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martedì 29 marzo 2011

In 10 anni il fotovoltaico potrà raggiungere la grid parity

Assosolare scommette sulla grid parity, ovvero su un costo dell'energia da fonte fotovoltaica paragonabile a quello delle fonti tradizionali. Ne è convinto Gianni Chianetta, presidente di Assosolare: «L'obiettivo è ancora più realistico - ha dichiarato all'Agenzia Italia - se, come e' corretto, si parla di total grid parity che come Associazione abbiamo stimato pari a circa 15 centesimi/kWh, per cui il costo del fotovoltaico dovrà confrontarsi con il costo medio di produzione elettrica da fonte tradizionale, il sovraccosto di produzione nelle ore diurne di maggior carico, il costo di distribuzione e quello dell'inquinamento delle fonti tradizionali. Un nuovo conto energia che possa garantire la continuità nella crescita del mercato nei 5 anni successivi al 2011, spingerà un ulteriore graduale decremento dei costi di impianto già con la tecnologia esistente, ma soprattutto potrà giustificare gli investimenti delle aziende nella nuova tecnologia. Sarà quest'ultima che potrà farci fare il salto dei costi per arrivare alla grid parity nel quinquennio ancora successivo. E' per questo che come Assosolare sosteniamo un abbassamento della tariffa più graduale nei prossimi 5 anni e poi, il salto della tariffa, quando la nuova tecnologia sarà pronta per prendere il posto di quella attuale».

«Un obiettivo intermedio - ha concluso Chianetta - rispetto alla grid parity, raggiungibile anche con la tecnologia tradizionale, è la 'renewables grid parity', ossia l'allineamento del costi del fotovoltaico con quelli delle altre rinnovabili, per cui sarà possibile incentivare il fotovoltaico con i certificati verdi oggi a 18 centesimi/kWh. I 10 anni per la renewables grid parity e per la grid parity, è un percorso e una sfida che sarà quanto più raggiungibile quanto più sarà condivisa con tutti gli stakeholder del fotovoltaico e in primis con il Governo».

Al fotovoltaico italiano servono ancora dieci anni di incentivi

Il mercato fotovoltaico italiano continuerà a crescere in modo sostenibile anche nei prossimi anni, contribuendo in modo sostanziale alla ripresa economica del nostro paese e alla sua sicurezza energetica, ma dovranno essere garantite adeguate condizioni legislative, normative e tecnologiche. È quanto sostiene l'associazione Gifi-Anie, che ha definito e pubblicato le Linee Guida Programmatiche, un documento che farà da timone alle prossime azioni della compagine associativa. Innanzitutto l'associazione degli imprenditori del solare prova a fare un po' di chiarezza sui numeri del fotovoltaico italiano, su cui molto si è discusso nelle ultime settimane: i dati Gse evidenziano a fine 2010 una potenza cumulata a circa 3 GW, mentre nel 2011 la crescita dovrebbe essere di ulteriori 5 GW per effetto del Decreto Salva Alcoa. Negli anni successivi i livelli di installazione dovrebbero essere in linea con l'andamento degli ultimi due anni, tanto che Gifi-Anie stima che il solare fotovoltaico possa garantire entro il 2020 una quota di soddisfacimento dei fabbisogni elettrici italiani per una percentuale compresa fra il 5% e il 10%. Ma perché si possa arrivare a questi numeri Gifi-Anie ritiene occorra mettere in campo a livello nazionale una serie integrata di azioni, esposte nelle Linee guida.

Nel documento l'associazione ammette come, a dispetto dei tanti proclami sulla raggiunta grid parity, il solare fotovoltaico abbia ancora bisogno di adeguati meccanismi incentivanti per poter raggiungere la piena competitività con le altre fonti energetiche. Lo stato di piena competitività sarà infatti raggiunto in un arco di tempo compreso fra i 5 e i 10 anni e differenziato per taglia d'impianto e tipologia di applicazione. Gli imprenditori del solare difendono anche i meccanismi basati sulla remunerazione dell'energia prodotta (anche detti “feed in tariff” o “in conto energia”), perché proporzionati all'effettiva produzione dell'impianto e dunque in grado di favorire lo sviluppo di tecnologie al miglior rapporto prestazioni/costi. Ovviamente ai meccanismi incentivanti, - insiste Gifi-Anie - dovranno essere abbinate politiche nazionali e locali di semplificazione di tutte le pratiche amministrative connesse alla autorizzazione, realizzazione, connessione alla rete, esercizio e dismissione a fine vita degli impianti. In futuro al solare fotovoltaico dovrà anche essere concessa la priorità di dispacciamento sulla rete elettrica.

