contro il 70% di pochi anni fa». Sarebbe come pensare che l'Italia possa produrre a basso costo i microchip dei computer, sottraendoli al dominio dell'Asia. Proprio per questo, il Gifi è sempre stato piuttosto scettico sul bonus del 10% per i pannelli "made in Eu". Meglio pensare ad altre vie per promuovere l'industria nazionale. Magari con un'ottica a 360 gradi. Impensabile, ha evidenziato Lorenzoni, lasciare ai margini degli incentivi gli investimenti nelle reti intelligenti, le "smart grid" che dovranno assorbire e distribuire la quota crescente di elettricità proveniente dalle rinnovabili intermittenti. Si dovrà assicurare, inoltre, la priorità del dispacciamento agli impianti alimentati dalle fonti alternative. Infine, ha spiegato Lorenzoni, occorre gestire la decrescita delle centrali tradizionali a gas e carbone, perché con una domanda di energia in calo, se qualcosa deve incrementare la sua potenza installata (le rinnovabili), qualcos'altro la deve diminuire (le fonti fossili). L'Italia ha realizzato impianti a gas per 25.000 MW di capacità, che ora funzionano in media 1.500 ore l'anno contro le 7.000 previste, proprio a causa della domanda troppo scarsa e della convenienza a importare una parte dell'energia elettrica da altri Paesi che la producono a costi inferiori (per esempio la Francia col nucleare). Che fare? Magari mettere gli impianti in naftalina, come ha suggerito Lorenzoni, pagando gli enormi interessi sul debito accumulato con le banche per costruirli e sperando che tra qualche anno potranno essere utili. Si torna così alla necessità di una strategia energetica di ampio respiro, che all'Italia continua a mancare. La lobby del solare è sempre preoccupata per la sorte delle sue aziende, paventando chiusure di stabilimenti, posti di lavoro a rischio, mercato in flessione. La partita, però, va giocata nell'ottica del mix complessivo delle fonti e i decreti del Governo dovrebbero considerare con più attenzione tutte queste variabili.