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giovedì 16 giugno 2011

Dopo l'addio all'atomo l'Italia cerca il giusto mix energetico

L'Italia ha detto, per la seconda volta nella sua storia, addio all'energia nucleare: l'affluenza alle urne per il terzo dei quesiti referendari è stata del 54,8%, e i sì hanno superato il 94%. Il ritorno del nostro Paese alla produzione di energia atomica, che in realtà era stato sospeso a tempo indeterminato dal Governo all'indomani di Fukushima, va ora definitivamente in archivio. Nella ridda di dichiarazioni post referendum c'è da registrare la presa di posizione del presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, l'oncologo Umberto Veronesi: “Ritengo che sia grave per l'Italia rinunciare alla possibilità' di far fronte alla futura insufficienza energetica anche con il nucleare. Ne sono tanto più convinto se considero che i Paesi avanzati del mondo, anche dopo l'incidente giapponese, danno priorità assoluta al prossimo scenario del dopo-petrolio e stanno studiando metodi di produzione di energia nucleare più efficienti e più sicuri”.
 
Il dibattito però si è spostato soprattutto sulla politica energetica che dovrà adottare il Paese nei prossimi anni: “Noi eravamo per il nucleare ma quello che è successo a Fukushima ci ha messo oggi in condizione di privilegiare la sicurezza - ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Romani -. A questo punto un nuovo Piano energetico è obbligatorio e sarà concentrato sulle fonti rinnovabili. Adesso faremo una strategia energetica che ha bisogno di una conferenza nazionale. Sulla base di questa conferenza - ha aggiunto Romani - sarà effettuata una nuova suddivisione delle fonti. Ovviamente la parte riservata alle rinnovabili sarà molto più ampia di prima”.
A chi gli chiedeva se nell'immediato sarà il gas ad avere un ruolo trainante, il ministro ha risposto: “Le fonti fossili oggi già rappresentano il 94% del totale. Il gas farà ancora la sua parte ma ci sono molte altre possibilità di fare energia, dalle biomasse alla geotermia”. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il piano del Governo dovrebbe prevedere un ulteriore potenziamento delle infrastrutture del gas (rete e rigassificatori) consolidando l'apertura del mercato, un maggiore equilibrio nella promozione delle rinnovabili (non solo fotovoltaico ma anche eolico, geotermico, biomasse) e un pacchetto di obblighi-incentivi per le reti elettriche intelligenti.

Per Assosolare c'è ora bisogno di “un'azione efficace verso le rinnovabili, considerato che l'azione normativa degli ultimi mesi ha solo bloccato il settore che stenta a ripartire. Occorre puntare a obiettivi più ambiziosi nel lungo periodo con step intermedi di medio-lungo termine. Non servono incontri sporadici, ma un tavolo permanente Governo-industria delle rinnovabili che possa monitorare la crescita del mercato e intervenire dove c'è bisogno”.

lunedì 13 giugno 2011

Conto Energia per il solare termico

Gli incentivi entreranno in vigore il 1° gennaio 2012 

23/05/2011 - Incentivi per gli impianti solari produttori di energia termica; incentivo su base tabellare per gli impianti fino a 35 kWth e commisurato all’energia termica prodotta per quelli più grandi; cumulabilità con altri incentivi pubblici; periodo di diritto all’incentivo di 5 o di 10 anni.
 
Sono queste le proposte di Assolterm, Associazione dei produttori di impianti solari termici, per un Conto Energia dedicato al solare termico. Le proposte sono state illustrate il 5 maggio scorso a Verona nell’ambito di Solarexpo, mostra convegno sulle energie rinnovabili.
 
Assolterm ha fatto il punto sul mercato del solare termico in Italia e sulle novità normative. Il mercato italiano del solare termico è il secondo a livello europeo, con un installato annuale intorno ai 500.000 metri quadrati e una capacità installata che supera i 2,5 milioni di metri quadrati. Se però si considera l’installato pro capite, l’Italia è intorno a 0,04 m2/abitante, al di sotto della media europea di 0,06 m2/abitante e ben lontani dagli 0,43 dell’Austria.
 
“Molto è stato fatto - ha spiegato Assolterm - ma c'è ancora tanto da fare e ilDM 28/2011 di recepimento della Direttiva 2009/28/CE sembra proprio rappresentare l’occasione giusta”. Il riferimento è al cosiddetto “Conto Energia termico”, introdotto dall’art. 28 del DM 28/2011 che “ha lo scopo di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio ed è commisurato alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili” e che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2012.
 