Per quanto riguarda le diverse tipologie di solare, le Linee guida spingono sulle realizzazioni finalizzate all'autoconsumo dell'energia prodotta e poste sulle coperture e sulle facciate degli edifici, definite “le applicazioni ideali del fotovoltaico”. Sono comunque ritenuti accettabili impianti di generazione posti sul terreno, purché realizzati a valle di un attento studio di inserimento dell'impianto nel paesaggio esistente, privilegiando le aree a vocazione industriale e commerciale e i territori già compromessi da altre attività umane. Tra le novità, infine, c'è l'aperta richiesta di sostegno all'intera industria nazionale del solare, che dovrebbe essere adeguatamente supportata per far sì che almeno il 50% degli incentivi erogati si trasformino in proventi per le aziende operanti sul territorio nazionale.

In arrivo il quarto Conto energia: tagli più graduali ma dal 2012 si fa sul serio

Mentre sta per scomparire il terzo Conto energia, stoppato al prossimo 31 maggio dal decreto Romani, sta già per nascere il suo successore. Quel quarto Conto energia che sta facendo tribolare le associazioni del solare che temono il taglio degli incentivi con effetto retroattivo. Dopo le proteste delle imprese, le riunioni con i Ministri competenti - Paolo Romani e Stefania Prestigiacomo, Sviluppo economico e Ambiente - tutti gli occhi sono puntati sulla bozza per i futuri incentivi alle rinnovabili che il Governo dovrebbe pubblicare a breve.
Secondo le prime indiscrezioni, riprese da vari media, l’esecutivo sta cercando di placare le preoccupazioni delle industrie: certezza degli investimenti, con regole chiare e omogenee per sviluppare il fotovoltaico e le altre fonti alternative sul territorio nazionale. Che cosa si prevede per il solare? Il 2011 dovrebbe essere un periodo di transizione, con una riduzione contenuta delle tariffe (2% nel primo quadrimestre, massimo 10% nel secondo e tutto invariato nel terzo). Il vero taglio arriverebbe così nel 2012 (-10% almeno) e 2013 (-15/20%) con un sistema in vigore fino al 2017. Ci sarà, inoltre, un doppio tetto annuale agli incentivi: due Gw per la potenza installabile e sei miliardi di euro per i finanziamenti a questa fonte rinnovabile.
Per quanto riguarda gli impianti autorizzati ma non ancora collegati alla rete elettrica entro il 31 maggio, dovrebbe esserci una proroga per concedere gli incentivi e tutelare così gli investimenti realizzati secondo le regole prima in vigore. Sembra quindi che il Governo si stia orientando verso un taglio più graduale delle tariffe, proprio come richiesto dalle associazioni e da Confindustria. Nelle prossime ore si scoprirà se la strada sarà questa o se ci saranno altre sorprese.

lunedì 28 marzo 2011

dal 1° GIUGNO IL VIA AI NUOVI INCENTIVI

   

   Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto rinnovabili ma ha rinviato a fine aprile l'emanazione dei contenuti del nuovo sistema di incentivi sul fotovoltaico che, comunque, partirà dal prossimo primo giugno. Il testo del decreto, da cui è sparito il riferimento alla soglia degli 8mila MW di potenza per l'incentivazione dal solare, stabilisce che il Governo formulerà entro il 30 aprile 2011 il decreto con i nuovi incentivi sulla base di alcuni principi:
 a) determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti;
b) determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell'Unione europea;
 c) previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell'area di sedime (il suolo di installazione).
Potranno accedere agli incentivi fissati dall'attuale normativa solo gli impianti ''per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011 mentre quelli che saranno allacciati successivamente a questo termine potranno beneficiare degli incentivi stabiliti dalla nuova normativa. In definitiva, insomma, l'"odiato" tetto degli 8 Ggw è saltato ma il Governo, probabilmente spaventato dalla corsa agli incentivi registrata nel 2010, ha in ogni caso preso una decisione non di poco conto, stabilendo di rimettere mano già da quest'anno al livello di aiuti al settore, nonostante il terzo Conto energia sia stato varato soltanto lo scorso agosto (sarebbe dovuto rimanere in vigore sino al 2013).

Altra novità introdotta dal provvedimento licenziato dal Consiglio dei ministri è quella che riguarda gli impianti fotovoltaici a terra in aree agricole, il cui accesso agli incentivi statali è consentito a condizione che la potenza nominale di ciascuna installazione non sia superiore a 1 Mw e, nel caso di terreni appartenenti al medesimo proprietario, gli impianti siano collocati a una distanza non inferiore a 2 chilometri e non sia destinato all'installazione dei moduli più del 10 per cento della superficie del terreno agricolo nella disponibilità del proponente.

Per quanto riguarda le altre fonti rinnovabili il Consiglio ha poi approvato in via definitiva il decreto di recepimento della direttiva 2009/28. Il provvedimento, recita il comunicato diffuso dal Consiglio dei ministri, mira al potenziamento e alla razionalizzazione del sistema. Anche in questo caso l'obiettivo è quello della riduzione degli oneri specifici di incentivazione a carico dei consumatori finali. In particolare si prevede la definizione di un nuovo sistema di incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili che entrano in esercizio dal 1° gennaio 2013, differenziato per gli impianti di taglia minore e maggiore, in modo da dare certezza ai piccoli investitori e stimolare i più grandi a soluzioni più efficienti. A tutela degli investimenti già effettuati si stabilisce che il ritiro dei certificati verdi proseguirà fino al 2016, fissando il prezzo di ritiro al 78% di quello massimo di riferimento.

«Il decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri punta a dare stabilità e moralità a un settore chiave per l'energia del futuro. Non è stato fissato alcun tetto, a 8.000mila megawatt, per le istallazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi - ha affermato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo -. Dal prossimo giugno saranno fissati con un decreto interministeriale i nuovi obiettivi delle diverse rinnovabili, con step intermedi annuali e i parametri tariffari. Raggiungeremo un punto di equilibrio che terrà conto: dell'obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020; della progressiva riduzione dei costi dei materiali per l'istallazione degli impianti; dei livelli di incentivi presenti negli altri paesi europei».

Di tutt'altro tenore il parere di Legambiente, che nei giorni scorsi aveva protestato insieme alle altre associazioni ambientaliste e ai produttori del settore. «Neanche la mobilitazione di questi giorni di cittadini e aziende, associazioni ambientaliste e di settore, parlamentari di entrambi gli schieramenti, è riuscita a fermare un decreto che avrà effetti gravi e dannosi sulle rinnovabili in Italia, visibili già nel 2011 - ha commentato Edoardo Zanchini, responsabile energia e infrastrutture di Legambiente -. Per il solare fotovoltaico, imprenditori e cittadini sono lasciati nella più totale incertezza. Solo chi ha già i cantieri aperti e finirà entro maggio avrà sicurezza sugli incentivi. Da giugno entrerà in vigore un nuovo sistema con tariffe più basse ma anche un limite annuale alle installazioni che non darà garanzie a chi vuole investire. Per eolico, biomasse e idroelettrico la situazione è ancora più grave, visto che è prevista l'introduzione di un fallimentare sistema di aste al ribasso, che in passato ha già dato risultati scadenti, e solo a uno sconto sul taglio retroattivo agli incentivi, passato dal 30 al 22%».

Perplessità sul provvedimento sono state espresse anche dall'Aper, associazione dei produttori da fonti rinnovabili, secondo cui  «il Governo cambia le carte in tavola a partita iniziata, lasciando senza paracadute, senza tutela e senza garanzie gli operatori che hanno avviato gli investimenti sulla base di regole che fino a ieri sembravano certe. Si sottolinea che il pericoloso effetto retroattivo del decreto, particolarmente drammatico nel caso del fotovoltaico, va a bloccare non solo i progetti futuri, ma anche quelli già avviati e finanziati, mettendo a rischio fallimento aziende fino a ieri stabili e in crescita».

venerdì 25 marzo 2011

Germania: le rinnovabili potrebbero rimpiazzare le lacune nucleari

Germania: le rinnovabili potrebbero rimpiazzare le lacune nucleari

L’apocalisse nucleare, per usare la stessa espressione del commissario europeo Oettinger, che ha colpito il Giappone ha fatto sì che alcuni Paesi Europei si siano fermati a riflettere sul proprio mix energetico. Tra questi anche la Germania, dove il cancelliere Angela Merkel ha deciso di far slittare di tre mesi l’inizio dei lavori per l’estensione della vita operativa dei 7 reattori nucleari più vecchi del paese. E a chi ha paura di rimanere senza l’adeguata sicurezza energetica risponde virtualmente la lobby tedesca delle energie rinnovabili, BEE (Bundesverband Erneuerbare Energie) sostenendo che le fonti verdi potrebbero, nella sola Germania, fornire fino al 47 per cento della domanda energetica al 2020.