Assolterm ha illustrato la propria proposta di conto energia per il solare termico:
- si applica a tutti gli impianti solari produttori di energia termica per l'acqua calda sanitaria o di processo, il riscaldamento e il raffrescamento;
- per gli impianti sotto i  35 kWth (= 50 m2), l'incentivo viene calcolato su base tabellare;
- per gli impianti da 35 kWth a 1000 kWth di potenza nominale (da 50 a 1430 m2), l'incentivo è commisurato all'energia termica effettivamente prodotta contabilizzata attraverso un contatore applicato all'impianto;
- è cumulabile con altri incentivi pubblici “non statali” (tipicamente finanziamenti in conto capitale a livello regionale, provinciale e comunale);
- per quanto riguarda il periodo di diritto all’incentivo, la proposta prevede due possibilità: 5 e 10 anni. Nel caso in cui il conto energia durasse 10 anni, si dovrebbe partire con una tariffa di 0,16 euro/kWh per arrivare a 0,10 nel 2020. Nel caso in cui durasse 5 anni, si partirebbe con una tariffa di 0,27 euro/kWh per arrivare a 0,17 nel 2020.
 
Le tariffe incentivanti ipotizzate - spiega Assolterm - rispondono alla necessità di dare inizialmente al mercato un impulso importante per poi decrescere significativamente negli anni successivi, man mano che decrescono i costi delle tecnologie e si sviluppa il mercato. L'obiettivo è quello di sviluppare un mercato del solare termico sano e duraturo, che risponda alle esigenze di risparmio economico ed energetico per l'utente finale e per la collettività e al raggiungimento degli obiettivi al 2020 fissati nel Piano di Azione Nazionale per le FER. La proposta - conclude Assolterm - è stata strutturata in modo da garantire la qualità degli impianti e delle installazioni ed evitare rischi di speculazione.


www.seventyindustry.com





martedì 7 giugno 2011

Il fotovoltaico italiano sempre piu vicino alla grid parity

Produrre elettricità con i pannelli, senza incentivi, sarà conveniente già nel 2014 nelle regioni del Sud, come rivela uno studio dell'Università di Padova
26 Maggio 2011
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Il fotovoltaico dovrà correre a tappe forzate verso la grid parity
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Per i big del fotovoltaico mondiale il vero obiettivo è la grid parity
La filiera del fotovoltaico fonda l'Ifi e rompe il tabù sugli incentivi
Sarà il 2014 nelle regioni meridionali, il 2016 in quelle del Centro e il 2017 in quelle del Nord: ecco gli anni della cosiddetta “grid parity” per il fotovoltaico, quando un kWh prodotto con i pannelli solari di un piccolo impianto residenziale da tre kW - i classici pannelli sul tetto - costerà come un kWh proveniente dalla rete elettrica tradizionale. Si avvicina quindi il momento in cui il fotovoltaico potrà rinunciare agli incentivi: lo studio più aggiornato sull'argomento, “Le prospettive di grid parity per il fotovoltaico in Italia”, arriva dall'Università di Padova, coordinato da Arturo Lorenzoni e commissionato da Conergy. Gli impianti industriali sui capannoni (lo studio ha considerato una potenza installata pari a 200 kW di picco) raggiungeranno il traguardo anche prima, nel 2013, 2015 e 2016 rispettivamente nelle regioni meridionali, centrali e settentrionali.

Come si è giunti a questi risultati? Si è cercato di stimare il più realisticamente possibile i costi futuri dell'energia elettrica in ambito domestico e industriale, i prezzi dei moduli e di tutti gli altri dispositivi, gli oneri per il funzionamento e la manutenzione dei sistemi fotovoltaici, compresa l'assicurazione. L'Università di Padova, stando ai dati dell'Autorità per l'energia e della Commissione europea, prevede che il costo dell'elettricità acquistata dalla rete aumenterà mediamente del 3,28% l'anno per il mercato residenziale e del 3,02% per quello industriale. Sono tuttavia delle stime conservative: la bolletta potrebbe salire di più se le quotazioni del petrolio continuassero a correre verso l'alto.

Il pilastro che regge tutto lo studio è l'autoproduzione per l'autoconsumo: cerca di rispondere alla domanda che molti cittadini si pongono, quando sarà più conveniente generare l'elettricità con i pannelli piuttosto che acquistarla dalla rete, anche senza incentivi. I calcoli - che includono un tasso d'interesse al 5,3% per i finanziamenti e una vita media dell'impianto pari a 25 anni - presumono che tutta l'energia prodotta dagli impianti sia consumata sul posto, entrando in concorrenza con quella fornita dalle società elettriche. Difatti con l'autoconsumo si possono evitare diversi extra costi delle bollette: oneri generali di sistema, imposte, costi di rete. Per quanto riguarda i prezzi dei pannelli, lo studio di Lorenzoni stima che si scenderà da 1,4 a circa un euro per ogni watt installato entro il 2013; il costo di un impianto residenziale completo, invece, dovrebbe diminuire da circa 3.600 euro/kW a 2.800 nel 2014, mentre quello di un'installazione sui capannoni dovrebbe passare da 2.800 a duemila euro/kW sempre alla stessa data.