“La Germania può bloccare il nucleare in modo rapido, senza diventare dipendente dalle importazioni di energia elettrica estera. Al contrario: nel 2007, ad esempio, erano attivi solo sei reattori, tuttavia, la Germania era già allora i più alti di surplus energetici esportati nella storia del paese”, ha affermato Dietmar Schütz, presidente della BEE. “Allo stesso modo ora i sette reattori più vecchi potrebbero essere disconnessi dalla rete senza causare una carenza di approvvigionamento”.
L’anno scorso, le fonti rinnovabili hanno fornito il 17 per cento della produzione elettrica tedesca (585 miliardi di chilowattora), mentre la generazione nucleare rappresenta il 23 per cento. “Se il governo federale intende realmente uno sviluppo accelerato delle fonti energetiche rinnovabili, allora deve bloccare le centrali nucleari in modo permanente e non solo per tre mesi”, continua Schuetz. “Non costituiscono una soluzione-ponte, ma un serio ostacolo alla necessaria ristrutturazione del nostro sistema energetico”.

RAPPORTI Troppe incertezze sulle rinnovabili: Italia in bilico per il 2020 Mentre continuano le trattative tra Governo e associazioni sugli incentivi, l'Erec avverte: bene l'Europa per l'energia verde, un po' meno il nostro Paese

Nel 2020, il 20% dell’energia proverrà davvero dalle rinnovabili in Europa? Questa domanda torna periodicamente nei dibattiti sulle fonti alternative e sulla loro capacità di trasformare l’economia del Vecchio continente. L’ultimo aggiornamento sui progressi dei 27 Stati membri è il rapporto “Mapping renewable energy pathways towards 2020” dell’Erec (European renewable energy council). Secondo il documento, sedici Paesi riusciranno a superare i rispettivi traguardi, assegnati da Bruxelles; ma non l’Italia, unica nazione (con il Lussemburgo) che dovrà importare una parte di energia verde per arrivare, tra nove anni, al 17% di rinnovabili sui consumi totali. L’Erec ha esaminato i Piani nazionali consegnati lo scorso anno alla Commissione europea; inoltre, ha confrontato gli obiettivi ufficiali con le stime dell’industria delle rinnovabili.

Il piano italiano tra obiettivi e ritardi
L’Italia, stando al piano del Governo, a quella data dovrebbe coprire il 16,15% della domanda energetica complessiva con le fonti pulite (26% nel settore elettrico, 17% in quello del riscaldamento, 10% nei trasporti). Il restante 0,8% dovrà essere importato da nazioni capaci di produrre un surplus di energia rinnovabile. Senza contare che il programma italiano, come ricorda la sintesi dell’Erec, presuppone che i consumi finali rimangano pressoché invariati da qui al 2020 attraverso misure di efficienza energetica non meglio specificate. Il piano nazionale - sostiene l’Erec - è molto dettagliato ma pecca di superficialità in alcuni punti decisivi, lasciando un baratro tra i numeri sulla carta e l’applicazione concreta delle varie misure. Ci sono ancora molte barriere: dalle infrastrutture obsolete alle autorizzazioni farraginose, passando per la confusione normativa, confermata dallo scontro di queste settimane tra Governo e associazioni sul terzo Conto energia per il fotovoltaico e, più in generale, sugli incentivi alle rinnovabili.

L'industria punta più in alto
Ci sono poi evidenti differenze tra il piano comunicato a Bruxelles e le previsioni delle aziende del settore. Non solo nel solare - otto Gw indicati dal Governo per il 2020, mentre la Roadmap dell’Aper assegna ben 26 Gw all’Italia - ma anche nelle altre fonti. Tanto che il nostro Paese, secondo l’associazione dei produttori di energia rinnovabile, potrebbe soddisfare il 39,5% dei consumi elettrici con le fonti alternative nel 2020, contro il 26,4% immaginato dall’esecutivo. Sommando il settore del riscaldamento e quello dei trasporti, sempre secondo le lobby delle rinnovabili, l’Italia potrebbe superare il 17% di energia verde sui consumi finali, portandosi al 19% senza importazioni. Tutto dipenderà, come evidenzia anche l’Erec, da quale politica energetica adotterà il Governo nei prossimi mesi, bilanciando il necessario abbassamento degli incentivi con uno sviluppo duraturo e omogeneo di tutte le tecnologie (solare, eolico, biomasse e così via).

L'Europa in linea per il 2020
E l’Europa nel suo complesso? Da tutti i piani nazionali emerge che il Vecchio continente dovrebbe superare di poco l’obiettivo con il 20,7% di energia verde nel 2020, addirittura il 24,4% secondo le proiezioni dei produttori dei vari Paesi. La quota delle rinnovabili nel settore elettrico dovrebbe aumentare dal 14,9% del 2005 al 34,3% nel 2020, con l’eolico al primo posto (14%) grazie soprattutto alle installazioni offshore, seguito dall’idroelettrico (10,5%), dalle biomasse (6,5%) e dal fotovoltaico (2,3%); solare termodinamico, geotermia ed energia marina si dividerebbero le ultime e scarse fette della torta. Secondo le lobby industriali, le rinnovabili potrebbero invece soddisfare il 42% dei consumi elettrici europei nel 2020. Che siano più ottimiste o conservative, le stime ci dicono che l’Europa centrerà il bersaglio, salvo improvvisi capovolgimenti nelle diverse politiche nazionali; rimane l’incertezza sull’Italia, che potrebbe però risolversi nelle prossime settimane con le decisioni finali sull'entità e la durata degli incentivi al solare.

venerdì 11 marzo 2011

Decreto Rinnovabili, a breve il tavolo per i DM attuativi Le associazioni di settore chiedono di evitare norme retroattive e rispettare il principio di certezza del diritto

11/03/2011 - È stato convocato per martedì prossimo il tavolo tra Governo e operatori del settore per la definizione delle istruzioni ministeriali che daranno attuazione al Decreto Rinnovabili. Certezza del diritto e sostegno alla ricerca in un comparto che nonostante la crisi resta trainante per l’Italia, sono le proposte di maggior rilievo avanzate dagli addetti ai lavori.




 
All’incontro, annunciato dal Ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani, parteciperanno i Ministri dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dell’Agricoltura Giancarlo Galan, i rappresentanti del settore bancario, le aziende attive nel comparto dell’energia rinnovabile, gestori di rete e associazioni dei consumatori.
 
I rischi
Come già lamentato dagli addetti ai lavori, il clima di incertezza causato dal decreto potrebbe mettere a rischio molte imprese che, confidando sugli incentivi del Terzo Conto Energia, che doveva rimanere in vigore fino al 2013, hanno avviato piani di sviluppo chiedendo finanziamenti alle banche.
 
Il decreto “rinnovabili” ha invece limitato gli incentivi agli impianti che entreranno in esercizio entro il 31 maggio 2011. Situazione che ha provocato l’annuncio di sospensione dei finanziamenti da parte delle banche. Con pesanti ripercussioni non solo in termini occupazionali, ma anche di rispetto degli impegni presi con l’Unione Europea per la riduzione dei gas serra. In questi giorni, inoltre, Bruxelles ha presento una Roadmap che prevede di portare dal 20% al 25% la riduzione delle emissioni inquinanti entro il 2020.
 
Le proposte
Le associazioni operanti nel settore delle rinnovabili come Anev, Assosolare, Assoenergie Future, Aper, Gifi, Ises Italia, che siederanno al tavolo di concertazione, hanno già presentato una serie di osservazioni correttive. In particolare, gli addetti ai lavori pongono l’accento sulla pericolosità per il sistema economico di norme retroattive, che contrastano anche con il principio di certezza del diritto.
 
Secondo le associazioni si dovrebbero definire principi di salvaguardia che garantiscano il mantenimento del livello di incentivazione per gli impianti in costruzione o già autorizzati. Gli aggiustamenti normativi non dovrebbero inoltre prescindere da periodi di transizione in grado di garantire gli investimenti sostenuti. Per questo, quindi, è necessario definire al più presto i decreti attuativi mediante un confronto con le associazioni di categoria, ma anche supportare la ricerca nel settore. Con l’obiettivo di raggiungere la competitività industriale entro i prossimi 10 anni.
 
Sull’argomento la Commissione Ambiente della Camera ha inoltre deliberato un’indagine conoscitiva sull’adeguatezza delle politiche ambientali in relazione ai nuovi strumenti finanziari, tecnologici ed economici.


Gli altri commenti
AIPPEG Associazione Italiana Produttori Pannelli ed Elementi Grecati, partecipa alla generale reazione di protesta per i contenuti, i tempi e le modalità del Decreto Rinnovabili, ritenendolo “provvedimento totalmente ignaro (o indifferente) in merito alle dinamiche ed alle tempistiche del settore”. AIPPEG giudica assolutamente grave un Decreto che cambia in corso d’opera le regole e il sistema incentivante stabilito con il terzo Conto Energia solo nell’Agosto 2010. AIPPEG è favorevole alla regolamentazione del settore in un’ottica di efficienza generale, ma ritiene che il provvedimento sia di fatto un disimpegno dell’Italia dalla green economy, con gravi conseguenze in termini ambientali, occupazionali e di rispetto degli impegni assunti in sede europea.